Considerazioni

Del diritto alla morte

28 settembre 2019

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dubbi che ci sia un diritto alla morte. Lo ha affermato in una intervista pubblica a Ceglie Messapica di cui dà conto questo take dell’Ansa.

Pare il suo sia stato un intervento “da giurista e da cattolico”. Bene. Allora bisogna che affermi di non aver dubbi che esista un diritto al dolore, alla sofferenza, alla disperazione, alla tortura prolungata.

Quanto alla sua affermazione che «se si stabilisse un diritto alla morte quantomeno ai medici dovrebbe essere garantito il diritto all’obiezione», bisognerebbe che altrettanto chiaramente affermasse che tuttavia esiste un dovere per lo Stato di garantire che qualche medico garantisca il diritto alla morte senza appellarsi al diritto all’obiezione, andando poi magari a praticare l’eutanasia dietro compenso in Svizzera come già avviene per l’aborto.

Levi cronista, se non ora, quando?

3 luglio 2019

Primo Levi

Nell’appassionata biografia di Primo Levi che TESSERE ha pubblicato nel 2017 – trentennale della morte dello scrittore torinese, mentre quest’anno si ricordano i cent’anni dalla sua nascita – notavo che, malgrado i «quasi 300 articoli pubblicati su una miriade di testate – fra le quali spicca la piemontesissima, anzi torinesissima “La Stampa” –», a lui non era venuto in mente di chiedere l’iscrizione all’Albo dei pubblicisti e nessuno evidentemente gliel’aveva proposto.

All’epoca era rimasta nella mia penna la richiesta che quella onorificenza – l’iscrizione d’ufficio all’Ordine dei giornalisti – gli venisse conferita in memoria, postuma e honoris causa.

Ora che metto a fuoco l’obiettivo e se ne presenta l’occasione, avanzo la proposta, me ne faccio promotore, invito chi di dovere a compiere i propri passi e a far quanto gli compete.

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Alfie, Erica e la compassionevole saggezza

29 aprile 2018

«Compassionevole saggezza». Sono le ultime parole, prese in prestito dal pensiero di Francesco Bergoglio, del prezioso articolo di Pietro Greco La malattia, il dolore, la morte. Cosa c’è dietro la storia del piccolo Alfie uscito nei giorni scorsi su “Strisciarossa” dopo l’articolo che nei dintorni dello stesso argomento e delle nostre pericolose distrazioni avevo poco prima scritto io.

Prezioso articolo perché – con la dovuta delicatezza, l’animo di chi è generoso e solidale e la riconosciuta competenza – spiega inequivocabilmente perché sarebbe stato più «saggiamente compassionevole» che Alfie Evans finisse di soffrire e perché i medici che suggerivano di staccare la spina di fatto abbiano avuto più a cuore la poca vita rimasta a disposizione del piccolo di quanto emergesse invece dal disperato e comprensibile (cum-prehendo) dolore dei suoi genitori.

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Il ruolo dell’intellettuale nell’era dei social

28 febbraio 2018

Mi ha colpito la frase di un impareggiabile amico ultra-attento ai meccanismi della comunicazione (tanto da essersi laureato con una tesi su Watzlawick, se non vado errando) e alle modificazioni che le nuove tecnologie introducono nei comportamenti umani riguardo l’impiego dei social. Discutendo con me e con altri ha notato che «tra tutto il male che molti dicono esserci in questi social c’è il bello di poter concedere al nostro narcisismo autoriale una frammentarietà disimpegnata che si confronta solo con noi stessi senza deludere un amico».

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La confusione sotto il cielo

27 febbraio 2018

«Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente», diceva Mao Tze Tung e la mia generazione – tacciata di tutti i mali che oggi affliggono la Terra, come se non avesse tentato di far andare le cose in un’altra direzione (che poi sia stata sconfitta ed abbia dovuto capitolare è altra cosa) – ci ha creduto.

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Idee politiche, in vista delle elezioni

20 febbraio 2018

Fra una decina di giorni si vota e nessuno è venuto a chiedermi di votare per lui. A nessuno interessa, dunque, il mio voto e, come avviene per me, presumo avvenga per chiunque altro. Ne desumo perciò che ai 42 partiti che si presentano alle elezioni dopo una nauseabonda, pluridecennale, ingegneristica diatriba sulla governabilità, i premi di maggioranza e i pregi del bipolarismo, non interessi il voto di tutti quelli che vanno a votare.

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Un voto per la sicurezza

18 febbraio 2018

Molti opinionisti hanno notato che nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 4 marzo prossimo il commento della cronaca nera ha soppiantato la discussione sui programmi e le intenzioni di governo. Con toni da “grand guignol” i media hanno amplificato questa spasmodica attenzione della politica.

Risultato: paura e sicurezza sono l’argomento “principe” intorno al quale ci si interroga in attesa dell’apertura dei seggi, in virtù di un paradosso. I dati infatti dicono che gli omicidi nel 2016 sono stati 400, circa 4 volte meno di quelli degli anni Novanta: 0,7 omicidi ogni 100mila abitanti secondo l’Istat, per la quale i furti in abitazione diminuiscono dopo anni in cui sono stati in crescita, mentre restano stazionari borseggi e rapine.

Anche i dati del ministero dell’Interno relativi al 2016 dicono che si è ridotto il numero di omicidi, rapine, violenze sessuali, furti ed estorsioni, con una diminuzione di reati del 16,2% in meno rispetto all’anno precedente.

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Perché grazie a Marco Cappato

17 febbraio 2018

A Marco Cappato, militante radicale impegnato nell’associazione Luca Coscioni, va la mia totale gratitudine.

Gli sono grato perché si batte per un diritto di cui vorrei beneficiare: il diritto di disporre del mio corpo come meglio credo in qualsiasi momento senza che vi siano impedimenti e che altri possano aver legge su di esso. Il diritto cioè di potermene andare quando ritengo sia giunto il momento, nel pieno possesso delle mie facoltà o, qualora mi trovi irrimediabilmente compromesso e tenuto in vita artificialmente, anche senza più poter agire per lasciare questa terra.

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Riflessioni sulla parola “antifascista”

15 febbraio 2018

Detesto quanto è “anti”. Penso valga più la pena essere a favore di qualcosa che contro. Perciò, per quanto lo sia, non mi piace definirmi “antifascista”. Questa è l’opzione che l’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia offre a quanti non hanno fatto la Resistenza ma condividono e intendono tener desti i valori che l’hanno ispirata, cioè il desiderio di pace, giustizia, equità.

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Una frase inappropriata. Mi scuso

13 febbraio 2018

Foto di Lucky Daddy

Devo delle scuse a quanti hanno partecipato alla presentazione della mia appassionata biografia di Primo Levi Questo è un uomo, che, per interessamento del mio insostituibile amico Gian Luca Corradi e di Silvia Alessandri, vicedirettrice della Biblioteca Nazionale di Firenze e convinta socia di TESSERE, si è tenuta martedì 30 gennaio alla Biblioteca Nazionale con la partecipazione appunto del suo direttore, Luca Bellingeri, di Renzo Bandinelli, chimico e rappresentante della Comunità ebraica di Firenze, di Maria Cristina Carratù, giornalista di “Repubblica” con cui ho condiviso molti anni fa un bel pezzo della mia carriera professionale quando entrambi seguivamo la politica al Comune di Firenze, ed al professor Massimo Bucciantini, docente all’Università di Siena ed autore di vari bei libri tra cui Esperimento Auschwitz dedicato all’approccio scientifico impiegato da Primo Levi nella sua narrativa e al rapporto fra lo scrittore torinese e Franco Basaglia, l’uomo che vivaddio ha sradicato l’esistenza dei manicomi.

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Ieri, come ai tempi di Rosa Parks

10 febbraio 2018

L'autobus di Rosa Parks

Tornando a casa ieri sera, dopo la presentazione del libro del senatore Vannino Chiti sul futuro della democrazia, in autobus ho assistito a una scena molto simile a quella che il 1º dicembre 1955, a Montgomery, capitale dell’Alabama, patì Rosa Parks.

Forse tutti sanno chi è Rosa Parks. A lei la regista Julie Dash ha dedicato nel 2002 un film intitolato The Rosa Parks Story, interpretato da Angela Bassett e un altro film del 1990 La lunga strada verso casa con Whoopi Goldberg e la regia di Richard Pearce si ispira alla sua storia.

Io ho avuto la fortuna di vedere il mio amico Italo Dall’Orto portare in scena la pièce teatrale L’autobus di Rosa, credo nel 2012, ed è stato emozionante. Un libro illustrato per bambini scritto da Fabrizio Silei e illustrato da Maurizio Quarello, porta questo stesso titolo e lo ha pubblicato la casa editrice Orecchio acerbo in collaborazione con Amnesty International.

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Numeri che parlano da soli

29 agosto 2017

Non sono un esperto di economia e non maneggio bene la matematica, ma qualche pensiero riesco ad articolarlo vedendo dei numeri che parlano da soli.

Apprendo da un bell’articolo di Alessandro Gilioli pubblicato su “l’Espresso” nel dicembre dello scorso anno ­– Il reddito è il minimo, ma non basta – che una ricerca svolta qualche anno fa da Carl Benedikt Frey e Michael A. Osborne dell’università di Oxford ha messo in evidenza come «oggi le tre maggiori società della Silicon Valley capitalizzano in Borsa 1.090 miliardi di dollari con 137 mila dipendenti, mentre 25 anni fa le tre maggiori aziende manifatturiere americane capitalizzavano in tutto 36 miliardi di dollari impiegando 1,2 milioni di lavoratori».

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Io non sono contrario alle “ronde”

23 agosto 2017

Io non sono contrario alle “ronde”, a quel proporsi dei cittadini “uniti” per farsi carico di un problema della collettività, cui lo Stato, che quella collettività è tenuto a proteggere, da solo non è pienamente in grado di farsi carico e risolvere.

Non sono contrario alle “ronde” purché svolgano la loro attività in stretto contatto con le forze dell’ordine preposte a garantire quella sicurezza, anzi lo facciano sotto la loro egida, il loro controllo, la loro supervisione, per così dire “prendendo ordini” da chi indossa la divisa.

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Dell’insulto alla miseria

8 agosto 2017

Poche cose mi indignano – anzi, mi irritano, e spiegherò poi la differenza – quanto l’insulto alla miseria, lo spregio alla povertà, l’offesa dell’indigenza. Poche quanto lo sperpero dinanzi alla mancanza del necessario, l’ignavia e l’irresponsabilità nei riguardi dei propri beni e della loro potenziale capacità di moltiplicare ricchezza, accrescerla e, per questa via, possibilmente condividerla, spartirla, redistribuirla. Indignazione e irritazione che si dilatano se quegli sprechi e quelle dissipazioni, se quel cicaleggiare, provengono da chi ha fatto vanto di libertarismo e fede alla rivoluzione ed ancor più da chi stigmatizza i comportamenti altrui capaci di provocar sofferenza.

Mi indignano e mi irritano tali comportamenti forse solo meno della sopraffazione verso chi patisce un handicap, è, per ragioni fisiche o mentali, in difficoltà a condurre pienamente una vita come fanno molti altri, la maggior parte. O del sopruso nei confronti del più debole, il bambino, l’anziano, il diseredato.

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Aiuti, soldi, lavoro

7 agosto 2017

Ho ricevuto generose risposte ad un breve “post” scritto sulla mia bacheca di Facebook alcuni giorni fa, che merita di essere riportato per riflettere nuovamente su un tema dal quale non ci si può sottrarre: «Giustamente la banca mi chiede la sollecita copertura dello scoperto di 100 euro rispetto al fido che, data la mia affidabilità, mi è stato concesso, ma contemporaneamente mi dicono che la restituzione di alcune migliaia di euro da parte dell’Agenzia delle entrate a mio credito, in virtù della Dichiarazione dei redditi del 2016, avverrà non prima di 6 e non oltre 18 mesi da ora. C’è qualcosa che non mi torna, anzi mi torna perfettamente».

Più di una persona si è offerta per farmi un prestito o forse anche, non lo escludo, una donazione, ed ovviamente li ringrazio tutti davvero con sentimento, come si sarebbe detto un tempo «con il cuore in mano».

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In chat a Palo Alto

30 luglio 2017

Se Gregory Bateson, Paul Watzlawick e gli altri studiosi della scuola di Palo Alto avessero potuto servirsi per le loro ricerche delle chat (chiacchierata in inglese) che Facebook, Messenger, WhatsApp e altri social mettono a disposizione, meglio di quanto hanno fatto, scrivendo ad esempio la Pragmatica della comunicazione umana, avrebbero potuto decifrare e rendere palesi a tutti i trabocchetti che anche inconsciamente attiviamo come apriamo bocca, digitiamo su una tastiera o manifestiamo con una smorfia, un sospiro, l’alzata di un ciglio, il posizionamento delle braccia conserte, tre puntini di sospensione.

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La “commozione” di Belpoliti

30 marzo 2017

Marco Belpoliti e Anna Benedetti alla presentazione di "Primo Levi di fronte e di profilo". Foto di Andrea Ruggeri (andrea@nonamephoto.it)

Non mi era mai capitato – eppure non è attività che non abbia praticato nella mia ormai lunga vita – di vedere, alla presentazione di un libro, l’autore “commuoversi” per il contenuto di quanto ha scritto, diciamo così “per l’oggetto” della sua narrazione.

Ma c’è sempre una prima volta. A Marco Belpoliti – tenace curatore delle Opere di Primo Levi e adesso autore di 736 magiche, intriganti e preziose pagine intitolate Primo Levi di fronte e di profilo che Guanda ha mandato in libreria un anno e mezzo fa, ospite ieri con Giovanni Falaschi della rassegna “Leggere per non dimenticare”, da molti anni prestigiosa vetrina della migliore editoria messa in piedi da Anna Benedetti – si è spezzata la voce facendo un inciso sulla poco esplorata attività poetica di Primo Levi, quei 45 componimenti in versi contenuti in Ad ora incerta, edizione Garzanti perché Einaudi li snobbò, più gli 11 ripescati proprio da Belpoliti nelle Opere del 1988. «Le poesie sono il grido di dolore di Primo Levi», ha detto quasi facendo fatica a pronunciare quelle parole.

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Le poche parole di De Mauro

5 gennaio 2017

Uno dei dieci libri che credo salverei in caso di diluvio universale si intitola Guida all’uso delle parole. Come parlare e scrivere semplice e preciso. Uno stile italiano per capire e farsi capire, e lo hanno pubblicato nel 1980 nella bella e intelligente collana “Libri di base” gli Editori Riuniti. Il libro è stato scritto da Tullio De Mauro, il linguista scomparso oggi a cui dobbiamo molto e sarebbe stato bello avessimo potuto dover ancora molto.

Perché lo salverei non credo abbia bisogno di spiegazioni, anche se non spiegarlo può risultare un modo per non farsi capire. Non importa. Cercate il libro, anche se è introvabile, e mi piacerebbe avere i diritti per poterlo pubblicare con TESSERE: anche in omaggio a tutti.

Ho incontrato De Mauro un paio di volte, credo, mentre ho avuto la fortuna di conoscere meglio suo figlio Giovanni, il bravissimo ideatore e direttore di “Internazionale”, forse la più bella rivista italiana.

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Calepini e formule magiche

27 dicembre 2016

Ho cercato su Google se trovavo formule magiche con relativi gesti da compiere in una qualunque cultura che si sia servita o si serva di riti propiziatori od affidi comunque a poteri sovra naturali o a regioni mistiche la risoluzione dei propri problemi, la cura dei propri mali, il raggiungimento dei propri scopi e mi sono imbattuto in siti che propongono questo genere di usanze e consigliano di quale frase servirsi o di quale gesto compiere appunto per percorrere la strada che – mi insegnò all’università il mio amatissimo professor Paolo Rossi Monti – fu non immediatamente ma con decisione abbandonata a partire, nel Seicento, da Francis Bacon in favore di quella che ancor oggi noi chiamiamo scienza e che alle sue origini, proprio in quella stagione – il secolo di Galileo, Descartes, Newton, Huygens, Vesalio, Copernico, Bruno, Malpighi, Harvey, Redi, Borelli – faticò a segnare un confine ben definito, una marcata cesura, una distinzione netta tra quanto si dice sia affidato solo alle credenze e quanto, invece, si reputa abbia fondamento di dimostrabilità, ripetitibilità, universalità, per riuscirci infine, dischiudendoci gli orizzonti ai quali oggi siamo, senza spesso chiederci neanche perché e come, abituati e ci pare di non poterne fare a meno ed attribuiamo ad essi fiducia ed affidamento, convinzioni e speranze.

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L’utopia in mano a un giovane

26 novembre 2016

Fidel Castro con Ernesto Che Guevara

Hasta la victoria, siempre, comandante Fidel. Merita un saluto commosso il líder máximo che, insieme a Ernesto Che Guevara – di cui l’anno prossimo ricorre il cinquantenario della morte – ha fatto sperare, forse illudere più di una generazione, certamente la mia.

Liberi dall’America e dal suo consumismo, da Battista, dai suoi bordelli e dai suoi casinò, ma anche dal regime sovietico e – dicono tutti quelli che sono stati a visitare Cuba – liberi di sorridere, di sapersi divertire, di cogliere l’attimo, malgrado la povertà e le maglie dello Stato.

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La tela di Vittorio

25 novembre 2016

Vittorio Sermonti

Vittorio Sermonti, l’intellettuale noto soprattutto per le sue letture dantesche, morto qualche giorno fa a 87 anni, ha collaborato con l’Unità tra il 1979 e il 1982, nei primi anni in cui io ho iniziato a lavorare in quel giornale dove avrei voluto terminare la mia carriera giornalistica.

A portarlo in redazione fu Alfredo Reichlin, un uomo che continua a pensare, malgrado l’età, anzi forse proprio per l’età, con grande lucidità cercando di spiegare quanto avviene intorno a noi anziché menar fendenti a destra e a manca.

Alfredo Reichlin disegnato da Tullio Pericoli per "Repubblica"

Ricordo Sermonti come un uomo gentilissimo e affabile, duro tuttavia, direi rigoroso e autorevole, ma non chiuso e presuntuoso come tanti che ho conosciuto, valgono poco e si danno un sacco di arie.

Lo ricordo per evidenziare questo suo periodo lavorativo un po’ oscurato nei coccodrilli comparsi sulla stampa, molti dei quali tesi solo a mettere a confronto le letture dantesche sommesse sue e pluridecorate di Benigni, in una polemica contro il comico pratese che sottende tutt’altro, a cominciare dall’invidia.

E per evidenziare come il giornale fondato da Antonio Gramsci – regolarmente sminuito e disprezzato per essere “l’organo” del Partito comunista, cioè una voce condizionata, succube e supina – sia invece stato non solo una fucina di idee, un’arena di scambi culturali, un autorevole quotidiano, ma anche un radar potente che ha indagato sul Paese, ne ha scoperto angoli nascosti, ha fatto emergere realtà che altrimenti non si sarebbero conosciute.

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Dinanzi ai ricordi di Antonella

25 novembre 2016

Il relitto della Costa Concordia

Quando ho conosciuto Antonella non sapevo fosse stata la passeggera n. 10832513. Questo il numero di prenotazione che le era stato assegnato per prendere posto nella cabina 9278 della Costa Concordia, la nave che alle 21 e 45 del 13 gennaio 2012 finì contro gli scogli dell’isola dove ho trascorso molte vacanze della mia infanzia e poi della mia giovinezza, piene di ricordi belli e brutti: l’isola del Giglio, 27 chilometri di costa a credo circa 10 miglia marine dal Monte Argentario, una vera e propria rarità geografica di cui la Toscana detiene il primato.

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Tessere più relazioni

14 novembre 2016

Sono stato qualche sera fa ad un incontro in una piccola bella libreria di Firenze, la Sit’n’Breakfast in via San Gallo. Si parlava di poliamore, neologismo di cui non ero a conoscenza e col quale, ho scoperto, si esprime il concetto di “amori molteplici”, facendo riferimento ad una posizione filosofica che «ammette la possibilità che una persona abbia più relazioni intime (sentimentali e/o sessuali), nel pieno consenso di tutti i partner coinvolti, in opposizione al postulato della monogamia sociale come norma necessaria».

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A lezione da Albe Steiner

16 ottobre 2016

Albe e Lica Steiner

Non ho avuto il tempo, prima, di scrivere qualcosa sulla mostra che, purtroppo, si conclude oggi al Museo degli Innocenti di Firenze e sono riuscito a vedere nelle ultime settimane di settembre, dedicata a Lica e Albe Steiner.

Lui, per chi non lo sapesse, è stato il grafico che ha disegnato “Rinascita” di Palmiro Togliatti e “Il Politecnico” di Elio Vittorini, ed anche molte copertine della Feltrinelli al suo esordio nel 1954, comprese quelle de Il dottor Živago di Boris Pasternak nel 1957 e del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel 1958, così come il marchio della Coop – con la C, le due OO e la P quasi fuse insieme, realizzato nel 1963 in occasione della inaugurazione a Reggio Emilia del «primo magazzino cooperativo a libero servizio» – sono suoi.

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Rileggere Gramsci

11 ottobre 2016

Antonio Gramsci

Con Antonella Blanco, Rita Martinelli, Luigi Chicca e Massimo Bellomo abbiamo raccolto poco meno di un centinaio di euro con i quali acquistare una copia dei 5 volumi di Da Gramsci a Berlinguer. La via italiana al socialismo attraverso i congressi del Partito comunista italiano, pubblicato nel 1985 dalle Edizioni del Calendario insieme alla Marsilio, curato da mio padre, Orazio Pugliese, con una introduzione di Renato Zangheri ed il contributo di Renzo Pecchioli (vol. I – 1921 – 1943), Sergio Bertolissi e Lapo Sestan (vol. II° – 1944 – 1955), Francesco Benvenuti (vol. III° – 1956 – 1964) e mio insieme a mio padre (vol. IV° – 1964 – 1975 e vol. V° – 1976 – 1984, per i quali sono stati preziosi i contributi di Eva Pollini e Gian Luca Corradi).

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Piccole fini del mondo

9 ottobre 2016

Scrivi dunque le cose che hai visto,
quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito.
Giovanni, Apocalisse, 19

La fine dei mondi, anziché quella del mondo. È la tesi di fondo che – scartabellando per anni la cosiddetta letteratura apocalittica, costituita di basilari testi filosofici e di altrettanto imperdibili libri di narrativa – ho sostenuto in un saggio senza fine che – al posto di quella sul pensiero morfologico in Goethe, Spengler e Wittgenstein – avrebbe dovuto essere in origine la mia tesi di laurea, poi divenuto, sacrificandone numerose parti, il libro Apocalisse il giorno dopo. La fine del mondo fra deliri e lucidità, pubblicato dalla Baskerville di Bologna nel 2012 all’alba della fatidica data nella quale saremmo stati spazzati via tutti da un asteroide la cui orbita avrebbe centrato in pieno il pianeta.

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Se un giorno avessi incontrato Calvino

24 settembre 2016

Italo Calvino

Qualche giorno fa, il 19 settembre, era il trentunesimo anniversario della morte di Italo Calvino e Maddalena Dalla Torre – che premurosamente e con costanza mi inonda di suggestioni e stimoli all’ascolto, alla lettura e alla visione – mi ha mandato il link a un’intervista pubblicata su Rai News l’anno prima, in occasione del trentennale.

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Perdere tempo

20 settembre 2016

Alcuni giorni fa ho, affettuosamente, ma con un piglio beffardo e pieno di ironia, liquidato mio cugino e i suoi dolorosi avvitamenti su se stesso nei quali credo inconsciamente vorrebbe risucchiare anche me, dicendogli che «non ho tempo da perdere» e sono certo che in lui questa frase, almeno in parte, sia echeggiata come una dichiarazione di non-amore, un chissenefrega scaturito dalle viscere e praticato con determinazione.

La realtà è che intendevo scuoterlo, o meglio scuoterlo con mezzi diversi da quelli adottati fino a quel momento, sostituendo la disponibilità all’ascolto, la manifestazione della vicinanza, l’offerta dell’empatia, l’uso del raziocinio per individuare ipotesi e percorsi e opportunità da sperimentare per sottrarsi all’imbuto nel quale si crogiola da decenni con un appello alla pratica spicciola; con un autoritario invito a far valere quello che fai in questo preciso istante o un attimo dopo appena, non la promessa di quello che sarà e il proposito futuro; con il promemoria che essendo giunti entrambi alla soglia dei sessant’anni non possiamo dilatare l’orizzonte oltre modo fingendo di aver dinanzi l’illimitato o il rinviabile come poteva essere quando si scorrazzava scanzonati con i pantaloncini corti prima o i blue jeans poi; con la sollecitazione ad avere presente che anche nel presente c’è la mia presenza ed il mio essere presente, che sottilmente cerco di dire come una sorta di ribellione all’assenza, al non esserci, al distrarsi, al perdersi, allo scomparire.

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Una morte da non sprecare

17 settembre 2016

Ho letto poco della giovane donna di Napoli che si è impiccata con un foulard, dopo aver già tentato alcuni mesi fa di suicidarsi ingerendo psicofarmaci, perché, scrivono i giornali, tormentata da una vicenda nata facendosi riprendere in un video hard che sarebbe dovuto rimanere tra intimi e invece ha assunto una celebrità che nessun regista alle prime armi si sogna.

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Scetticismo e saponette

15 settembre 2016

Una saponetta di Marsiglia

Conoscendo il mio scetticismo e la lunga – ma non rinnegata, solo arricchita correggendo il tiro con le acquisizioni che altre menti hanno nel tempo reso disponibili – frequentazione con il materialismo storico, e di conseguenza la diffidenza verso quanto ha scarsa base scientifica e un perché che lo spieghi, Luisa era quasi sul punto di esitare quando, udito dei violenti crampi ai polpacci e ai piedi che per lungo tempo mi hanno assalito specialmente nel cuore della notte – certamente dettati da una delle malattie ricevute in dono da una natura che pare essersi ribellata a se medesima, innescando meccanismi di difesa dalle difese che essa stessa ha nel proprio patrimonio ereditario, forse nella sua essenza, quelle cioè disponibili ad impedire attacchi provenienti dall’esterno, da agenti estranei ed aggressivi –, le sembrava doveroso riferirmi del rimedio a cui sua nonna, afflitta dallo stesso problema, si era lungamente affidata, ottenendo risultati che Luisa Pece stessa chiamava miracolosi.

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Una barzelletta rivelatrice

9 settembre 2016

Sigmund Freud

Se non ricordo male, Freud s’è occupato delle barzellette, dando loro dignità di forma espressiva degna d’essere presa in considerazione, non tanto però per il valore intrinseco che si può trovare in quelle storielle, prevalentemente trasmesse in forma orale e volte a scatenare una reazione di ilarità nell’ascoltatore; per lo più brevi, al limite della semplice battuta, che in questo caso mi par paragonabile a un aforisma e cioè ad una delle forme letterarie che io prediligo perché riesce a condensare in una sola frase o poco più quello che ad altri necessita un intero romanzo o un trattato di filosofia; non tanto dunque per la qualità della costruzione narrativa e per i messaggi con esse comunicati, quanto per il bisogno di un individuo di servirsene, per la possibilità che raccontandole ci si nasconda dietro qualcosa e dicendole s’intenda sotto sotto dir altro.

Non so se critici letterari, filosofi, linguisti, semiologi le abbiano approfonditamente studiate e noto la scarsità di informazioni enciclopediche che riguardo ad esse emerge digitando la parola su un motore di ricerca, il quale per lo più indirizza verso stupidari grossolani, giocosi o grevi, improvvisate antologie che mettono in fila tutto quanto è stato recentemente messo in circolazione per scatenare la risata o strappare un sorriso.

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Stili di esercizio

8 settembre 2016

Raymond Queneau

Ho ricordato gli Esercizi di stile di Raymond Queneau nella settima puntata di Lezione di intervista e quel libro l’ho caldeggiato tutte le volte che – durante un corso dinanzi a dei discenti, o conversando amichevolmente con qualcuno in privato che mi chiedeva consigli sul mestiere o, più in generale, sulla comunicazione – avevo bisogno di spiegare come allenare la propria mentalità alla necessita di scrivere, o parlare, in ogni caso esprimersi nei confronti degli altri, scrivendoci anche un post in questo blog col medesimo titolo pubblicato nel giugno del 2010.

E lo raccomanderei anche se mi invitassero a parlare di come si sta al mondo, di quale sia il bagaglio migliore da portarsi appresso per condurre la vita, del piacevole e benefico stato derivante dall’esercizio dell’apertura mentale.

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Il linguaggio rapito

7 settembre 2016

Ho chiesto un consulto ad un esimio luminare, specialista in patologie di un angolo buio del corpo, dove altri stimabilissimi professionisti non hanno indagato.

Anzi a me pareva che quell’estremità, nelle pur minuziose e sofisticatissime indagini d’ogni tipo recentemente fatte per far luce su che diavolo stia avvenendo nel mio corpo, fosse rimasta un po’ in ombra, o addirittura oscurata.

Mentre io avverto chiarissimo, come alla luce del sole, il suo coinvolgimento, quanto meno l’associazione a quanto d’intorno gli avviene, e volevo comprendere se fosse escluso, coinvolto o addirittura compartecipe dei fastidi che mi accompagnano da un po’ di tempo.

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L’amicizia con il morituro

6 settembre 2016

Anthony Perkins in "Psyco" di Alfred Hitchcock

Agìto da qualcosa di analogo a quanto suppongo spinga lo scienziato a chiedersi il perché delle cose più impensate, a sfrucugliare nei recessi più oscuri ed inesplorati dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, compresi quelli scomodi, sconvenienti e capaci di sconcertare lo stesso ricercatore, talvolta mi servo del più diffuso dei social network, Facebook, direi quasi come un antropologo osserva una popolazione che gli è pressoché sconosciuta, di cui ignora usanze e costumi, o più precisamente in maniera provocatoria, lanciando un sasso che presumibilmente smuoverà le acque.

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Noi, forse “salvati”

28 agosto 2016

L'ingresso della "Fortezza da basso"

Nel ringraziare Enrico Zoi per l’intervista che mi ha fatto su “esserciweb” prendendo spunto dalla pubblicazione ora nel blog e poi in un e-book delle mie interviste raccolte in Appropriazione indebita, ho menzionato un certo numero di ex studenti del liceo classico Niccolò Machiavelli di Firenze che hanno poi intrapreso come me la strada del giornalismo, e nel ripescare i loro nomi nella memoria – in qualche maniera ripercorrendo i corridoi ed entrando nelle classi di quell’ex edificio militare, direi proprio una caserma con le sue camerate, nel quale ci si imbatte una volta varcato il grande portone di legno che su viale Filippo Strozzi, di fronte al Palazzo dei congressi, consente di accedere alla Fortezza da basso progettata da un pool di architetti al servizio dei Medici, tra i quali spicca Antonio da Sangallo il Giovane – ho visto decine e decine di volti proprio come in una sorta di Facebook privato, a molti dei quali associo un nome e un cognome, qualcuno di una persona a cui sono molto legato, a partire dalla mia ex moglie, ma anche altri amici ed amiche che vedo più o meno frequentemente ma sempre con il medesimo entusiasmo e sentimenti mutati sì ma non ininfluenti, e tanti altri compagni di scuola che invece restano anonimi o rarefatti o come sbiaditi, qualcuno anche svanito.

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Il libro sul Movimento studentesco fiorentino

25 agosto 2016

La copertina di "Concentramento ore 9"

Paolo Maggi, ex segretario di redazione de l’Unità a Firenze e attuale presidente dell’associazione “Ciclostilato in proprio”, che riunisce i miei più o meno coetanei militanti o anche solo aderenti al Movimento studentesco fiorentino negli anni Settanta, nella puntuale e affettuosa newsletter al suo indisciplinato gregge informa che è finalmente pronto il libro contenente le ricerche fatte su di noi, sui documenti che possedevamo, in buona sostanza su chi fossimo e cosa volessimo.

Il libro si intitola Concentramento ore 9, scritto con gli spazi com’era uso fare alla fine dei volantini per dare appuntamento agli studenti delle scuole medie superiori fiorentine generalmente in piazza San Marco o in altri luoghi nevralgici della città, dai quali sarebbe partito, all’incirca a quell’ora, un corteo che avrebbe sfilato per le vie a manifestare la protesta per un delitto delle Brigate rosse; per la strage fatta da un terrorista nero; per solidarizzare con chi in altri paesi era oppresso, privato delle libertà, sotto invasione straniera; per introdurre nei codici norme più sensibili ai diritti civili ed in particolare ai bisogni delle donne; perché il ministro della pubblica istruzione, o in sua vece il Parlamento, introducessero significative correzioni all’impianto con cui era organizzata la scuola italiana e cioè la rendessero capace di accogliere davvero tutti i ragazzi, discriminandoli meno al loro interno per l’appartenenza a un censo anziché a un altro – a una classe anziché a un’altra avremmo detto all’epoca rifacendoci a Marx –, preparandoli davvero a un mestiere che consentisse di aver di che vivere e la dignità della professione intrapresa così come del dovuto per il fatto di esercitarla, ma più che altro a pensare con il proprio cervello avendo in mano gli strumenti della conoscenza indispensabili a farlo.

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Questo terremoto

24 agosto 2016

Scosse registrate da un sismografo

La paura che il mondo possa finire viene in mente tutte le volte che la Terra trema, come alle 3.36 di questa mattina, e poi ancora un’altra scossa. Epicentro ad Accumoli vicino a Rieti, ma la percezione del sisma si è avvertita anche a Roma e a Bologna.

La Terra trema e chi la sente tremare pensa sia giunta la fine. Spesso per qualcuno è così: oggi si contano già 23 morti, ma i dispersi sono tanti e la cifra è destinata a crescere.

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Il severo sorriso di Elvira

23 agosto 2016

Elvira Pajetta

La data sull’agenda del computer non riesco a trovarla. Digito nell’apposita casella contrassegnata dalla lente di ingrandimento una delle parole che potrebbero servirmi ad individuarla ed il programma si chiude “inaspettatamente”, mentre si apre una finestrella che te lo dice – come se non lo vedessi da solo – e la scritta spiega su cosa “fare clic” per scegliere fra le tre opzioni possibili. Ma non è il numero di un giorno e di un mese a fare la differenza, perché è di quel che è successo quel giorno, non di quando, che ho desiderio di scrivere.

Ricordo invece esattamente il luogo, perché ci ho a lungo vissuto in gioventù e lì risiede ancora mia madre: Scandicci. Che da quando ci vivevo io è cambiata da far paura, ed in meglio.

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Ötzi è una persona civile

21 agosto 2016

La notizia è di quelle sconvolgenti. Il mondo dell’antropologia, dell’archeologia ed anche un vasto gruppo di studiosi del comportamento umano, psicologi e “counselors” in primo luogo, è in subbuglio.

Ötzi, la mummia con 7 mila anni sulle spalle rinvenuta il 19 settembre 1991 ai piedi del ghiacciaio del Similaun, una vetta delle Alpi Venoste che supera i 3.000 e divide Sud Tirolo ed Alto Adige italiani dall’Austria – un tempo territorio indiscusso di Cecco Beppe, all’anagrafe Franz Joseph d’Asburgo-Lorena, dal 1867 al 1916 sovrano dell’Impero austro-ungarico, la Cacania del grande Musil, che a lungo comprese anche il Regno Lombardo Veneto, poi rientrato a dar corpo a quello che fu il sogno prima di Guicciardini e Machiavelli, poi di Garibaldi, Mazzini e Cavour, ed oggi uno splendore in lenta distruzione – ma in un punto che per qualche spanna è sotto la giurisdizione di Roma, non di Vienna, è… civile, educato e solerte.

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Immagini dall’Elbrus

15 agosto 2016

Manana Jiorgjikia (a destra) e la sua amica Madonna, con mia madre

Manana Jorjikia è la persona che, amorevolmente e con professionalità, da molti anni ormai, si prende cura di mia madre, autosufficiente ma limitata dagli acciacchi dell’età, e la aiuta a vivere meglio un’anzianità decorosa e degna di essere vissuta.

Percepisce per questo uno stipendio e dispone di vitto e alloggio in base a un regolare contratto stipulato nella sede di un sindacato nato per garantire i diritti dei lavoratori, ma da ambo le parti c’è una reciproca disponibilità che pertiene, ritengo, agli ambiti del buon senso, del viver civile, dell’umanità, della fortuna di essersi trovati vicendevolmente accettabili.

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Un incontro istruttivo

9 agosto 2016

Chagall

Lei cammina in una maniera inconfondibile. Impossibile non notarla. Volteggia, più che camminare, libra, ha un che di Mary Poppins e qualcosa di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany. È lieve, sinuosa, elastica, addirittura sembra stia lievitando, accenna degli impercettibili passi di danza, ma niente che somigli a un’andatura studiata per richiamare l’attenzione ed attrarre i maschi. Non sculetta, non ha movenze, benché sia visibilmente bella e vesta non senza attenzione a cosa i suoi abiti possano suscitare, che è quanto facciamo tutti, sapendo più o meno consapevolmente, che quello è un modo di comunicare, di trasmettere agli altri qualcosa che abbiamo da dirgli o comunque pretendiamo sappiano senz’altro aggiungere.

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L’8 marzo di Medea

9 marzo 2016

Federica di Martino nella "Medea" di Gabriele Lavia

Com’è in uso in Italia dal 1946 per iniziativa delle onorevoli comuniste Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei, l’8 marzo andrebbe onorato – e spesso l’ho fatto in passato – distribuendo la mimosa, fiorita proprio in questi giorni, alle donne cui questa data è dedicata.

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Comunità solidale

7 marzo 2016

Questo il volantino che ho messo questa mattina nelle 48 cassette della posta del palazzo dove vivo:

Le cassette della posta del palazzo dove vivo

A tutti gli inquilini

Gentilissimi inquilini,

sono Daniele Pugliese, quello che, per un po’ di giorni, ha esposto sopra alle cassette della posta una busta strappata, “ringraziando” chi l’aveva aperta sottraendone il contenuto, cioè un libro che per lavoro avrei dovuto leggere. Insomma sono quello che in pubblico ha denunciato un pur modesto furto avvenuto in questo palazzo.

Ieri sera, tornando a casa, ho trovato sopra alle cassette della posta il libro: insomma chi l’aveva sottratto l’ha restituito, un po’ maltrattato, ma sano e salvo. E, come avevo sperato, forse lo ha letto. È il libro appena uscito di un autore francese intitolato In guardia! che racconta la storia del duello, quello che si vede nei film con la pistola o la sciabola o il fioretto.

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Lo Steinway e il Mac

6 marzo 2016

Maddalena Dalla Torre, appassionatissima amante della musica, mi ha portato alcuni giorni fa – lunedì 29 febbraio per l’esattezza – al teatro della Pergola a sentire un arzillissimo signore – si chiama Pier Narciso Masi e senz’altro il suo nome andrebbe preceduto dal titolo maestro – suonare, da solo o con Matteo Fossi, Mozart, Beethoven e Schumann, facendo scaturire note, accordi e quant’altro fa musica appunto da due Steinway, mitico pianoforte prodotto inizialmente in Germania e poi soprattutto a New York, dove ancora ne sfornano – come mirabilmente raccontò su “La Stampa” diversi anni fa, e mi riprometto di far saltare fuori dal mio archivio quell’articolo, non ricordo più se Gabriele Romagnoli o Andrea Di Robilant – a ritmi da catena di montaggio, il che mostra che anche la fabbrica del capitalismo ha i suoi lati positivi. Due Steinway datati 1890, proveniente da villa Schifanoia a Firenze, e 1923, di proprietà dell’Accademia Chigiana di Siena fino al 1988, restaurati dagli artigiani che lavorano per Gian Castone Checcacci, storico negozio di strumenti musicali presso il quale noleggiai molti anni fa un verticale probabilmente della Sony per vedere se, anche così, la felicità riusciva a spandersi per le stanze di casa.

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Immedesimarsi nel giudice

22 febbraio 2016

Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti sono gli artefici dell’associazione culturale bolognese impegnata nella produzione di cinema e teatro Archiviozeta che ha avuto il coraggio di mettere in scena quel capolavoro «concepito per un teatro di Marte», un «dramma, la cui mole occuperebbe, secondo misure terrestri, circa dieci serate», ovvero sia Die letzen Tage der Menschheit, in italiano Gli ultimi giorni dell’umanità, del mio amatissimo Karl Kraus, spettacolo che spero un giorno di poter vedere su un palcoscenico.

Con Elena Monicelli della scuola di pace di Monte Sole – dove, come molti sanno, tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, forze armate tedesche e fascisti italiani eseguirono numerosi eccidi, noti come strage di Marzabotto, nei comuni di Grizzana Morandi, Monzuno e appunto Marzabotto in provincia di Bologna, uccidendo 955 persone che lievitano a 1.676 se si aggiungono i morti per cause varie di guerra – e con la collaborazione dell’associazione “Navile insieme”, al centro sociale Montanari di Bologna nell’ex sede della società che gestiva la tramvia, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti hanno allestito sabato 13 febbraio lo spettacolo/laboratorio definito “un esperimento di memoria attiva” intitolato La zona grigia perché si rifà al secondo capitolo del libro di Primo Levi I sommersi e i salvati.

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Ordine, per dio!

19 febbraio 2016

La cassetta della posta conteneva questa mattina due buste: una con il prezioso regalo che illustra questo testo, fattomi da una persona alla quale tengo molto e mi dispiace si sia comprensibilmente allontanata un po’ da me, non so ancora quanto. E l’altra con dentro, invece, il 33° bollino annuale da appiccicare sul tesserino dell’Ordine nazionale dei giornalisti che mi è stato rilasciato quando, dopo i 4 anni di gavetta prima e praticantato poi (in tutto dunque sono 37 anni), sono stato iscritto nell’albo dei Professionisti dopo aver superato l’esame al PalaEur di Roma il giorno in cui un commando di terroristi di al-Fath uccise un bambino di 2 anni, Stefano Gaj Taché e ferì 37 persone alla Sinagoga di Roma sabato 9 ottobre 1982.

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Dei duelli

16 febbraio 2016

Keith Carradine in "I duellanti" di Ridley Scott

Friedrich Engels – le altre due mani, una testa, un cuore e, fortunatamente un bel gruzzolo da parte, senza i quali non avremmo oggi la fortuna di disporre del Capitale di Karl Marx –, in una lettera indirizzata a Laura, la figlia del filosofo di Trevi e del padre del comunismo andata in sposa a Paul Lafargue, sottostimato autore di Il diritto all’ozio, con il quale condivise in consapevolezza vita e morte, scrisse: «I Francesi, come tutti, sono sotto l’influenza della canicola. Tutto fallisce, anche i duelli!».

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Assomigliare a uomini liberi

31 gennaio 2016

Non mi ha appassionato minimamente la solita ola stuporona e scandalizzata che ha fatto seguito all’invero allucinata storia delle opere d’arte rese pudiche in occasione della visita del presidente iraniano Rouhani e, soprattutto, non mi ha spinto ad abbracciare la causa di quanti, certamente mossi da sentimenti sinceramente laici, hanno biasimato lo scrupolo ospitale e il bon ton interculturale, ammesso che questo fosse stato richiesto dall’ufficio del cerimoniale e non supposto da uno zelante burocrate più realista del re e più bigotto della beghina. (continua…)

Andarsele a cercare

20 gennaio 2016

“Non se l’è andata a cercare”, hanno controbattuto numerosi commenti in rete alle prime ricostruzioni dell’omicidio di Ashley Olsen, la trentacinquenne americana uccisa nel suo appartamento a Firenze da un senegalese di 27 anni, Cheik Tidane Diew, incontrato nel cuore della notte in un febbricitante locale infarcito di cocaina e alcolici, e finito nel suo letto per un’occasionale e rude rapporto sessuale senza alcun’altra implicazione o sviluppo che non fosse quello dell’immediato raggiungimento del piacere erotico da aggiungere, o che completasse, il piacere etilico e quello stupefacente.

Questi commenti, per lo più espressi da parte di donne, miravano in prevalenza ad evidenziare che nessuno avrebbe gettato la croce addosso ad un maschio, come ce ne sono a dozzine, che se la fosse spassata altrettanto allegramente e, soprattutto, che non sarebbe incorso in una “maschicida,” mentre il mondo pullula di “femminicidi.”

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Tra bosco e città

10 gennaio 2016

Ha fatto il giro del mondo la fotografia di Milo Moirè, artista trentaduenne di Duesseldorf, che nel gelo di gennaio ha manifestato nuda davanti al duomo di Colonia esponendo un cartello su cui è scritto: «Rispettateci! Non siamo selvaggina, anche se siamo nude!!!».

Una protesta contro le numerose molestie subite da donne la notte di San Silvestro nella cittadina tedesca ed attribuite a nord africani o arabi o più precisamente a profughi siriani accolti dal governo tedesco in uno slancio di umanitarismo.

Colpisce nell’immagine la morbosa eccitazione con cui numerosi maschi, apparentemente occidentali, fotografano o osservano la bella modella senza veli, la quale, secondo quanto riportano le agenzie di stampa, avrebbe sostenuto «che le donne non saranno più percepite come oggetto sessuale nel momento in cui si mostrerà lo stesso rispetto a una donna nuda, come a una vestita» e che le donne «devono vivere i loro valori di libertà autodeterminandosi e in piena autoconsapevolezza».

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L’irreale realtà

8 dicembre 2015

Il grande timore di Primo Levi – che talvolta prendeva la forma di un incubo, ed a cui lui attribuiva, vero o falso che fosse, lo stimolo iniziale a scrivere o, come egli preferiva, a dar testimonianza – era quello di non essere creduto, di risvegliarsi in mezzo ai propri cari guardato come si guarda un povero di mente, uno a cui non si da credito ritenendolo un contastorie, un parolaio dispensatore di frottole.

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Gastroutopie

6 dicembre 2015

Bruegel il Vecchio, "Il Paese di Cuccagna"

Nell’appassionato studio – poi confluito nel mio Apocalisse, il giorno dopo – che da studente universitario ho condotto su utopie e distopie per tentare di comprendere perché la storia della cultura sia costellata di opere letterarie e filosofiche che prefigurano con gradazioni diverse la fine del mondo o, se appunto si preferisce, il ritorno alla delusione e all’amarezza dopo essersi innalzati in fantasie, speranze e desideri di mondi nuovi e migliori e immaginifici ed appunto senza luogo e senza tempo – sine hic et sine nunc –, non ricordo di essermi imbattuto, a fianco di Erewhon, Lilliput, Walden, La città del sole, Atlantide e così via, in quelle località che solo un appetito da giganti, com’era quello che per secoli si dev’essere provato misurandosi quotidianamente prima di tutto con la fame, può aver partorito.

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Benefica o malefica? Musica

5 dicembre 2015

Avevo conservato due ritagli di giornale tratti dal medesimo numero di Repubblica, quello di sabato 7 novembre scorso, uno a pagina 35 e l’altro a pagina 55, il primo scritto da Giuseppe Videtti e il secondo da Valerio Magrelli. Li ho tenuti perché hanno un argomento comune e una evidente contraddizione.

La musica è la mia cura, titola il primo, un’intervista a Giuliano Sangiorgi che – io lo ignoravo – è il leader dei Negramaro, gruppo rock italiano nato nel 2001. Precisa un occhiello: «Scrivere canzoni mi ha fatto accettare il dolore». Nel testo infatti il cantante spiega che due canzoni scritte subito dopo la morte del padre lo hanno cambiato: «È stato come un vaccino, mi hanno dato tutto il dolore del mondo in un’unica soluzione, un antidoto per crescere e rivoluzionare me stesso attraverso quella drammatica esperienza».

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Gli obbedienti

24 novembre 2015

È davvero agghiacciante la realtà che (ri)propone l’articolo pubblicato oggi da Repubblica a pagina 35 per presentare lo studio di due ricercatori dell’Università di Medford negli Stati Uniti riguardo la capacità delle intelligenze artificiali di ribellarsi a ordini umani sbagliati o pericolosi, ovvero di mettere a punto robot in grado di avvalersi di criteri morali che impediscano loro di compiere azioni di cui gli esseri umani, in teoria almeno, avrebbero poi da pentirsi.

Partendo dalla scena del film di Stanley Kubrick 2001 Odissea nello spazio, nella quale il supercomputer Hal 9000, alla richiesta dell’astronauta di aprire il portellone che gli avrebbe consentito di rientrare sull’astronave e salvargli la vita, risponde «Mi dispiace, David, non posso farlo», l’articolo ipotizza lo scenario in cui a un robot sia stato affidato il compito di badare a un anziano, come fanno tante encomiabili donne che arrivano da ogni dove, e, contemporaneamente, gli venga intimato di salire subito sul tetto a riparare l’antenna della tv allentando la sorveglianza sul vecchio o, peggio, che a un’auto intelligente non venga data l’informazione relativa al fatto che sul ghiaccio si pattina e c’è il rischio di sbandare frenando.

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L’idea calpestata

23 novembre 2015

Karl Marx

Capita spesso di leggere, soprattutto in opinionisti di chiara impostazione conservatrice, se non dichiaratamente di destra, beffarde critiche all’idealismo di quanti, in nome di uno stato di cose migliore di quello che il presente riserva all’umanità nella sua interezza, tratteggiano scenari di dialogo, pace, condivisione, mentre nel mondo risuona inequivocabile il fracasso degli ordigni e il sangue gronda per ogni dove.

C’è del paradossale, ovviamente, in questo, perché l’idealismo, per un paio di secoli almeno, è stato l’orientamento filosofico osteggiato da una corrente contrapposta definita e sedicente progressista, addirittura rivoluzionaria, sostanzialmente di sinistra.

Ma la definizione più appropriata per qualificare questo opposto orientamento era materialista.

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Segnali di pace

22 novembre 2015

Chi come me ha potuto (e voluto) apprezzare gli insegnamenti benefici di Thich Nhat Hahn, riconosce ormai a colpo d’occhio la grafia dell’anziano monaco buddhista vietnamita con la quale, come nell’immagine che compare qui accanto, ci invita a respirare rendendoci conto che si è vivi.

A quella calligrafia così particolare ho già prestato attenzione in un post intitolato Orologi perché il più recente che ho portato – ora mi affido allo schermo del telefono o a un desiderio di non avere assilli di orario – ha impresso sul quadrante “it’s now” scritto di pugno da Thay, questo il modo in cui i seguaci chiamano quel maestro di saggezza.

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A ciascuno il suo wc

10 novembre 2015

Faccio molta fatica a comprendere per quale motivo all’Eisenhower Executive Office di Washington, così come in realtà al Whitney Museum di New York o all’Utah Museum di Salt Lake City – esponendo sulla porta una silhouette per metà in gonna e per metà in pantaloni, spalle stondate la prima e quadrate la seconda, ovvero sia un ibrido di maschio e femmina che nell’immaginario di chi s’è inventato quel logo sarebbe indistintamente un gay, una lesbica, un bisessuale o un transessuale – alcuni bagni pubblici siano stati riservati agli/alle Lgbt appunto.

Apprendo l’informazione da un articolo di Enrico Franceschini pubblicato oggi su Repubblica che riporta anche il disappunto di qualcuno dinanzi a quella simbolica raffigurazione di ermafrodito, volendo essa sottintendere che chi entra in quel bagno «si sente metà maschio e metà femmina», non tutt’un’altra cosa, qualcosa di radicalmente diverso, terzo o quarto o ventisettesimo rispetto al significato binario uomo/donna.

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Capire i delitti

9 novembre 2015

A diciott’anni si è pienamente responsabili di ciò che si è fatto ed anche sotto quell’età, a sedici anni per esempio, si può essere giudicati e sottoposti a misure cautelari volte a riformare la propria personalità. Per cui la giovanissima coppia di Ancona – 18 anni lui, 16 lei – che sta riempiendo le cronache per l’omicidio della madre e il gravissimo ferimento del padre della ragazza, presumibilmente pagherà, in misure e modalità tutte ancora da stabilire, per questo delitto.

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Lode agli archivisti

15 ottobre 2015

Per conto credo di tutta la redazione di Repubblica, ieri, mercoledì 14 ottobre, Alessandra Longo ha dato sul giornale l’addio alla propria archivista: Daniela Bellingeri, morta di tumore a 53 anni. Un ritratto tenero della persona, un commosso ricordo della collega, ma anche la celebrazione di un mestiere importante, importantissimo che io temo andrà anch’esso a morire.

Di questo vorrei scrivere qualche parola e mi scuso se lo faccio approfittando di un’infausta notizia e di un momento di dolore di colleghi, la maggior parte dei quali io neanche conosco.

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Al direttore del Corriere

14 ottobre 2015

Luciano Fontana

Al direttore del Corriere della Sera
Luciano Fontana

Caro Luciano,
conosco, come ho avuto occasione di dirti in faccia alla manifestazione della Manifattura Sigaro Toscano che si è tenuta il 3 ottobre 2012 – quando Toni Servillo, già nei panni di quel maleducato di Jep Gambardella, lesse un testo scritto da me senza nemmen citare l’autore – quanto poco ti garbi il garbo, perché alla gentile lettera che ti avevo scritto qualche mese prima, il 17 agosto, per chiederti una mano, essendo da un pezzo disoccupato e sul punto di non aver alcun mezzo di sostentamento, nemmeno ti eri preso la briga di rispondere “Scusa Daniele, non posso”.

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I meriti di Wikipedia

11 ottobre 2015

Alcuni giorni fa ho scritto sulla mia pagina Facebook di aver fatto una piccola donazione a Wikipedia, invitando gli oltre 3.200 amici, conoscenti o corrispondenti sulla rete a farlo anche loro, accogliendo un appello nel quale si sostiene che se tutti i lettori di Wikipedia in italiano donassero 2 euro, in un’ora sola sarebbe completata la raccolta fondi mirata, si legge ancora nell’appello, a proteggere l’indipendenza di questa biblioteca dove tutti possono accedere liberamente per cercare ed imparare, senza che debbano essere mostrati messaggi pubblicitari.

La voce Wikipedia su Wikipedia spiega, ed io lo ignoravo, che questo nome etimologicamente significa “cultura veloce”, derivando dalla fusione di una parola hawaiana, wiki, che significa “veloce” e del suffisso greco pedia (παιδεία) il sui senso è “formazione”.

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Flussi

5 ottobre 2015

Il terrifico spettro che il buon vecchio Carletto – Marx di cognome – paventava si aggirasse per l’Europa, imbarbarita come Charles Dickens e Victor Hugo la stavano descrivendo, non raffigurava solo lo stato e l’ordinamento – il disordine molti avrebbero detto – prefigurato e utopizzato dal filosofo di Treviri e dai suoi accoliti, ma anche le folle che il comunismo auspicavano. Quelle folle maleodoranti, vocianti, scalmanate, in buona parte maleducate, incolte, ributtanti per i benpensanti.

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Mela bacata

23 settembre 2015

Qualche cronista fiorentino ha sbeffeggiato nei giorni scorsi quei consiglieri comunali che in aula hanno tentato di contrastare l’approvazione di un provvedimento con il quale, in deroga al regolamento vigente, si concede alla Apple di rendersi più visibile sotto i portici di piazza della Repubblica – quella su cui spicca l’iscrizione «l’antico centro della città / da secolare squallore / a vita nuova restituito» – istallando, in dimensioni che i fanatici dell’informatica definirebbero tetrabyte e noi dell’era a piombo cubitali, il proprio celebre logo.

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Orologi

20 settembre 2015

Da alcuni giorni sulla colonna di destra di questo mio blog compare la bella animazione di un orologio che scorre e, ad ogni minuto-secondo, indica che l’ora di questo preciso istante è adesso, non un attimo prima e nemmeno uno dopo, né ieri né domani, né indietro né avanti, non innanzi né poi. Questo:

Sono grato a Maddalena Dalla Torre, che non so dove l’abbia trovato girovagando nella rete e, trovandolo, le è sovvenuto potesse essere di mio gradimento, e a Daniela Mugelli, impareggiabile eminenza grigia di questo blog, sminuita appellandola scudiero, per averlo messo in evidenza lì nella colonna di destra. (continua…)

Sconfitte

19 settembre 2015

L’aeroporto di Firenze – sulla cui area, proprio dove ora sorge l’aerostazione, da bambino correvo in gokart con dei guanti da automobilista in parte di pelle e in parte di rete e senza i polpastrelli e con un giubbotto di cotone bianco chiuso da una cerniera che assomigliava alla tuta dei piloti di formula 1 – con beneplacito dei più verrà ulteriormente ingrandito e la sua pista fatta correre parallela all’autostrada di modo che possano atterrarvi aerei più grandi e capienti e, in caso di forte vento da ponente, si decolli sorvolando i dintorni della Cupola del Brunelleschi.

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Pietosa petizione

18 settembre 2015

Ci sono vari verbi che in latino significano chiedere: dēposcĕre, flāgĭtāre, poscĕre, sciscĭtāri, exquīrĕre. Ma con quaerĕre – da cui suppongo gli anglofoni informatici abbiano derivato il loro termine query con il quale indicano «l’interrogazione da parte di un utente di un database, strutturato tipicamente secondo il modello relazionale, per compiere determinate operazioni sui dati», da non confondersi con l’infinito del verbo latino quĕri (queror, quĕrĕris, questus sum, quĕri) che significa invece lamentarsi – penso che il più noto e diffuso sia il verbo pĕtĕre, da cui è facile comprendere deriva la nostra parola petulante ed anche petizione.

Solitamente la petizione, come spiega la Treccani, è una «Domanda indirizzata per iscritto alle autorità pubbliche», ovvero una «istanza che esponga una necessità di ordine o interesse generale di cui si chiede l’accoglimento da parte degli organi statali».

Domanda alle autorità pubbliche, di interesse generale, che si chiede sia accolta dagli organi statali, tanto che alla materia è dedicato l’articolo 50 della Costituzione italiana: «Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità».

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Il daimon socratico

13 settembre 2015

Socrate

Un certo ruolo deve averlo svolto la lettura di Essere pace di Thich Nhat Hanh, il cambio di prospettiva tra l’agire esternamente e il modificarsi internamente proponendo la propria presenza. Poi, certamente, la totale assenza di soggetti in grado, non dico di organizzare, ma nemmen di proporre un qualche agire sostenuto da uno scopo, una mèta, un intento, un’idea.

Tutto ciò nella mia testa ha assunto la dimensione di quello che definisco un impegno civile, l’imperativo a tener desto l’intelletto, a sforzarsi di guardare oltre agli stereotipi, qualunque sia la loro natura ed origine.

In questa prospettiva mi ha colpito un articolo pubblicato nelle due pagine di Repubblica di oggi dedicate al Festival di filosofia che si svolge da venerdì prossimo a Modena, Carpi e Sassuolo. Un articolo a firma Simona Forti dedicato alla “lezione di Socrate” ed intitolato Resistenza al potere, ora e sempre.

L’autrice invita a prendere in considerazione come «resistenza nei confronti del potere» non solo quella attiva ed agitatoria di un soggetto collettivo, ma anche «quella dinamica per così dire “an-archica” che nasce dal disagio etico del singolo, si esprime in un rifiuto delle regole del gioco e in certi casi, rendendosi visibile, contagia e si espande sino ad esprimersi in un vero e proprio dissenso politico».

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Quel brutto “non io”

12 settembre 2015

Jenner Meletti

Jenner Meletti – “il Faulkner de l’Unità”, come giustamente fu ribattezzato da un suo illustre collega, e una delle firme di cui ho omesso il nome qualche giorno fa, il 4 settembre, quando, riferendo di Gabriele Romagnoli e del suo ultimo libro, ho scritto che esiste un ristretto manipolo di giornalisti i cui scritti rendono ancora nobile la professione intrapresa – nella rubrica delle lettere di oggi di Repubblica, giornale al quale giustamente è approdato quando fummo cacciati tutti dall’ex organo del Pci, replica a un lettore che, dopo aver letto il suo bell’articolo sul liceo Maffei di Verona, rivendica al liceo della Nunziatella di Napoli, il primato della primigenitura, l’essere cioè il più antico.

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L’assenza del colpevole

7 settembre 2015

Apprendo con un certo stupore che un pubblico ministero romano, avrebbe aperto un’inchiesta, ipotizzando il reato di istigazione al suicidio, sulla morte di un attore, il cui corpo senza vita nei giorni scorsi è stato trovato steso a letto, nella propria abitazione, con un pigiama indosso almeno una settimana dopo la morte. Precisano le cronache: solo, dimenticato da tutti, in stato di completo abbandono. La morte dell’attore, settantasettenne, da tempo divorziato, sembra doversi attribuire a cause naturali, ma le circostanze del ritrovamento e le condizioni in cui versava il cadavere hanno indotto a disporre l’autopsia, accertando se avesse assunto sostanze tossiche, e ad aprire l’inchiesta.

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In fondo al pozzo

6 settembre 2015

Di ritorno da uno dei brevi viaggi per incontrare mio padre, mi sono fermato a vedere rapidamente Orvieto, attratto principalmente dal cosiddetto pozzo di San Patrizio di cui diverse persone mi avevano parlato.

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L’abisso non colmato

3 settembre 2015

Hannah Arendt

L’incipit del saggio di Hannah Arendt su Socrate, inedito in Italia e pubblicato ora da Raffaello Cortina, è comparso ieri su “Repubblica” e leggerlo ha portato lo spunto per una riflessione che io considero amara ma anche doverosa.

L’incipit dell’incipit è questo: «L’abisso tra filosofia e politica si apre storicamente con il processo e la condanna di Socrate, che nella storia del pensiero rappresenta un punto di svolta analogo a quello rappresentato dal processo e dalla condanna di Gesù nella storia della religione. La nostra tradizione di pensiero politico ha inizio quando, con la morte di Socrate, Platone perde ogni speranza nella vita della polis e giunge a mettere in dubbio anche i fondamenti dell’insegnamento socratico».

Benché sia quella che mi ha avvicinato alla materia – potrei chiamarla l’innamoramento di un lungo amore –, la filosofia antica non è stata il centro dei miei studi universitari e il poco che so, per lo più riguardo Epicuro, lo devo al professor Adorno, con cui ho condiviso più conversazioni su altro che non su Platone, Aristotele, Parmenide o Zenone.

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Quel diritto dovere

15 agosto 2015

Silvano Sarti è il presidente fiorentino dell’unica associazione alla quale sono iscritto per sostenere i valori che quell’organismo difende e promuove, l’Anpi, l’Associazione nazionale dei partigiani d’Italia, ed è evidente che non vi sia iscritto in quanto partigiano, per ovvie ragioni anagrafiche.

L’11 agosto scorso Silvano Sarti, durante le celebrazioni nel giorno in cui nel 1944 la città fu liberata dall’occupazione nazifascista, dinanzi alle autorità nazionali e locali tutte aderenti al Pd, ha redarguito chi non vota ricordando: «Tanti di noi per riconquistare questo diritto hanno perso la vita».

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Involontario esperimento

14 agosto 2015

Qualche sera fa, giocosamente, svogliato e indolente, ho scritto un paio di cosette insignificanti sul mio profilo Facebook, e nel giro di poche ore, una di queste cosette ha collezionato qualcosa come 140 commenti di una ventina di persone almeno, me compreso, ed oltre 30 apprezzamenti espressi con il bottoncino “mi piace”.

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Giungle urbane

10 agosto 2015

Un cinghiale catturato all’interno dell’ospedale di Careggi, un capriolo acciuffato spaventatissimo dentro un negozio di alimentari a due passi dallo stadio Artemio Franchi, a pochi giorni di distanza da quando uno di quegli inspiegabili capricci della natura, che si dice indussero gli antichi a prostrarsi dinanzi a un entità superiore, ha shakerato ben bene la città come un cocktail esotico servito nell’arcipelago sudamericano battuto dai tornado o nelle notti insonni che per omaggiare la lingua parlata in quel golfo caraibico vengono chiamare movida.

Questa sembra essere diventata Firenze a leggere le cronache dei giornali dei primi giorni d’agosto e l’equivalente della pioggia caduta impietosa in quella manciata di minuti da giorno del giudizio è stato speso in inchiostro per darsi una spiegazione puntellata dai mutamenti climatici, dall’incuria umana, dalla malaugurata sorte e dal mal di pancia con cui si stigmatizza la politica, oppure i costumi, le formazioni di calcio, leggi e regolamenti.

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Delle parole

18 luglio 2015

Sono troppo elastiche. Le spostiamo in qua e in là a nostro piacimento con eccessiva disinvoltura, incuranti del danno che ogni volta rischiamo di produrre non solo intorno a noi e nella stretta cerchia delle relazioni più prossime, ma anche potenzialmente su scala planetaria, essendo il linguaggio governato da leggi se non identiche assai simili, al di là delle profonde differenze riscontrabili al suo interno anche solo a pochi chilometri di distanza.

Delle parole stiamo ragionando, sono esse troppo elastiche, spostabili a discrezione con pochi scrupoli.

Quante volte si legge che per amore si è ucciso e cioè che un così nobile, generoso, altruista, protettivo, rassicurante sentimento d’un tratto possa diventare cinico, spietato, incurante, bilioso, orrifico? Eppure si insiste a chiamarlo amore. Che lo si evoca anche al primo sbatter di ciglia o al frinire dinanzi a un’intuizione appena di nudità.

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Noi orfani

13 luglio 2015

Tendo a rifuggire dal far parte di gruppi, dall’associarmi, dal consentire che il mio nome sia inserito in una lista di aderenti, membri, affiliati. È un intendimento antico ed in massima parte rispettato, salvo poche significative eccezioni, concomitante, credo, con la dissoluzione del Partito comunista italiano, se non addirittura ai malumori che hanno contribuito a spingere verso quel dissolvimento, e concomitante con la mia partecipazione al processo di pubblicazione su l’Unità delle liste della massoneria toscana all’epoca dello scandalo P2 e con le riflessioni indotte da quanto in quell’occasione si sentì perseguitato.

Non ho difficoltà ad ammettere che tale atteggiamento sia dettato dal timore di poter essere associato a persone con cui non si vorrebbe aver (o aver avuto) niente a che fare, di essere confusi con esse, diciamo dell’effetto “far di tutta l’erba un mazzo” e, per questa strada, di sentirsi corresponsabili dei Gulag perché si sarebbe voluto una miglior distribuzione del reddito ed un minor sfruttamento delle classi inferiori, anzi, l’abolizione delle classi, o di trovarsi nelle condizioni di una inattesa difesa d’ufficio solo perché un foglietto testimonierebbe contiguità che non esistono.

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