Periodici di provincia
Anna Gatteschi ha 29 anni. Ho conosciuto suo padre poco tempo fa: ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito al volo che c’era qualcosa che ci legava. Che cosa, abbiamo ancora da capirlo, eccezion fatta per il fatto – ah, orrore! – che lui è un fiorentino che sta a Torino ed io un torinese che sta a Firenze. Fra una chiacchera e l’altra, un’e-mail e un’altra, vien fuori che l’Anna tiene una rubrica intitolata “Un fatto, un commento” sul settimanale piemontese Il Monviso. Vien fuori che è laureata in Lettere con una tesi in Storia della lingua italiana sui discorsi di Benito Mussolini (che derivi da qui il suo cedimento alla retorica?), ed in Antropologia culturale ed etnologia con una tesi di antropologia visiva sull’uso della fotografia nella ricerca (che derivi da qui la sua capacità di guardar le cose?). Mi dicono anche che, come me, è una patita di Ernesto De Martino. E poi ha fatto un po’ l’insegnante, un po’ la ricercatrice sul campo, ha scodinzolato in una casa editrice e ha nuotato un po’ nel mondo della comunicazione. Ricevo un po’ dei suoi articoli, li leggo, li critico, le dò qualche consiglio, le chiedo di poterne pubblicare uno sul mio blog. Permesso accordato. Eccolo. Mi par che meriti d’esser letto, seppur con i suoi difetti.
Il coraggio di chi ama
Qualche giorno fa Ray Gosling, notissimo presentatore della BBC ha confessato. Ha raccontato alle telecamere di Inside Out dell’ultimo gesto d’amore speso per una persona che non aveva più speranze di vita. Una confessione choc in un cimitero che arriva presumibilmente a distanza di molti anni. Il compagno di Gosling era malato di Aids; in un pomeriggio di sofferenze il dottore ha detto loro che ormai non c’era più nulla da fare. Gosling ha chiesto di essere lasciato solo con il suo amante e lì l’ha aiutato a morire. «Soffriva troppo e il suo dolore continuava a crescere, così ho preso un cuscino e l’ho soffocato… ormai desiderava morire». Il dottore è rientrato, si sono guardati negli occhi e nessuno ha più fatto domande. Il presentatore ha dichiarato di non provare alcun rimorso per quanto accaduto, né ha rivelato il nome del compagno. L’occasione per questa confessione è stata la puntata dedicata all’eutanasia e a quella che viene chiamato mercy killing, omicidio per pietà. Qui, forse per mettere un sassolino in più a favore dell’assistenza al suicidio, su cui si scatena un dibattito caldo in Gran Bretagna in questi ultimi tempi, Gosley ha deciso di condividere l’importanza di una scelta che per tanti anni ha dovuto tenere per sé: un dramma consumato nella solitudine del silenzio, una scelta presa con freddezza, sì, ma dettata dal cuore. Ha scelto di confessare per aiutare a sollevare il velo d’ipocrisia di cui si ammantano le leggi che vietano il suicidio assistito, reato punito con un massimo di 14 anni di reclusione. Gosley non ha scelto per il suo compagno: sapeva di fare la sua volontà, come solo tra intimi si può sapere. È stato un atto d’amore, come egli stesso ha dichiarato in tv. Lo è stato perché ha avuto il coraggio che solo chi ama riesce a tirar fuori. Avrebbe potuto stare lì con lui, vederlo morire tra sofferenze sempre più grandi, invece ha scelto la strada più difficile: si è sobbarcato il peso più grande per tutti e due. L’ha aiutato a morire perché gli aveva promesso di non farlo soffrire. Ha assecondato una volontà, se non la volontà più grande, quando è proprio la volontà che fa di un uomo quello che è. Qui qualcuno potrebbe obbiettare che solo Dio può decidere di queste cose: che sia La Volontà di Dio a decidere il corso delle nostre storie. E se la mano di Dio fosse stata per un attimo la mano di Ray Gosling? Dopotutto, ciò che l’ha spinto, non è forse stato un atto di pietà? Per adesso la dichiarazione di Gosling non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco ormai vivo del dibattito in materia. Non si tratta di una goccia come le altre: il fatto che la confessione venga da una delle personalità più popolari in Gran Bretagna, smuove le coscienze e dimostra, nel modo più sconvolgente, come questo dramma riguardi tutti e quanto sia indispensabile cambiare la legge che impedisce l’assistenza al suicidio. Intanto la polizia locale ha aperto un’inchiesta sulla dichiarazione, ma la magistratura dichiara di non intendere perseguire chi ha agito per pietà e assecondando la volontà del malato.
Anna Gatteschi
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