Las Vegas e il Maelström
Ancora una volta, fastidiosamente, sento confondere il nihilismo con l’edonismo. Ne sono irritato. Anzi: ne provo disgusto. Mi schifa veder associati i tanti che si sono dolorosamente inquietati dietro quella parola derivante dalla parola latina per nulla anziché al Maelström o a Vienna, a Las Vegas, divenuta la nuova Babele.
Ho rispetto per il pensiero cattolico come per quello di ogni altra religione, ma il pregiudizio e l’ottusità non mi piacciono, ovunque ristagnino. E qualunque sia il pur encomiabile fine che si prefiggono. Per cui non ho niente in contrario a che un filosofo propugni la «tensione dell’uomo “verso l’alto”» o un percorso proteso «al bene assoluto» o che guardi alla vita come a «un’attesa verso l’esistenza accanto al divino». Posso addirittura sentirmi vicino a lui quando individua nell’”americanismo” o nel sistema di vita che quel continente ci ha imposto ciò che sta azzerando le identità nazionali e locali, ma l’associazione di ciò che per egli costituisce il «mondo spazzatura» mi disgusta: perché mescolare il dio denaro o i divertimenti sfrenati, con le convivenze promiscue, il crollo dei nuclei familiari, la libertà di aborto, l’eutanasia, la cremazione, e soprattutto perché associare tutto ciò a quel sentiero che fin da Hegel ci hanno insegnato a percorrere?
È quanto fa, a desumere da un articolo di stampa, il docente di filosofia dell’Università di Genova Paolo De Lucia, nel suo libro La via verticale. Non mi si accusi di non aver letto il libro prima di criticarlo: non ho intenzione alcuna di infilarmi tra quelle pagine con questi presupposti. Conosco il codice morale di quella religione a cui noi occidentali ci vorrebbero tutti affiliati, ma non lo siamo. So che quelle cose, dal dio denaro alla cremazione, nella testa di qualcuno, anzi forse di molti, possono essere tenute insieme e guardate come fossero il diavolo. Porto rispetto ma ne vorrei anche per noi che non abbiamo sposato quella fede e non siamo tutti assassini o mercanti nel tempio.
Qui m’interessa solo chiedere giustizia per un complesso pensiero che ha in Nietzsche la sua espressione più compiuta, ma una tal sterminata rete di affluenti ed emissari: che c’entrano le slot machine, i neon e qualche spogliarellista? Di più: vorrei che qualcuno comprendesse che per la strada di Karl Marx si giunge più facilmente a un angosciato interrogarsi che non a una fede col timbro della chiesa. E che se proprio delle origini religiose del filosofo di Trevi vanno cercate esse stanno più in Israele che non a Roma. Ognuno poi fa il suo percorso e tutti meritano rispetto.
P.S. L’articolo da cui ho tratto le indicazioni sul libro di De Lucia è stato pubblicato dal Corriere della Sera il 23 agosto 2010.
Tags: Friedrich Nietzsche, Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Karl Marx, nihilismo