Piccoli geni
Era Achille Starace il gerarca fascista che il 19 gennaio 1935 scrisse: «I segretari federali tengano presente che la puntualità si infrange sia arrivando in ritardo, sia arrivando in anticipo». Con tutte le antipatie che si possono avere per il regime, bisogna dare atto che nel caso specifico aveva ragione. La puntualità, tuttavia, è infranta abbondantemente e costantemente più in direzione del ritardo che dell’anticipo, anzi direi che sia proprio raro trovare qualcuno che arriva addirittura prima.
La frase mi è tornata alla mente, come un richiamo all’equilibrio, leggendo oggi sul Corriere un articolo sul ministro della pubblica istruzione spagnolo che sta cercando di trovare il modo di valorizzare quegli studenti che primeggiano e il pezzo d’appoggio che fa il punto di quanto si sia indietro qui dalle nostre parti, tanto che ci manca anche la parola per definire quelli che un tempo venivano chiamati i genietti, da non confondersi con i primi della classe, soprannominati secchioni.
Son due categorie diverse, e questo l’articolo non lo dice, ma riporta l’opinione di una psicoterapeuta all’epoca enfant prodige che mette il dito dove avevo voglia di metterlo io: degli intelligenti si ha paura, al pari dei cretini, o meglio, dei mancamentati, perché invece i cretini vanno di gran moda e sono in rapida crescita.
Si guarda al diverso con paura ovunque egli sia, che sia un gigante o un nano. Fanno paura i brutti, tanto da essere stati raffigurati come mostri o orchi, ma anche i belli, quelli davvero belli, da mozzare il fiato. Allora si converge, come diceva se non ricordo male Corrado Guzzanti facendo il verso a Casini, nel grande centro, là dove tutti possiamo disperderci in una poltiglia insignificante e sedativa.
L’intelligenza disturba, se poi è in eccedenza meglio calpestarla. E giù abiure, roghi e altri divertissement. Che anziché andare avanti si retroceda, poco importa: in fondo lo fanno anche i granchi, o così almeno si dice.
Certo, i timori che gli articoli rappresentano vanno tenuti in considerazione: né si possono penalizzare i normodotati, né di devono portare al circo le scimmiette che meriterebbero la lode. Ma dar l’opportunità a tutti – a quelli che hanno bisogno dell’insegnante di sostegno (e Gian Antonio Stella sullo stesso giornale tratta approfonditamente l’argomento dei loro tutori), a quelli che sono intelligenti ma non si applicano e magari avrebbero bisogno solo di uno stimolo, che so, un po’ di curiosità, o, infine, a quelli che somigliano a Mozart – a me sembrerebbe cosa buona e giusta.
Sì, quella roba che si chiama paura e che può prendere molte forme, anche quelle dell’invidia o del sospetto o del risentimento, è proprio una brutta bestia. Speriamo a qualcuno venga in mente come debellarla, fin da bambini.