L’ultimo pezzo
Ho già avuto occasione il 13 novembre scorso di segnalare il seminario che a partire da domani, venerdì 26, e fino a domenica si tiene a Fermo nelle Marche per iniziativa della Comunità di Capodarco e dell’agenzia di informazione Redattore sociale. Il titolo del seminario è Oltre l’Apocalisse – Come non farsi imprigionare dalla paura del nuovo.
Un comunicato stampa diffuso oggi da Redattore sociale informa che sono oltre 200 i giornalisti che vi prenderanno parte, di cui 57 grazie a borse di studio. E aggiunge: «Il titolo scelto quest’anno è come al solito una cornice, il filo conduttore di un programma molto vario che passerà dall’analisi della costruzione e della “confezione” della paura alla vita dei cronisti minacciati in Calabria; dal futuro del giornalismo nella postmodernità alla gerarchia delle notizie; con al centro tre seminari paralleli su temi spesso rappresentati in termini ansiogeni: gli adolescenti, gli anziani e le differenze di genere. Il tutto, ovviamente, in riferimento al mestiere di giornalista. Un mestiere sul quale i cambiamenti repentini degli ultimi anni fanno oggiincombere quella sensazione di incertezza e a volte, appunto, di Apocalisse che invece deve essere assolutamente contrastata. Con creatività, certo, ma soprattutto recuperando l’autonomia e i fondamenti (anche etici) della professione».
Io mi auguro che per quei 200 sia un incontro proficuo. Che riveli quanto improbabile, a dispetto delle tante profezie, sia la fine del mondo. E che tuttavia, in un angolo almeno del proprio cervello, sia doveroso tener desta questa ipotesi, questa probabilità, quest’unicum. Sapendo che si dovrà partire per narrarlo, senza poter tornare indietro e senza poter vedere, il giorno dopo, il proprio pezzo sul giornale.
Come funziona la cosa ce l’ha già spiegato molto tempo addietro il buon vecchio Giacomo Leopardi, facendo dialogare nelle Operette morali – ed io ne ho dato conto in esergo al mio racconto Alla ricerca di Trachi –, uno gnomo e un folletto. Quest’ultimo dice: «Voglio inferire che gli uomini sono tutti morti, e la razza è perduta». L’altro gli risponde: «Oh cotesto è caso da gazzette. Ma pure fin qui non s’è veduto che ne ragionino». E il folletto saggiamente: «Sciocco, non pensi che, morti gli uomini, non si stampano più gazzette?».
È dunque inutile arrovellarsi sull’argomento. Oltre l’Apocalisse non c’è niente. Ma all’appuntamento il cronista deve presentarsi con taccuino e penna, puntuale come un orologio. Se mai, l’appuntamento, ci sarà.
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Bravo Daniele, spero che quel cronista non manchi mai a quell’appuntamento, a costo di essere bidonato…