Sapere/sentire
A volte non importa avere notizie per sapere quello che succede. Basta l’immaginazione, il buon senso, l’esperienza. Hai tracce di un avvenimento e per sommi capi almeno puoi immaginarti l’evoluzione, lo svolgimento. Certo, il rischio di sostituire una fantasia alla realtà, una fantasia di qualunque tipo, è forte e per questa strada si possono commettere anche gravi errori. Ma se onestamente si guarda a quel che è successo nella propria esistenza o in quelle intorno a noi, non è difficile rendersi conto che appunto, date certe premesse, gli avvenimenti abbiano poi preso la piega che c’era da attendersi prendessero.
Questa amara constatazione depotenzia molto il valore, che pur esiste, dell’informazione e va a minare quella presunzione di prevedibilità scientifica che un’antica cultura ci ha insegnato. Per certi versi sminuisce anche l’opinione che ci siamo fatti che sapere sia un bene primario. Sentire, verrebbe da dire, è un bene primario. Aver le antenne, la pelle che trema al contrario, dal fuori verso dentro, non viceversa.
Ma Darwin aveva ragione. Siamo evoluti. Ci siamo staccati dalle nostre origini. Ed è una strada a senso unico.
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