La scoperta di Buzzati
Nel dar conto il 14 febbraio scorso ai lettori de l’Unità della pubblicazione della mia raccolta di racconti Sempre più verso Occidente, l’ex collega e amica Maria Serena Palieri, come forse qualche altro recensore, ha accostato uno dei miei scritti, La pasticca verde, a Sette piani, un bel racconto di Dino Buzzati che narra le peripezie di un paziente in un ospedale.
Mi sono sentito molto lusingato da tale analogia, eppure sapevo che l’eventuale debito era del tutto casuale, perché – lo confesso – lo scrittore bellunese è stato finora uno dei tanti buchi che ho nel campo delle mie letture.
Ho rimediato leggendo La boutique del mistero, che mi è stato regalato da Fabiola Moretti, nel quale è raccolto anche Sette piani, e mi riprometto di metter presto mano ad altro, perché effettivamente, come sapevo per storia della letteratura o cultura generale e non per esperienza diretta, di prima mano, l’autore del Deserto dei tartari è un pilastro nella narrativa italiana.
Non mi è facile ravvedere eventuali contiguità: lascio ai critici e mi fido dell’altrui giudizio. Valutare i propri scritti è quanto di più artificioso possa esserci, per cui lascio stare.
Qui mi va di avvalermi di Buzzati solo per dar dignità alla forma del racconto che da molti è sminuita a vantaggio del romanzo. Senza nulla togliere al quale e riconoscendo una maggior difficoltà a crearlo, resto ancora davvero molto legato alle storie brevi, spesso alla loro fulmineità. Sì, con l’opera lunga bisognerà cimentarsi, ma vorrà dire qualcosa che, nel frattempo, dai racconti son passato agli aforismi?