Della pelle
Ho letto un libro difficile che mi è stato regalato tempo fa. L’ha scritto uno psicanalista francese che si chiama Didier Anzieu e il titolo è L’epidermide nomade e la pelle psichica. Libro per addetti ai lavori che quasi ovunque presume che il lettore conosca quello che altri prima di lui hanno scritto sull’argomento, perché i riferimenti sono appena tracciati, accennati, suggeriti.
Diviso in due parti, quella intitolataL’epidermide nomade è un racconto surreale e assurdo che val la pena di leggere, il resto, ripeto, interessa forse di più chi fa quel difficile mestiere. In sostanza mi par di poter dire che è un libro che tenta di dare dei paradigmi a chi si occupa di psiche, ovvero immagini con cui poter tracciare quello che altrimenti è difficile da descrivere. Ma anche di sottolineare l’importanza che nei nostri sviluppi psichici ha la pelle.
Cito a questo proposito da pagina 64:
«(…) la pelle, anche se non detiene una priorità cronologica nello sviluppo dei nostri organi di senso, possiede tuttavia un primato strutturale su tutti gli altri sensi. In primo luogo, essa è il solo organo di senso che ricopra la totalità del corpo; in secondo luogo essa stessa contiene molti sensi distinti (calore, dolore, contatto, pressione ecc.) la cui prossimità fisica facilita la contiguità psichica; in terzo luogo, come segnala allusivamente Freud ne L’Io e l’Es, il tatto è l’unico dei sensi esterni che possieda una struttura riflessiva. Il bambino che si tocca col dito una parte del corpo sperimenta due sensazioni complementari: essere nello stesso tempo un pezzo di pelle che tocca e un pezzo di pelle che viene toccato. Proprio sul modello della riflessività tattile si costituiscono in seguito altre riflessività sensoriali: uditiva – ascoltarsi emettere suoni –; odorare il proprio odore; e poi ciò che Jacques Lacan ha reso popolare, guardarsi allo specchio – che viene, secondo me, solo in quarta posizione. Infine, sulla base di questa riflessività sensoriale, si sviluppa la riflessività del pensiero».
Io sono convinto che l’allontanamento dalla propria pelle, o meglio l’inibizione prolungata ad accorgerci di cosa essa ci dica, ad ascoltarla, anche a renderle maggior soddisfazione, ci abbia distolto e reso – è quasi tautologico – meno sensibili, intendendo con ciò non solo la capacità di provar sensazioni, ma anche di partecipare a quelle altrui. E tuttavia, per un altro verso, credo che di quell’esperienza primordiale o come dice Anzieu quel “primato”, sia sopravvissuto nella più banale delle sue definizioni: la superficialità.
Tags: Didier Anzieu, Jacques Lacan, Sigmund Freud
tu dici quel …….”lo sento a pelle”……? sono d’accordo!!!!
Sì, certo. Ma anche, appunto, solo a pelle.
penso che non “ascoltiamo” ciò che la pelle ci “dice” …….
Penso abbia ragione, signora Enza. Per questo ho letto quel libro. Penso anche che la maltrattiamo un po’ o la teniamo in poca considerazione. Ma c’è anche l’altro significato, quello della superficialità, che mi irrita… la pelle. Come scrive Barbara Zattoni: a pelle.
Non l’avevo letto questo pezzo. Ho incominciato a frequentare il tuo blog, credo, solo qualche settimana dopo. E pur andando a leggere ritroso e in lungo e in largo i tuoi scritti, questo non l’avevo letto. Bon, lieta d’averlo fatto ora. Come mi sarà possibile, vedrò di procurarmi il libro citato. Grazie.