Le uova di Gramsci

Antonio Gramsci

Il malumore di molti fra quanti hanno un cuore che batte a sinistra trova la sua più consona rappresentazione nella frase: «Dicci qualcosa di sinistra». Ora, per dire qualcosa di sinistra, occorre prima aver avuto un pensiero di sinistra, perché senza un pensiero da esprimere il dire appare rapidamente privo di senso, ed è quello a cui sempre più spesso assistiamo.

Un tempo il pensiero di sinistra era affidato agli intellettuali di sinistra, ai quali era chiesto di studiare, studiare e studiare e poi pensare, pensare e pensare. Elaborando o attingendo alle loro meningi, la politica poi, aveva delle idee. Questo compito, quello di elaborare e sviluppare ragionamenti, era principalmente degli intellettuali, ma – secondo un’indicazione di Antonio Gramsci, per il quale siamo tutti intellettuali benché non si svolga principalmente quest’attività, così come, cuocendoci un uovo o rammendandoci una giacca, siamo tutti un po’ cuochi e un po’ sarti senza esserlo di mestiere – vi dovevano partecipare un po’ tutti. Tant’è che il partito veniva chiamato intellettuale collettivo e i suoi orientamenti erano un che di condiviso, dal momento che in un qualche modo si era contribuito a formarli quegli orientamenti.

Come ben sappiamo quel partito – e per certi versi vivaddio – non c’è più, ma qui si vuol prendere in considerazione l’ipotesi se esistano ancora gli intellettuali di sinistra e, qualora la risposta sia negativa, domandarsi perché. Così, probabilmente è: gli intellettuali di sinistra non ci sono più. Perché altrimenti ci sarebbero le idee di sinistra che poi gli uomini politici di sinistra dicono ricevendo dalla platea un «Finalmente, qualcosa di sinistra!».

In realtà non è esattamente così: gli intellettuali di sinistra ci sono ancora, ma anziché sfornare idee di sinistra, partecipano del peana e della lamentatio generale che infine induce a pietire: «Diteci qualcosa di sinistra». In ciò, va detto, sono perfettamente “organici” non più al partito – che non c’è più – ma al popolo che, comodo in poltrona col telecomando in mano o davanti al Pc col mouse in mano, non vuol far altra fatica che non quella di sentirsi dire qualcosa di sinistra.

Ma perché, dunque, gli intellettuali di sinistra non ci sono più? Le ragioni forse sono molte, ma una mi sembra evidente: non c’è più un partito, ma neanche un politico di sinistra, che voglia affidarsi a loro, che senta di delegargli l’antico compito, che pensi sinceramente di poter essere intellettualmente arricchito da ciò e non oscurato nella propria (spesso) incompetenza.

Quelli che restano il più delle volte sono grigi assecondatori, giullari di corte pronti ai frizzi e ai lazzi e alle lusinghe, più che tenaci rompiscatole continuamente pronti a far presente che le aporie son più delle certezze. L’unica, dunque, è affidarsi a chi si fa un uovo in camicia o ad essa vi mette due punti perché un po’ lisa. Come avrebbe detto Gramsci. A proposito: chi era costui?

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