Incolpato dalla Nazione

Il primo numero de La Nazione del 1859.

La Nazione ha chiesto a Anna Benedetti che i suoi autori si presentino con un breve scritto prima delle presentazioni a Leggere per non dimenticare. Così ieri sull’antico quotidiano fiorentino è uscito questo mio articolo che, in redazione, hanno così titolato: Verso Occidente: le ‘colpe’ di Pugliese a ‘Leggere per non dimenticare’.

A dare il titolo al libro, Sempre più verso Occidente, è uno dei dieci racconti che lo compongono ed è un debito alla capacità di Primo Levi di osservare l’assurdo, l’incomprensibile, l’inimmaginabile, perché si rifà a un suo racconto, Verso occidente, contenuto in Vizio di forma.

Mi scrisse che lo avevo preso troppo sul serio, Levi. Gli risposi che ero convinto di no e ancor oggi penso di aver avuto ed avere ragione: ci si può perdere in un mare di lemming che inspiegabilmente si gettano in mare o nel laboratorio di uno scienziato o nella follia dei lager. È possibile, non necessariamente accettabile. La vita insegna il resto.

Li ho scritti nei ritagli di tempo che il mestiere di giornalista mi ha concesso o a cui li ho sottratti, pescando nelle letture amate – Borges, Calvino, Conrad – e nelle persone amate: un amico che ti guida nei vicoli di Genova, un professore universitario che ha lasciato il segno, un uomo in camera di rianimazione, una donna per descrivere la quale non si sarebbe trovato aggettivo più adatto «che non gassosa, perché avrebbe condensato in sé un che di frizzante con la caratteristica dell’etereità, se si potesse usare questo termine che nel vocabolario non compare, dell’evanescenza, meglio, della spiritualità».

Trovare un filo conduttore per me che li ho scritti tenendomi lontano dall’autobiografismo non è certo facile, perciò devo ricorrere al giudizio di chi ha visto «una penna disincantata e per questo lucida e spesso condizionata dal pessimismo descrivere il dolore e la morte, l’amicizia e l’amore (lecito o illecito che sia)».

O forse, più precisamente ancora, il tema che Paolo Vannini ha individuato scrivendo del mio libro su Il Ponte: «è il tema della colpa, rivolta a sé o ad altri. Ovviamente la colpa compare nei diversi racconti in forme diverse ma mantenendo sempre una caratteristica comune che la rende un tipo particolare di colpa. Questa caratteristica è espressa bene dalla frase conclusiva di Specchio retrovisore: “della sua morte mi sento responsabile… benché non lo sia”. È questa una frase spia perché ha un valore generale. Tutte le colpe del libro sono infatti così, come questa, consistono in un dare la colpa, a sé o ad altri, benché non ci sia colpa. Si può verificare che tutte le colpe che nel libro vengono attribuite non sono veramente colpe».

Fatto sta che la pubblicazione di Sempre più verso Occidente mi ha indotto ad aprire un blog che si intitola proprio “guardare negli occhi l’assurdo”. L’indirizzo è www.danielepugliese.it

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6 Responses to “Incolpato dalla Nazione”

  1. andrea guermandi scrive:

    ma tu non hai colpe. è che ti disegnano così (jessica rabbit)

  2. Daniele Pugliese scrive:

    Ne ho, ne ho, Andrea. Grazie comunque dell’assoluzione e della splendida compagnia.

  3. Maurizio scrive:

    … in ogni caso tengo a precisare che l’editore continua a non sentirsi in colpa per aver pubblicato un libro così colpevole di un autore così autolesionista.
    Ciao ad entrambi.
    M.

  4. Daniele Pugliese scrive:

    La proprietà della colpa non è transitiva. Fai bene Maurizio.

  5. Giovanna Neri scrive:

    Il verdetto è stato emesso. Non ti resta che appellarti.

  6. Daniele Pugliese scrive:

    O accettare il volere dei giudici.

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