I versi di Iole

Ho aperto questo blog per amplificare un po’ l’uscita del mio libro di racconti, ma dentro poi c’è finita molto altro. Previdentemente, chi me l’ha messo in piedi, forse su mia richiesta, ha aperto un canale che si chiama Suggerimenti, e lì ho allineato cose viste, sentite, lette che mi faceva piacere condividere con chi mi sta leggendo, insomma piccoli regali o appunto consigli, suggestioni.

Ci ho pubblicato il racconto della Maria e quelli di Marina, le foto di Andrea Ruggeri e le opere di Ewa Bathelier, i quadri di Gianfranco Dini e quelli di Loredana Romero e sicuramente altro ancora perché, che mi piacessero più o meno, mi sembrava che meritassero di essere conosciuti, magari per dire non mi piacciono, ma non, in alcuni casi, restare nell’ombra o, in altri, avere meno risonanza.

In questa collezione privata ora pubblico una poesia di Iole Troccoli. Non m’intendo della materia, l’ho già scritto, ma i suoi versi mi piacciono e vorrei che anche voi li leggeste, liberi poi di dire quel che vi pare. Questa si intitola Io non so cosa fanno gli uomini la sera, altre cose sue le potete trovare qui.

Io non so cosa fanno gli uomini la sera

Io non so cosa fanno gli uomini la sera
non li conosco
io, la sera, scrivo
o penso al mare che mi inganna
con le sue ondate brevi
schiuma secca a riva che muore il blu delle sue stelle.

Non so se guardano pensosi un’altra spiaggia
o sognano di cormorani
senza che nessuno li sorprenda.

Davanti al folto rosso di un bicchiere
magari diventano scontrosi
o curvi di sapienza
ma dopo scordano la nota tonda
e allora
si scusano cantando, sulla porta
verso la nuvola più alta
magra come la donna bella
che invidio abbia toccato loro la punta delle dita
o, per l’appunto, il cuore.

Non so quando si svegliano
se perdono fatica dalle braccia
per ringraziare il sole giallo
che ha generato quello spicchio di stupore
segnato dalla piega acuta sulla fronte
o maledicono qualche sventura pallida
giù all’angolo
una ragazza bionda, o chissà cosa
magari solo un suono che sa di ciottolo sperduto
sulla via
o un cane, da non abbandonare mai.

Io non so che cosa fanno gli uomini
al crepuscolo
sulla tovaglia rossa poi scrivono dei numeri
e sbagliano il colore da abbinare al portamento
e spengono una luce sola
e parlano di tre parole come isole
tre parole, in fondo al frigo quel gelato bianco
intanto aspetta
una sorpresa.

Io mangio poco e li confondo con l’amore, a volte
io parlo poco, due parole, ma mi ricordo il mare, sempre
e sogno qualche volta
anche soltanto una passeggiata al fumo delle torri
e un tavolino senza vento
però la musica, ed un colore azzurro, ecco
quelli sì.

Intanto, sogno anche di loro
confusamente
come si perde di un’immagine
al risveglio
la bellezza.

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2 Responses to “I versi di Iole”

  1. Iole Troccoli scrive:

    Io, contenta e onorata. Grazie infinite dell’accoglienza, Daniele.

  2. api scrive:

    la forza, la potenza di una voce di donna, che si dona quasi malinconica, alla sera. e alle sue domande. grazie ad entrambi.
    api

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