Sotto(posti) alla doccia

Forse aveva torto Giorgio Gaber, ricostruendo il manicheismo che agitava (agita?) i nostri cuori, a sostenere che il bagno è di destra e la doccia è di sinistra. Ma dal modo in cui ci laviamo possiamo trarre qualche suggerimento non tanto sulla nostra collocazione politica, quanto sulla nostra intelligenza o stupidità.

Dunque, pensando a quanti, di destra o di sinistra, usano farsi grondare acqua in testa anziché immergersi, mi chiedo quanti riescono ad aprire il rubinetto o il miscelatore senza bagnarsi. Le manopole solitamente vengono posizionate dagli idraulici proprio sotto l’annaffiatore, per cui la botta di freddo è inevitabile. Sono decenni, quasi secoli che le cose vanno avanti così, e raramente si provvede a far diversamente. Prima dell’allestimento, non si accende il cervello: mai che venga in mente di posizionare i rubinetti a fianco del getto, all’ingresso della cabina. E questa banale notazione non diventa il parametro del “a regola d’arte” di chi fa quel mestiere attinente il flusso dell’acqua.

Eppure non ci vuole molto ad arrivarci, ma la suggestione è rara. Il che vuol dire che non pensiamo a sufficienza, che pensiamo a posteriori anziché a priori. Che, checché ne dicesse Karl Marx, non disegniamo le celle del nostro alveare prima di costruirle. Le nostre giornate sono piene di gap derivanti da questa condanna a correggere anziché a prevenire, e anche laddove ci vantiamo di essere previdenti, spesso ci accorgiamo di essere ex post.

Abbiamo calcolatori sofisticati, biblioteche sterminate, tavole di comparazione per decine e decine di discipline diverse, ma gli aeroporti finiscono sempre in luoghi dove, se casca un aereo fa una strage, o le case vengono ancora costruite dove probabilmente un fiume strariperà o un terremoto farà cascare giù tutto.

Stiamo ancora accapigliandoci sulle centrali nucleari e quello che abbiamo visto (e respirato) non ci è bastato. Che poi una tale superficialità finisca per riversarsi nei piccoli gesti quotidiani o nei nostri rapporti interpersonali è quasi inevitabile. Chissà, un giorno impareremo, forse. Intanto, buona doccia.

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2 Responses to “Sotto(posti) alla doccia”

  1. simon scrive:

    Acuto come sempre, e, soprattutto, verissimo!

  2. Cristiana scrive:

    Mai, credo che non impareremo mai, ma tu lo sai già! Bravo.

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