Dell’onestà
Dino Leone – sempre sobrio, puntuale e prodigo nella pubblicazione di informazioni sulla sua bacheca Facebook – oggi ci regala una citazione di Corrado Alvaro che, dato l’andamento dei tempi, appare di particolare attualità, e infatti ha già scatenato un bel po’ di commenti. Dice Alvaro: “La disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che essere onesti sia inutile”.
La citazione stimola alcune considerazioni. Azzeccatissima, sembra però sfuggirgli che più che la disperazione possano cogliere l’apatia e la rassegnazione e perciò ci si possa assuefare a subire i torti provocati dalla disonestà. Ma il punto centrale mi pare un altro, vale a dire che effettivamente, a differenze della disonestà che certamente è proficua, l’onestà non lo è affatto, e a tutti gli effetti, è inutile. Non deve produrre infatti alcunché, se non il rispetto.
Si potrebbe dire che c’è un utile, come dire, impercettibile, in quanto più elevato del banale tornaconto, e questo in effetti esiste, ma è semplicemente l’utilità di una società onesta incapace di prefigurarne una che non lo sia, quasi che le due parole, società e disonestà, fossero incompatibili.
La disonestà, infatti, provoca il prevalere di un individuo, il disonesto, o di gruppi, quelli disonesti, sull’onesto o gli onesti, ed è proprio la loro esistenza, quella degli onesti, che consente il prevalere degli altri. Una disonestà diffusa e generalizzata paralizzerebbe il disonesto che verrebbe prevaricato da un altro disonesto. Mentre il suo diabolico scopo è perseguibile proprio in virtù di uno che non riuscirà ad arginarne l’espansione.
Bisogna dunque che quel dubbio cessi di essere tale, e si trasformi in una certezza, quella appunto che essere onesti è e deve restare inutile. Ma, forti di questa acquisizione, comprendere che non è inutile arginare i disonesti. Onestamente.