… e della gratuità
Quello che ho scritto dell’onestà nel post precedente riguardo la sua inutilità, induce un altro ragionamento correlato al quale, mi sembra, valga la pena accennare in attesa di maggiori approfondimenti. Se l’onestà deve preservarsi inutile e non finalizzata, senza scopo e priva di utile, essa è automaticamente gratuita, ed è su questa parola che ora si vuol richiamare l’attenzione.
Seguiamo dogmaticamente e senza titubanze o dubbi la filosofia che poggia sul concetto di leggi di mercato e ci siamo perciò abituati a scambiare tutto per qualcosa e usando il verbo scambiare è ovvio che si intende sia il concetto di baratto, una cosa per un’altra, merce in cambio di denaro, ma anche quello di confusione: scambiare una cosa o una persona per un’altra significa confonderla, farsi una falsa idea, essere in errore, prender fischi per fiaschi, e questo è bene tenerlo a mente, ché un refuso può cambiare il mondo, come ci ha insegnato José Saramago nella Storia dell’assedio di Lisbona., illustrandoci bene quel che vuol dire le sliding doors storiche a cui si accenna nella risguarda dei miei racconti.
Questo martellamento ideologico ormai giunto a una apoteosi di interiorizzazione quasi biologica e genetica, può naturalmente assumere forme variamente gradate fino a orribili e biechi fraintendimenti, per esempio laddove si è amici solo perché se ne ha un tornaconto immediato.
Il fulcro risiede nella frase “non si fa nulla per nulla”, ed è qui che merita concentrarsi. Come ho affermato non si può essere onesti per qualcosa, ma di esempi di gratuità se ne possono trovare molti. Non sto dicendo che non ci sia comunicazione o riverbero di significato anche in azioni scollegate da un risultato, da un beneficio, da un appagamento, ma che appunto questi non siano percepiti come remunerazioni o prezzi.
Allora, esplorando questi anfratti apparentemente privi di senso perché privi di scopo, dov’è il mezzo che conta e non il fine, dov’è il fare che appaga e non il fatto o tanto meno la fattura, si può davvero scoprire non solo lo splendore del “far nulla”, in un elogio dell’ozio che Paul Lafargue avrebbe certamente apprezzato, ma anche la magica consistenza del “nulla”, del “niente”, che, per quanto continuino ad essere sminuiti e vilipesi, rivestono invece un ruolo fondamentale nella nostra esistenza.
Puntare a questo scopo e non adoperarsi in alcun modo per raggiungerlo, insomma non fare niente per giungere al niente, è meno idiota di quel che possa apparire, e stare in quei paraggi almeno 5 minuti al giorno è certamente molto salutare anche per chi, eventualmente, ne è contaminato.
Tags: José Saramago, Paul Lafargue
Contaminatissima. Per scelta. Per apprezzamento godurioso sin quasi alla libidine di quella “magica consistenza” che si esprime nel “nulla” e nel “niente”. E che per conseguenza di ciò, nella concessione gratuita che si fa a se stessi, rende pieno di tutto e di tanto quel “nulla” e quel “niente”.