Domande alla politica

Io non sono un indignato. Anzi, non sono indignato. Non ho, a detta di dizionario, quel «vivo risentimento che si prova per ciò che si ritiene indegno, riprovevole, ingiusto». Provo anzi un certo fastidio per la facilità con cui ormai ci scandalizza e basta, nient’altro che scandalizzarsi, quasi si fosse divenuti benpensanti che hanno riprovazione e sdegno.

Trovo però che ci siano molte cose sensate in quello che c’è scritto nei cartelli esposti dal movimento degli indignati. Forse espresse rozzamente, forse, per certi versi, un po’ ingenue, forse non sufficientemente supportate da adeguate ricette di soluzioni alternative, ma questo non è il compito di un movimento, semmai è questione che riguarda i partiti politici. I quali, però, sembrano totalmente indifferenti alle argomentazioni o anche solo alle lamentele contenute in quegli striscioni.

In altre parole: va bene a tutti che la finanza internazionale possa mettere in ginocchio l’economia di un intero paese solo perché qualcuno possa speculare in Borsa? Che per anni si debba fare un lavoro senza sapere se si potrà continuare a farlo? Che si tagli la scuola e l’università perché si son fatti male i conti o, peggio, s’è sottratto quello che doveva essere destinato alla formazione dei giovani?

Perché se non va bene e se la risposta a queste domande è negativa – e la mia è negativa – gli indignati hanno ragione e non saranno i Black bloc a scalfire la correttezza, la condivisibilità, la logica delle loro affermazioni. E anzi, io vorrei sapere con precisione se la prossima volta che andrò a votare, voterò per qualcuno che ha intenzione di frenare le speculazioni finanziarie, garantire, anche a prezzi alti per la società, piena occupazione e certezza lavorativa, finanziare formazione e ricerca. Perché altrimenti non so per chi andrò a votare, o addirittura se andare a votare.

Di più: vorrei sapere se il partito per il quale andrò a votare la prossima volta alle elezioni ha intenzione di organizzare manifestazioni pacifiche, con un servizio d’ordine funzionante che emargini i violenti, per validi motivi come quelli contenuti nei cartelli di migliaia di persone che stanno chiedendo un po’ più di senso di responsabilità.

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