Incazzate
Qualcuno che ha letto il libro mi ha fatto i complimenti. Molti sono stati zitti. Ma quelli che mi hanno colpito e mi sono piaciuti di più sono quelli, anzi quelle, che si sono incazzate. Reazioni forti. Critiche dure, pesanti, dirette. Senza freni. In un caso per aver dilagato con dolore e tristezza in una visione serena della vita. Io sono felice e tu mi addolori. Aveva ragione Primo Levi: non si deve spargere al vento la propria angoscia. Non la si trasmette al lettore. Non si scrive dei lemming e della loro inclinazione al suicidio. Secondo caso, seconda critica, legittima, accolta: in “Specchio retrovisore” in qualche maniera legittimi la pedofilia, lasciando che il protagonista nutra sentimenti o passioni verso minorenni indifese. Replico: non c’è niente di agìto e il cuore del racconto è tutt’altro, le bambine sono marginali e più simboliche che sostanziali. Ma accolgo la critica, ci rifletto. E ribadisco il mio orrore, la mia lontananza, la mia repulsione. Pazzi sì, ma non fino a quel punto. Senza quell’angolo di cervello, però, non esisterebbe né “Morte a Venezia” di Thomas Mann, né una riga di Nabokov. L’umanità forse ne sarebbe arricchita, la letteratura no. Comunque grazie amiche, grazie lettrici. Grazie per esservi incazzate leggendo.
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