Sancho Panza

Sancho Panza

Daniela è il mio scudiero. Il mio Sancho Panza. Intendo Daniela Mugelli, sia chiaro, non facciamo confusioni con le molestatrici inette. Perché sia tanto generosa con me non lo so. Ho imparato, o mi hanno fatto imparare, da piccolo a pensare che la generosità sia rara, molto rara, un dono della natura. C’è sempre qualcosa da pagare: a prezzo d’inflazione, come la maturità. E tutto quello che c’era da pagare, l’ho pagato. Ho pochi debiti. Direi che non ne ho, se non tutti quelli spirituali e intellettuali e sentimentali, che onoro fino all’ultimo centesimo di riconoscenza, e pure con soddisfazione. Dò atto. Sempre e comunque. Con Daniela non ho versato una lira e lei è lì, sul suo ciuco, che mi accompagna a infilare con una lancia i mulini a vento: boh! Si innamora al posto mio, prende i bicchieri di carta, fa clic clic col mouse, mi rompe le palle ogni volta che può. Ha un nome faticoso come il mio: dio è il mio giudice. Auguri. Anzi: cazzi tuoi. O nostri. O miei e tuoi, a ciascuno il suo, meglio direi, più realistico, più sincero: è così che si guarda in faccia l’assurdo. E le persone. Come canta Guccini le regalerò un castello, quando sarò morto. Se domani, alla presentazione del mio libro alle 18 alla libreria Libri Liberi in via San Gallo, tutto andrà per il verso giusto, molto lo devo a lei. Poi devo ringraziare Cristiana Schillaci, Vittorio Rossi, Maurizio Marinelli, Titta Gibertoni, Nicoletta Collu, Italo Dall’Orto, Tiziano Mealli, ovviamente Pasquale Mennonna e sua figlia Luigia, e mi son sicuramente dimenticato qualcuno. Ho una fifa tremenda, anzi, non è fifa: non ho più paura di niente, da quando la Signora s’è affacciata per almeno tre volte alla mia porta e ci siamo guardati in faccia, ognuno dicendo la sua. È quello che provano i bambini alla prima interrogazione, qualcosa che assomiglia all’ansia e che dieci gocce di Valium sottolingua o mezza bottiglia di Laphroaig cancellano in un istante, se hai il coraggio di assumerle rimanendo quello che sei. Vogliamo chiamarla emozione? E chiamiamola emozione!, se aiuta a comprenderci. Abbiamo di meglio da fare che comprenderci? Per quanto faticoso sia? Non credo. Io no. Non ho di meglio da fare. Salvo scrivere. Altro modo di comprendere. Credo. O di farsi comprendere. Dunque, Daniela, Sancho, grazie, a te e al tuo dio giudice, al tuo 2.0 o versioni seguenti. Sono pronto per la presentazione: la mortadella c’è, il parmigiano (rigorosamente reggiano) anche, il lambrusco pure, e non mancano i ciccioli come mi ha chiesto Cristiana. Ho provveduto a tutto. È tutto pronto. The show goes on. Si va in scena. E a me piace stare dietro le quinte.

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One Response to “Sancho Panza”

  1. Daniele Pugliese scrive:

    Pur essendo un’animalista anarchica, Daniela non ne vuol sapere di star sul ciuco solo perché ce l’ho messa io e come Violante preferisce star sugli alberi o me che ne traversavo con Luca almeno 30. Poi c’è gente che gli alberi li abbraccia e sente le loro emozioni, ma magari non le mie. Capita. Io adoro la loro sensibilità E anche gli alberi e i ciuchi.

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