Mozart e il fracasso

Wolfgang Amadeus Mozart

Leggo su The Globalist, che a Courtrai, in Belgio, l’assessore Stefaan De Clerck, già ministro della giustizia, ha proposto e fatto approvare dal consiglio comunale, un provvedimento in virtù del quale dalla prossima settimana sugli alberi del più grande parco municipale verranno sistemati potenti altoparlanti dai quali verranno diffusi nelle ore notturne brani di Mozart, Beethoven, Schubert e altri componimenti di musica classica.

L’obiettivo, si legge, è quello di allontanare i giovani che solitamente si radunano in quell’area verde, finendo per fare schiamazzi che tengono svegli gli abitanti della zona fino alle luci del mattino. L’amministratore è persuaso che i fans della techno e del rock più scatenato, infastiditi dai rondò, dall’adagio con moto, dalle sinfonie e dai quartetti concertanti, si allontanino motu proprio un po’ come le zanzare fanno con la citronella, e questo riporti la quiete e il decoro senza che si debba ricorrere a pattugliamenti della polizia, ronde, gavettoni o risse.

Può darsi che le cose andranno veramente così, anche se resta il sospetto che il problema si sposti solamente da qualche altra parte dove il Fidelio e certe ouverture non si odono e vien da chiedersi se i compassati residenti del luogo riusciranno a dormire quando s’innalzerà il coro dell’Inno alla gioia o esploderanno le ultime note del Bolero di Ravel.

Ma qui ci piace immaginare un altro scenario, quello dei teen-agers belgi stregati da quei suoni, incantati da quelle arie, rapiti dietro al Flauto magico, lo Zauberflute, e vederli stazionare fino al sorgere del sole forse con ancora la bottiglia si Chymay o di Corona in mano, ma altrimenti accompagnati e far gesti agli abitanti del luogo per invitarli a lasciare le loro case e raggiungerli lì nel prato dove i Berliner Ensemble o la London Philarmonic Orchestra si esibiscono guidati da Abbado o Pretr o Mehta.

Nell’unico viaggio che ho fatto in gioventù in un paese ancora sotto un regime socialista rimasi, la Cecoslovacchia, rimasi colpito dagli altoparlanti che in ogni dove, nel centro come nelle periferie, nei sobborghi come nei paesini, trasmettevano 24 ore su 24 musica classica. Che fosse un modo di placare il dissenso era evidente e che la voglia di libertà pietisse un bandito 33 giri di Bob Dylan un fatto presto riscontrato. E tuttavia sembrava un modo civile di tener buoni i propri sudditi. Non giudichi troppo male chi ha abituato il proprio cervello a 100 canali radio ognuno dei quali spara il proprio brano musicale, l’importante è che sia ad alto volume.

Saremo anche più liberi, e forse, magari, addirittura un po’ meno tristi, ma abbiamo gli occhi chiusi e non ce ne accorgiamo. Comunque, per chi pensa che i mostri sacri non fossero dei ribelli scatenati, si consiglia l’ascolto dell’arietta “Adagio molto semplice e cantabile” dalla Sonata per pianoforte n. 32 in Do minore, Opera 111 di Ludwig van Beethoven: altro che jazz!

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