Le bolognesi di Serena
Dopo domani sera, venerdì 24 agosto, alle 21, alla libreria della Festa al Parco Nord di Bologna, che, da quel che ho capito, lì si chiama ancora Festa de l’Unità, Mara Cinquepalmi e Davide Di Noi presentano il libro 101 donne che hanno fatto grande Bologna (Newton Compton, pp. 288, € 14,90). L’ha scritto Serena Bersani.
Quando arrivai a Bologna nel gennaio del 1994, mandato da Walter Veltroni a rimotivare una redazione che, dopo antichi fasti, era lacerata, rancorosa e demotivata, mi fu detto che la cronaca nera spicciola, il giro di tutti i giorni in Questura, era affidato a una collaboratrice esterna, la quale, ovviamente, di lì a poco avrebbe potuto far causa al giornale e pretendere di essere assunta, nel momento in cui si cercava di far tornare i conti di un giornale su cui gravavano (e sarebbero gravate ancora) alcune miopie manageriali, la grandeur di qualche direttore più attento al proprio futuro politico che alla salvaguardia di un importante mezzo di informazione capace di orientare il popolo di sinistra, il gioco dei pani e dei pesci con le finanze di un partito che da poco aveva visto chiudersi la fontana rifornita ad Est.
Quella collaboratrice era Serena Bersani, di cui molti, direi quasi tutti, mi dissero fosse molto brava. Io trovai una ragazza garbata e fui colpito dal fatto che una delle sue prime esperienze da giornalista l’avesse fatta alla redazione di Topolino: sì perché il settimanale di fumetti della Walt Disney era una testata giornalistica registrata al Tribunale e qualcuno doveva pur riempire le rubriche che c’erano. Mi sembrava un elemento di merito, non certo un motivo di diminuzione. Sì, perché per adeguare il proprio linguaggio a un pubblico tanto particolare ce ne vuole di tecnica.
Ciò nonostante fui costretto a dirle: «Mi dispiace, non abbiamo bisogno di te». Volevo che quella faticosa incombenza se la prendessero sulle spalle i colleghi che percepivano un regolare stipendio, in molti casi addirittura con le maggiorazioni di qualifiche e gradi, e sui quali alitava lo spettro di una possibile mobilità in altra sede. Per fortuna fu possibile continuare a farle guadagnare qualche soldo facendole scrivere delle Guide turistiche, il cui modello avevo esportato da Firenze dove io stesso le curavo: un prodotto aggiuntivo che avrebbe portato più pubblicità e un maggior numero di copie.
Poi venne l’esperienza di Mattina, il quotidiano locale-panino di cui divenni vicedirettore, nella versione da me osteggiata in 5 edizioni, che comportò seri adeguamenti di personale. Serena a quel punto fu riassunta fino alla fine di quell’esperienza, nel 1999, dopo la quale molti di noi hanno conosciuto la diaspora e l’esodo e contro la quale, anche dopo, forse con molta miopia, ho invano cercato di combattere, dimenticando che, come diceva Brecht, «prima viene lo stomaco, poi la morale».
Insomma ora Serena ha dato alle stampe questo libro dal richiamo disneyano nel titolo, ed io vorrei invitare i miei lettori bolognesi ad andare a sentire quella presentazione e poi, magari, se convinti, a comprare il libro. Del quale riporto la scheda preparata dall’editore e visibile qui:
Sante, artiste, scienziate, patriote e avventuriere (ma anche assassine): centouno ritratti di donne bolognesi, a volte nascosti nelle pieghe del passato, che compongono un unico quadro della storia al femminile della città. Da Bitisia Gozzadini, vestita da uomo per insegnare all’Università senza turbare i suoi allievi, a Cristina Dudley Paleotti e Teresa Zani, spregiudicate animatrici dei salotti di fine Seicento. E poi le muse di grandi artisti: Teresa Malvezzi, che ispirò Leopardi, Cornelia Rossi Martinetti amata da Foscolo, Laura Betti, icona di tanti film di Pasolini. E, ancora, donne pronte a combattere per un ideale come la giovanissima Irma Bandiera, indomita partigiana. E poi Virginia Galluzzi e Imelda Lambertazzi, protagoniste di strazianti storie d’amore. Nobili o di semplici natali, ricche o indigenti, bellissime o di poca avvenenza, comunque figure forti e volitive che hanno contribuito alla crescita della città di Bologna.
Tra le 101 donne che hanno fatto grande Bologna:
Tags: l'Unità, Mattina, Walter Veltroni
Daniele, hai fatto benissimo a suggerire l’occasione. Serena è bravissima a fare la giornalista e ancor di più, se possibile, a scrivere. Tanti anni or sono mi capitarono tra le mani due manuali (ma è riduttivo definirli così) scritti da lei in collaborazione con il grande linguista Pittano: bellissimi. Ora questa prova multibiografica che penso sarà necessario anzi indispensabile leggere.
Sono commossa da tanto onore, le lodi dei miei capi migliori, Daniele e Andrea!
Daniele poi ha una memoria incredibile, tutto vero quello che hai raccontato. Ne approfitto, e non per piaggeria perché non ne sono capace, per dire che non dare l’opportunità di scrivere (di più e in spazi adeguati al loro livello) a Daniele Pugliese e Andrea Guermandi è un delitto gravissimo. Comunque, tra le tante disgrazie lavorative che ho attraversato, sono orgogliosa di aver vissuto una stagione bellissima e super-formativa all’Unità con professionisti di altissimo livello e colleghi speciali. Grazie