Addio al poeta

E poi arrivano quelle notizie che non vorresti mai leggere (o scrivere, se fai il mestiere mio di prima) e che, con altrettanta forza, sai invece giungeranno, non potrai scansarle, ti cascheranno un mattino tra capo e collo. Così la riporta Repubblica: È morto Roberto Roversi. Bologna perde il suo poeta. E così l’UnitàMorto il poeta Roberto Roversi. Dalla Resistenza a Lucio Dalla.

Roberto Roversi

Se fossi stato ancora in redazione in via Barberia dove l’ho conosciuto, avrei dovuto dire ai miei colleghi, a Andrea Guermandi, a Sandro Alvisi, a Jenner Meletti, «pensateci voi, io oggi non posso». Perché quell’uomo, che ho conosciuto poco, sono andato qualche volta a trovare alla libreria Palmaverde in via de’ Poeti, e non ricordo più se ci davamo del tu o del lei, ma penso del tu, perché lui si sentiva di appartenere alla tradizione di cui l’Unità, allora, era ancora l’espressione, ed io quella tradizione, anche solo formalmente, rappresentavo. Perché quell’uomo – a cui chiesi di scrivere in cronaca locale, da editorialista più che da poeta, da appassionato civile più che da colto, da sentito cittadino più che da sognatore, “sminuendo” la sua grandezza che era (ed è) un bene nazionale da pagine nazionali – mi colpì e mi sembrava che ci conoscessimo da sempre e da sempre ci fossimo scambiati sincere opinioni, talvolta già con un po’ di amarezza, ma entrambi convinti che bisogna pensare, sentire ed essere, non appiattirsi sul banale, sullo scontato, sul luogo comune.

Questa è l’impressione che ho dei nostri incontri, per me piacevolissimi, delle visite che andavo a fargli, per ascoltarlo, avere uno spunto, una suggestione. Avrei tanto voluto, e ci ho garbatamente provato con l’aiuto di Claudio Visani che è rimasto in contatto con il nipote di Roversi, il quale manda avanti la casa editrice Pendragon, che fosse il poeta a presentare nel 2010, se lo avesse ritenuto meritevole e degno, i miei racconti alla libreria Ambasciatori di Bologna, dov’è stato conservato il suo “studio” e dove appunto avrei dovuto incontrare i lettori. Stava già male da un pezzo e non usciva di casa e mi dispiaceva addirittura averlo disturbato.

Io non so niente di poesia, neanche di quella di Roberto Roversi. Non so niente di tante cose e non ne faccio segreto. Ma penso, almeno, di saper guardare e ascoltare, o almeno di provare a farlo, e questo mi ha permesso di avere l’immensa fortuna di conoscere persone come lui: una fortuna che da sola basterebbe a ringraziare la vita che si è avuta, anche se ne avrei molti di più di grazie da dire. E guardandolo e ascoltandolo ho avuto l’impressione, ma sono convinto sia molto più di un’impressione, di un uomo che sapeva guardare e ascoltare e che, attraverso le parole, invitava gli altri a farlo, quasi a dire: è il massimo che possiamo fare, ed è tantissimo.

Addio poeta.

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6 Responses to “Addio al poeta”

  1. rita martinelli scrive:

    I poeti non inventano le poesie
    la poesia è in qualche posto
    là dietro
    è là da moltissimo tempo
    il poeta non fa altro che scoprirla.
    -Jan Skàcel-

    La poesia ci appartiene. E’ insita in noi. Guardare e ascoltare, o tentare di farlo, è già scriverla. Credo di avertelo già detto, ti piaccia o no, mio caro, malgrado te, sei poeta anche tu.Convicitene.

  2. Daniele Pugliese scrive:

    Grazie Rita, ma, come noti, non sono d’accordo. È meglio che ognuno faccia il proprio mestiere. Così lo può fare bene. E quel poeta apprezzava chi fa bene il proprio mestiere.

  3. rita martinelli scrive:

    Il poeta non è un mestiere; è un sentire.

  4. andrea guermandi scrive:

    Caro Daniele, è il ricordo che avrei voluto scrivere io. Le ragazze dell’Unità mi hanno cercato per scrivere una cosa ma un po’ perchè non ero al lavoro e un po’ perchè il mio dolore è intimo non l’ho fatto. sì mi sento più solo, non so più a chi rivolgermi se ho dubbi se ho bisogno di confrontarmi sulle cose di bologna e del mondo. lo sono andato a trovare due mesi fa e ho fatto una lunga chiacchierata con lui e con la moglie Elena, meravigliosa amica. Ho visto che era stanco e non se la sentiva più di uscire anche per soli pochi minuti. avrei voluto portarlo in giro, farlo conoscere alle nuove generazioni che ne han tanto bisogno. la mia guida, mio padre, mio amico. Roberto t’assomiglia, Daniele: è curioso. E continuerà a ispirare domande. So che lo sognerò

  5. Daniele Pugliese scrive:

    Io, Andrea, sono vicino al tuo dolore. Scrivi giusto: tuo padre, amico, guida. Hai preso proprio da lui.

  6. andrea guermandi scrive:

    grazie, ma se hai letto bene le tre caratteristiche di Roberto le trovo in te

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