Sulle tracce del titolo originale

Il 27 luglio del 2010, dopo l’uscita di Sempre più verso Occidente e altri racconti, Enrico Zoi mi intervistò per Il trillo del diavolo, una bella testata on line messa in piedi da Elena Meynet a cui il collega, amico ed ex compagno di scuola collabora. L’ultima domanda che mi fece in quella intervista che si può leggere qui nel mio blog o qui direttamente nel sito dedicato a una celebre e difficilissima sonata per violino e basso continuo scritta da Giuseppe Tartini, fu relativa a quale altro libro avessi nel cassetto ed io gli risposi che c’erano sette titoli in attesa di editore.

Se mi chiedesse oggi la stessa cosa dovrei rispondergli che ne ho aggiunti altri tre e saremmo a dieci, ma uno l’ho tolto, per cui si scende a nove, visto che Io la salverò, signorina Else è uscito e dà qualche bella soddisfazione a me e spero anche all’editore che è Emilia Aru. Con la quale ho deciso di cambiare l’originario titolo della novella, introducendo anche alcune modifiche che spiegassero il nuovo titolo. Questo episodio l’ho raccontato nel corso della presentazione che il professor Roberto Venuti ha fatto del libro il 12 settembre scorso alla Feltrinelli di Firenze, dove Enrico Zoi era presente, cogliendo, da buon cronista, la piccola rivelazione.

Ma Enrico questa volta ha deciso di non farmi una nuova intervista, optando per una recensione. La riporto di seguito, ma invito il lettore ad andarsela a leggere qui dov’è, dando anche un’occhiata in giro alle altre cose che ci sono intorno a Il trillo del diavolo: meritano.

Fraülein Else continua. Ci pensa Daniele Pugliese, giornalista e scrittore, non a far rivivere, poiché non è mai morta, ma a dare un seguito alla novella che Arthur Schnitzler pubblica nel 1924. E lo fa con il suo nuovo parto letterario che, mescolando al fascino delle parole alcune chiare suggestioni filmiche, si intitola Io la salverò, signorina Else.

L’espressione ‘parto letterario’ non è usata a caso, poiché il libro di Pugliese ha, dal punto di vista della commistione dei generi o forse del loro superamento, una ricchezza non indifferente: è una dichiarazione d’amore (al condizionale, come l’intero volumetto), è una lunga serie di indicazioni di sceneggiatura per i personaggi di un ipotetico film, è un dialogo filosofico sul senso della vita, della morte, sul bene e sul male, e sulla contraddittorietà umana, è una critica letteraria sul testo di Schnitzler attuata in forma creativa, ed è sicuramente molte altre cose che ci sono sfuggite, ma che in qualche modo intuiamo. La novella della prima metà del secolo scorso racconta di Else, diciannovenne della buona borghesia viennese, alle prese con i primi turbamenti sessuali, con annesse implicazioni sentimentali. Intorno a lei si forma come una rete affettiva, non di quelle protettive però, semmai soffocante, oppressiva, all’interno della quale troviamo un fallimento economico verso il quale sta scivolando il padre e un presunto amico di famiglia che la molesta. Finché Else si suicida.

C’è dunque da salvare un personaggio. Tale deve essere stato l’impulso provato da Daniele Pugliese alla fine della lettura della triste storia. Mille i moventi, ma quel che conta è l’effetto: devo scrivere un testo mio partendo da questa vicenda e da un racconto talmente ricco che merita qualcosa di più, sembra si sia detto il nostro autore, come a chiedersi se la vita di Else potesse avere un’altra conclusione o un nuovo sviluppo. Alla presentazione del 12 settembre alla Libreria Feltrinelli di Firenze, Pugliese ha addirittura rivelato che il primo titolo a cui aveva pensato era un sintetico ma efficacissimo Esse o Else. Un Sos, dunque. Il grido di allarme della ragazza giunge così fino al terzo millennio.

L’autore, un po’ come il cinematografico Don Cobb dell’Inception di Christopher Nolan, si innesta nel racconto per cercare di mutare il corso dell’esistenza di Else. Lo fa indicandosi semplicemente come DP e, come i migliori scrittori, gioca con il lettore dicendo che, sì, il personaggio aggiunto ha le sue iniziali, ma non è detto che sia lui. Forse è vero, forse no. Sicuramente il gioco della vita è in primo piano in questo Io la salverò, signorina Else, e l’aspetto filosofico della componente ludica dell’esistenza risalterà a dovere in un finale che non sveliamo ma che non deluderà il lettore.

Resta da rendere conto delle suggestioni filmiche alle quali accennavamo all’inizio. Fondamentalmente tre: Io ti salverò (Alfred Hitchcock, 1945), Sliding Doors (Peter Howitt, 1998) e Eyes Wide Shut (Stanley Kubrick, 1999).

È un’operazione di grande interesse quella attuata da Pugliese, che ci conferma nella nostra opinione che ogni grande libro o grande film avrebbe bisogno di qualcuno, diverso dal suo autore, che lo racconti e lo approfondisca a posteriori. Se nell’alta letteratura c’è dovizia e abbondanza di spunti narrativi, speculativi e poetici, perché rinunciare a farsi prendere per mano da chi ci può fornire una sua versione dei fatti e, con essa, una nuova creazione? Questa è la proposta (e la sfida vinta) di Pugliese, che abbiamo accettato. Con (il) piacere (della lettura).

Tags: , , , , ,

One Response to “Sulle tracce del titolo originale”

  1. benedicta scrive:

    Esiste un sogno da coltivare sempte : entrare in un racconto e cambiarne la fine .
    Bella musica .
    La conosco .

Leave a Reply