Omologazione culturale
Scriveva Pier Paolo Pasolini nel 1974:
«L’omologazione “culturale” che ne è derivata riguarda tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari. Il contesto sociale è mutato nel senso che si è estremamente unificato. La matrice che genera tutti gli italiani è ormai la stessa. Non c’è più differenza apprezzabile – al di fuori di una scelta politica come schema morto da riempire gesticolando – tra un qualsiasi cittadino italiano fascista e un qualsiasi cittadino italiano antifascista. Essi sono culturalmente, psicologicamente e, quel che è più impressionante, fisicamente, interscambiabili. Nel comportamento quotidiano, mimico, somatico non c’è niente che distingua – ripeto, al di fuori di un comizio o di un’azione politica – un fascista da un antifascista (di mezza età o giovane: i vecchi, in tal senso possono ancora essere distinti tra loro). Questo per quel che riguarda i fascisti e gli antifascisti medi. Per quel che riguarda gli estremisti, l’omologazione è ancor più radicale». (Gli italiani non sono più quelli, “Corriere della Sera”, 10 giugno 1974, in Scritti Corsari, Milano, Garzanti, 19762, pp. 53-4)
Vorrei togliere di mezzo l’esistente, ma, per certi versi, anacronistica e fuorviante contrapposizione fra “fascisti” e “antifascisti”, o, se si preferisce, fra “destra” e “sinistra”, per non star reclusi in categorie concettuali che hanno senso solo se ridefinite, precisate alla luce di modificazioni radicali, immense, più simili ai mutamenti genetici o delle specie che non a quelli della storia.
Mi interessa, invece, il tema dell’”omologazione culturale” che, dal 1974 ad oggi – quarant’anni fra poco –, proprio in virtù di quelle “modificazioni radicali”, altro che affermatasi! E mi interessa non per ricercare una nuova contrapposizione tra due estremi, un’altra destra e un’altra sinistra, un altro bianco e un altro nero, nuovi “apocalittici” e nuovi “integrati”, nuovi “inclusi” e nuovi “esclusi”, ma per tentar di capire se abbia ancora senso parlare di cultura, o culture. Di “diversità” culturali, di “appartenenze” culturali e, quindi, anche, di eventuali “omologazioni” culturali.
La questione non è irrilevante. Quando si ode un coro dire che “sono tutti uguali” riferendosi ai politici, ovvero sia che non vi siano differenze ravvisabili tra uno e un altro, vuol dire che la percezione è quella di una “omologazione”: che si sia per il welfare state o per l’arbitrio senza scrupoli da parte del padrone delle ferriere, si è percepiti come identici. Identici che si sia a favore delle unioni tra omosessuali o contro di esse. Indistinguibili sia che auspichino la piena occupazione, la gratuità dell’istruzione, la gestione da parte dello Stato, ovvero della comunità, dei servizi basilari o meno, sia che indossino il gessato, lo spezzato, il pullover, se non per “simpatie” che aiutano poco o niente in politica.
Questo coro di sconsolati e delusi, del resto, unito nel grido di “tanto sono tutti uguali”, nello stesso momento in cui esterna o vomita questa inappellabile sentenza, mostra la sua stessa “omologazione”, il proprio esser “tutti uguali”, indipendentemente dal proprio censo, dalle proprie rendite, dalle proprie cartelle esattoriali, dalla propria fedina penale, dalla propria adesione a un progetto liberista o liberale o libertario.
Nell’un caso come nell’altro, in quello della “classe politica” e in quello della “società civile”, io temo ci sia uno smarrimento dei mezzi con cui è possibile, faticosamente e con impegno, avere una propria idea, farla valere, argomentarla, modificarla se occorre. In altre parole un’assenza di cultura. Una capitolazione alla “omologazione a-culturale”.
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in primis ti ringrazio per il dono .
Pasolini o il ragazzo di Ostia (.come lo ricorda Ferlinghetti) , e’ stato completo in tutto oltre che polemista e partecipe della vira della societa’…coniugando passione e ideologia..indignazione e proposta…ed essendo artista ha avuto un grande impatto tramite il cinema.
Vorrei ricordare Le ceneri di Gramsci , ( poesie )..e romanzi come Ragazzi di vita..
Accattone..primo film..da vedere subito…ricordo che Salo’ non e’ in versione integrale e mancano 25′….ma sono cose che sappiamo…
Conosco un anziano Regista che mi ha raccontato che con il filosofo Colli..Moravia..Bertolucci..Fellini avevano preso in affitto uno scantinato chiamato A ‘ Gora….dove discutevano..bevevano e tiravano a tardi….
Le sue parole e interviste sono attuali…questa e altre…contro ogni omologazione…contro ogni estremismo …ma per un credo DNA…..schierato con gli emarginati di tutto il mondo.
Tra Marx e Freud , ma soprattutto tra un’epoca di Mutazione Antropologica che ha sconvolto l’ Italia con il benessere , Pasolini ha vissuto i nuovi modelli di frigida massificata disumanizzazione. Alle sue parole e scritti bisogna tornare per capire cosa sia successo.
Grazie , DP
un pensiero dal suo amato Friuli
http://www.youtube.com/watch?v=5J6M-giypb0&feature=youtube_gdata_player