Dal calcio alla pace

Ho un debito di riconoscenza nei confronti di Enrico Zoi, compagno di liceo e collega, in quanto anche lui ha scelto la mia maledetta professione. Perché ha seguito con fedeltà l’iter dei miei libri e anche lui ha all’attivo un discreto numero di pubblicazioni. L’ultima delle quali si intitola Firmamento Viola (Romano Editore, pp. 104, € 9,90), 140 interviste con calciatori, attori, cantanti, giornalisti e semplici tifosi della Fiorentina fatte con la passione di chi va allo stadio Artemio Franchi a vedere la partita in curva Fiesole.

Sono andato nel tardo pomeriggio, dopo essere stato al funerale di un caro amico e a trovar il modo di sopravvivere, alla presentazione del libro alla Feltrinelli International, dove a far gli onori di casa c’era Cinzia Zanfini, l’amico dalle tante giacche Paolo Ciampi introduceva e stuzzicava il dibattito, gli special guest, così si dice, erano  Giancarlo Antognoni, Ardico Magnini ed atteso Kurt Hamrin.

Sarei lieto di restituire a Enrico Zoi gli onori che mi ha fatto e che si possono leggere qui, qui e qui, ma sfortunatamente per lui se c’è una cosa di cui non so niente è il calcio. Il primo giorno che entrai alla redazione de l’Unità nel lontano 1978, Gabriele Capelli mi chiese di cosa avessi voluto occuparmi ed io gli risposi di qualunque cosa avesse voluto lui, eccettuato lo sport. E così è stato, credo proprio di non aver mai scritto un pezzo di sport in vita mia fatto salvo qualche comunicato stampa per la 100 chilometri del Passatore e un articolo sulle gara dei carretti con i cuscinetti a sfera al posto delle ruote sulla montagna pistoiese.

C’è da aggiungere che se avessi una qualche passione calcistica stasera sarei stato cacciato in malo modo dalla saletta dove si presentava il libro di Enrico, perché se fossi un tifoso, terrei per la Juve (o come dicono i viola, sarei un gobbo), ma d’altra parte s’i fosse fuoco, arderei ‘l mondo; / s’i fosse vento, lo tempestarei; / s’i fosse acqua, i’ l’annegherei; / s’i fosse Dio, mandereil’ en profondo; / s’i fosse papa, allor serei giocondo, / ché tutti cristiani imbrigarei; / s’i fosse ‘mperator, ben lo farei; / a tutti tagliarei lo capo a tondo. / S’i fosse morte, andarei a mi’ padre; / s’i fosse vita, non starei con lui; / similemente faria da mi’ madre. / Si fosse Cecco com’i’ sono e fui, / torrei le donne giovani e leggiadre: / le zoppe e vecchie lasserei altrui.

Per cui l’unico modo che ho per render la pariglia all’amico è quello di prender spunto dal calcio per dire un’altra cosa che mi sta a cuore. In queste ore divampa in medioriente l’ennesimo ping pong di missili, razzi e vittime, e sento tanti, troppi, schierarsi di qua o di là, con Israele o con la Palestina, con gli arabi o con gli ebrei, come fossimo appunto allo stadio, dove io vedo ormai poco di sportivo e tanto di commerciale, dove il fair play mi sembra una parola scritto in bianco e nero sulla sigla Dribbling di P. Umiliani.

Sì è vero, ci sono momenti in cui ci si deve schierare, si deve avere il coraggio e la forza di farlo, ed io per l’ennesima volta intendo e pretendo di schierarmi dalla parte della pace, se volete restare nel gergo calcistico nel fischio di fine partita, dicendo che l’unico mossa vincente è non giocare.

Spero che Enrico mi scusi se ho preso pretesto dal suo libro per dir altro e che i pacifisti facciano altrettanto se mi son avvalso di un argomento tanto futile per parlar di una cosa seria. A mia discolpa c’è il fatto che ho impegnato la testa altrove in questi 55 anni quando molti gridavano per i goal.

Per chi è interessato al libro di Enrico sappia che contiene un’antologia di pensieri, ricordi, parole, emozioni, aneddoti di alcuni fra i grandi nomi della storia della Fiorentina. Fra le 142 testimonianze esclusive, Aldo Agroppi, Giorgio Albertazzi, Aleandro Baldi, Paolo Beldì, Alessandro Benvenuti, Luciano Chiarugi, Mario Ciuffi, Gaetano Curreri degli Stadio, e ancora Dennis dei Dennis and the Jets, Giancarlo De Sisti, Don Backy, Vittorio Feltri, Benedetto Ferrara, Fino Fini, Sergio Forconi, David Guetta, Margherita Hack, Marco Masini, Raffaello Paloscia, Narciso Parigi, Cesare Prandelli, Claudio Ranieri, David Riondino, Moreno Roggi, Giuliano Sarti, Francesco Toldo, Paolo Vallesi.

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One Response to “Dal calcio alla pace”

  1. Enrico Zoi scrive:

    grazie Daniele, è un bellissimo pezzo che condivido in tutte le sue parti, se può consolarti di juventini ce n’erano altri ieri, non molti per la verità, ma tutti cari amici, amicizia e pace sono valori trasversali e fondamentali per tutti noi e io sono pienamente d’accordo con te sulle riflessioni su Palestina e Israele: lì non giocare sarebbe davvero il solo modo per ricominciare a parlare, grazie del tuo passaggio e a presto

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