Amici partigiani

È con un certo orgoglio che mi do atto di aver tentato in questo blog di conservare la memoria di persone che purtroppo non ci sono più, alle quali si dovrebbe il ricordo e che hanno rappresentato qualcosa non solo per me. Mi dà soddisfazione che cercando il loro nome su Google ci si imbatta nei miei scritti e che questo abbia consentito a persone che io non conosco direttamente di ricostruire i fili di relazioni, amicizie, testimonianze che altrimenti si perderebbero nel vuoto.

Una di queste persone è Aristo Ciruzzi. Di lui ho scritto varie volte e gli articoli li si possono trovare qui ed anche nel post Addio Accademia senza poltrone dedicato alla scomparsa dell’ultimo dei suoi fratelli, Corrado, nel quale riporto l’articolo che scrissi per l’Unità quando venne a mancare Isabella.

Averne scritto sta consentendo a un amico genovese di raccogliere testimonianze che potrebbero dar vita a un filmato su di lui e io spero che questo progetto vada avanti. Così come mi ha consentito di riallacciare un filo con Juanito, all’anagrafe Hector Mendez, di cui mi riprometto di scrivere quanto prima.

Ora mi giunge da Piero Pagliani un breve scritto che accompagna una foto. Gli ho chiesto l’autorizzazione a pubblicarlo ed avendo avuto risposta affermativa lo faccio con immenso piacere.

Celebro la Liberazione il giorno dopo. Perché il giorno giusto è ormai deprimente. L’incapacità di aggiornare il significato politico (e oggi avremmo mille motivi di aggiornamento che si suggeriscono da soli) è deprimente. E questa incapacità trascina nella depressione i valori stessi della Lotta di Liberazione che fecero muovere la meglio gioventù di allora. E’ inevitabile. Tristissimo ma inevitabile. Perché ciò non avvenga occorre un riscatto, un soprassalto di futuro che scardini il presente.

Celebro la Liberazione quindi con una vecchia foto sbiadita.

Firenze, 1944. Partigiani assieme a soldati del North Staffordshire Regiment dell’esercito britannico. Pochi giorni prima era suonata la Martinella che chiamava la città all’insurrezione.

Mio padre è il primo in alto a destra. Al suo fianco credo che sia Aristo Ciruzzi, figura notevole nel panorama culturale italiano del dopoguerra.

Vediamo che pensieri suscitano questi giovani del ‘44, se suscitano volontà di riscatto e soprassalti di futuro.

Piero Pagliani

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One Response to “Amici partigiani”

  1. luca santini scrive:

    due brevi ricordi di Aristo:
    era al telefono, in interurbana con Marisa. A quel tempo non c’era la teleselezione, le telefonate passavano per un centralino e si pagavano a scatti di tre minuti. La conversazione era quasi terminata quando si intromette la centralinista: “Raddoppia?” e Aristo “Si”. Marisa, stupita, gli chiede “Devi dirmi qualcos’altro? “no” “… e allora..?” “Bhè, mi dispiaceva dirgli di no”

    11 settembre 2001(data certa perchè facile da ricordare). ero a Genova per lavoro. Vado a cena con Aristo in una trattoria del centro, e lui mi racconta che da giovanissimo balilla era stato in prima fila durante la rassegna per la visita di Hitler in Italia: Li aveva visti passare a un metro di distanza. “Forse potevo provare a farli fuori…ci ho ripensato tante volte… chissa’…”

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