Per cosa, non per chi
Sono tempestato di e-mail, anche di stimabili colleghi, che mi chiedono il voto per il rinnovo degli organismi che regolano l’Ordine dei giornalisti che, come ho avuto occasione di dire più volte, è, tolta l’Associazione dei partigiani d’Italia (Anpi) e il sindacato dei giornalisti (Ast), l’unico organismo al quale, avendo una tessera, sono iscritto.
Non ho mancato negli ultimi anni di far notare, anche con prese di posizione pubbliche, quanto meno il mio rammarico, se non la protesta, per come operano sia l’Ordine che il sindacato, per le incongruenze che ne caratterizzano l’attività, per i limiti che hanno, per il tradimento della loro missione.
Ho pubblicamente scritto una lettera agli organismi dirigenti eletti anche con il mio voto alla quale non è stata data alcuna risposta e mi domando perché quelle che ora arrivano a me, chiedendo una riconferma o una svolta epocale, non meritino lo stesso silenzio e la stessa indifferenza che mi sono stati mostrati.
Ma non sono un ripiccoso, ho sulle balle il capriccio scollinata una certa età, è da molto tempo finito il tempo della permalosaggine che ha caratterizzato la mia vita fin dall’infanzia. Per cui tento un’altra volta, rubando le parole a un altro, di non chiedere che cosa questo paese può fare per me, ma cosa io posso fare per lui.
Cerco cioè di affermare che a volte un’idea, un operato, una prassi, valgono più di un sì o di un no, di un foglietto infilato in un’urna. Cerco cioè di parlare di argomenti che nelle e-mail elettorali non trovano posto, come se si dovesse eleggere delle persone e non quello che intendono fare o non fare.
Mi avvalgo della mia esperienza personale appunto non per sollevare il mio caso, ma per dire che quanto è avvenuto a me, può avvenire anche agli altri e se una cosa è sbagliata nei miei confronti lo è anche nei confronti di chi dovesse trovarsi nella medesima condizione.
Chiedere a un disoccupato di pagare la propria quota associativa senza sconto, rischiando di mandare in fumo il “titolo” acquisito, come se la laurea fosse a “tempo determinato”, esentando invece i pensionati senza imporre loro l’obbligo di non esercitare più; non dirimere le controversie tra colleghi addirittura in caso di querela come invece prevede la legge istitutiva dell’ordine la quale richiede al giornalista di «promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori», o appunto non perseguire quest’ultimo dovere; o ancora non sanzionare il sindacalista che in stato di contratto di solidarietà non rinuncia alla solidarietà; non richiamare quei lavoratori dell’informazione scrupolosissimi sulla posizione della loro scrivania e inossidabili dinanzi al sopruso; proporre docenze post-universitarie fondate per lo più sul titolo di appartenenza alla massoneria o alla curia; far capire che un impegno sindacale o comunque associativo potrebbe essere la modalità per trovare un’occupazione; difendere un collega che ha artefatto le notizie.
Nel post precedente a questo ho accennato alla differenza tra reati perseguibili d’ufficio e quelli che richiedono la presentazione di una querela. Troppo spesso mi è capitato di assistere un po’ dappertutto, anche negli organismi di categoria, all’attenzione maggiore al querulo che non al misfatto e io questo lo trovo molto ingiusto, dannoso, anche un po’ stupido.
E dunque se mi è pressoché impossibile pensare che uno non possa sottrarsi al proprio diritto-dovere di votare perché non ci si può far scippare la democrazia che è ad oggi quanto di meno peggio disponiamo, senza tuttavia più sottostare al ricatto morale che l’assenza del tuo voto sarà la causa di una sciagura, comincio a credere che in taluni casi, di organismi meno vitali, si possa anche ipotizzare l’astensione che è un modo di affermare “not in my name”. Ma ci vuole tanto a capirlo? A passare da un “vota per me” a un “vota per questo”?
Mal te ne incolse…
Contraddicendo ogni mio precedente giuramento mi sono fatto convincere a candidarmi. E i motivi sono anche i guasti che hai giustamente elencato sopra.
Quindi ora ti toccherà dire, almeno a me, che sei andato a votare. A votare e basta, mica a votare me.
Ho giustappunto scritto nella prima riga di “stimabili colleghi”, e il mio pensiero andava a te, ma anche a qualcuno presente in una lista avversaria. Se la mettiamo sul piano delle persone concedetemi di votare uno qua uno là, quelli bravi e stimabili. Ma io ho intitolato il mio post, “Per cosa, non per chi”, perché vorrei sapere non solo dal singolo collega, ma anche dal “partito” al quale aderisce, cosa propone. Non voglio sapere che ci sono quei guasti, lo so da me, ma cosa si intende fare per eliminarli. Ora prima delle elezioni, e nei giorni a seguire. Ho preso inoltre spunto dalle elezioni per l’Ordine per esprimere un concetto alla politica. Che mi sta ancora molto a cuore, avendo essa poco cuore, palle, cervello.
Ciao Daniele
su http://www.quellidellacartadifirenze.blogspot.com trovi i ns. contenuti YA BASTA! (ed i nostri candidati) .
Qui in particolare alcuni link interni che potrebbero interessarti
IL PROGRAMMA
http://www.quellidellacartadifirenze.blogspot.it/2013/01/ci-vediamo-l8-febbraio-scandicci.html
PROPOSTA MICROCREDITO
http://www.quellidellacartadifirenze.blogspot.it/2013/03/microcredito-due-proposte-sostegno-dei.html
LETTERA APERTA AI COLELGHI ‘CONTRATTUALIZZATI’
http://www.quellidellacartadifirenze.blogspot.it/2012/10/insieme-lettera-aperta-ai-colleghi.html
grazie
a presto
Domenico Guarino