Il Tao, la bellezza e il Padre

di Gilberto Briani*

Raccolgo con piacere gli stimoli di Daniele e Antonella Blanco nel testo intitolato Whitman, l’anima e il corpo per fissare alcuni rapidi pensieri.

Dopo che Lowen ebbe pubblicato il libro La spiritualità del corpo, chiesi al suo principale assistente e intimo amico, Lenny Hochmann, anche lui ebreo nel corpo e nella mente, cosa ne pensasse, mi rispose che  ”… non sono interessato agli scritti di un Rabbino…”, rimasi come paralizzato da questa risposta.

A distanza di molti anni, adesso la posso comprendere nella sua stizzosa critica. A Lowen veniva contestata la sua apertura “ spiritualistica” che allontanava la teoria bioenergetica dalla sua base strettamente biologica e organicista. La dualità corpo-mente che Lowen, sulla scia di Reich, risolveva nell’unità dei processi energetici non poteva essere messa in discussione introducendo un terzo elemento che simbolicamente trasformava la dualità in una trinità: corpo, mente e spirito. E questo per Hochmann e molti altri ancora era ed è tutt’ora inaccettabile.

Fu una rivolta verso il Padre? Probabilmente sì. Come sempre un leader carismatico costella ombre omicide nei suoi figli-seguaci e i fatti che seguirono lo dimostrarono: Lowen negli ultimi anni della sua vita fu di fatto estromesso dalla poderosa organizzazione dell’ Istituto Internazionale di Analisi Bioenergetica.

Secondo Massimo Recalcati che ha recentemente scritto il libro Il complesso di Telemaco la figura del Padre è ormai al tramonto e i figli, come Telemaco, sperano nel rientro in patria del Padre-Ulisse per rigenerare la famiglia e lo stato, ristabilendo un ordine che più non esiste.

La mia domanda è: è mai esistito nella nostra società un ordine che fosse realmente radicato nella terra e non quello di facciata, che soddisfa l’apparenza di una società certamente maschilista ma che nasconde nel suo grembo un maschio fragile e bisognoso? In fondo, non è stata e seguita a essere, la nostra, una società matriarcale?

Rose color lavanda.
Fragranza incarnata,
sacerdotale sfumatura d’alba,
spirito che si dischiude.

Così il Tao suggerisce e definisce la bellezza nelle sue manifestazioni più semplici e profonde: la rosa che emana una fragranza così avvolgente da sembrare energia incarnata fino alla manifestazione della profondità dello spirito che in tanta bellezza si manifesta.

Così per l’uomo trovare la sua bellezza diventa necessario coltivare le rose nel suo giardino (nella filosofia indiana il corpo è chiamato il “giardino dalle nove porte”) per affinare giorno dopo giorno la sua energia e renderla sempre più sottile e nello stesso tempo più umana, con questa parola intendendo le qualità umane che trovano nell’etica la loro risonanza. E infatti etica e bellezza sono congiunte nel pensiero di Lowen. E bellezza, vuol dire anche dignità, grazia del corpo, espressione di uno stato innocente e armonioso con una spontaneità naturale e aggraziata che dona luce alla persona e la trasmette all’ambiente circostante.

Se pensiamo alla nostra società, a qualunque livello, quanto cammino rimane da percorrere!

* Psicoterapeuta allievo di Alexander Lowen
e fondatore della Scuola di specializzazione in analisi bioenergetica (Fiab

Tags: , ,

2 Responses to “Il Tao, la bellezza e il Padre”

  1. Antonella Blanco scrive:

    Ringrazio molto il dottor Briani per la considerazione davvero immeritata alle mie confusioni.
    È molto bello quello che ha scritto, ha colto con intelligenza spunti appena accennati, il discorso si è allargato verso direzioni che mi sono care; ne sono contenta. Grazie ancora.

  2. [...] di risposte, a interrogativi personali e ai quesiti posti qui da Gilberto Briani nello scritto Il Tao, la bellezza e il Padre, dopo aver accolto con piacere i suoi suggerimenti di [...]

Leave a Reply