La misura della pelle
La lettera all’ipotetico sindaco del Comune nel quale avverrà il mio trapasso intitolata Atomi in cenere ha innescato sulla mia bacheca di Facebook un interessante scambio di opinioni.
Iole Troccoli ha espresso il desiderio che le sue ceneri siano disperse in mare anziché, come le mie, in montagna, e quindi noi che le siamo amici sappiamo come comportarci e lo sa anche il sindaco del Comune nel quale avverrà il suo trapasso a tempo debito.
Rita Martinelli ha anticipato la sua sofferenza a causa della mia dipartita scongiurandola con la convinzione di non essere in vita quando accadrà, e tuttavia s’è fatta stuzzicare dall’elenco delle quantità e percentuali rispetto al peso corporeo degli elementi chimici di cui siamo composti per manifestare una curiosità che «non appaia irriverente o cinica», maturata tempo fa, scrivendo «qualcosa che, da alcuni, viene definita “poesia”» e infatti tale è, riguardo le misure della «pelle che ricopre il nostro corpo».
Ha chiesto aiuto alla preziosa Antonella Blanco, la quale immancabilmente ha trovato la risposta: «Tra le misure antropometriche che devo rilevare nel mio lavoro – replica Antonella – quella della pelle che ci ricopre (per fortuna) non c’è. Però ho guardato sul libro di anatomia che ho a casa (Manzoli et al., Edi-Ermes, vol. 3), ecco cosa dice: “La cute nell’adulto presenta una superficie pari a circa 1,5-2 metri quadrati ed un peso totale di circa 15 kg, con variazioni legate al sesso e allo sviluppo somatico individuale”».
Aggiunge, traendo dalla medesima fonte l’informazione, «che lo spessore della cute, nello stesso individuo, sarebbe minimo a livello del pene, della membrana timpanica, del meato acustico esterno e delle palpebre (0,5 mm); aumenta considerevolmente nel palmo delle mani, nella pianta dei piedi, nella nuca e nel dorso (4 mm). Non si fa cenno al metodo della misurazione».
A Rita io mi sono limitato a consigliare la lettura di Malaparte, ma più che altro di L’epidermide nomade e la pelle psichica di Didier Anzieu, pubblicato da Raffaello Cortina editore, e regalatomi da un amore e del quale avevo scritto in un post intitolato appunto Della pelle.
Questo uso di Facebook per lo scambio reciproco di informazioni e conoscenze fra persone curiose e desiderose di saperne di più devo dire che è una delle cose più belle fornite da quello strumento informatico, compreso il fatto di mettere rapidamente in collegamento i facenti parte di questa comunità.
Ma una considerazione aggiuntiva sulle nozioni che Antonella Blanco ci ha rivelato vorrei farla. Quindici chili non sono pochi. E sarebbe assai curioso sapere quali degli elementi chimici citati nel mio post compongono questa quota di corpo, la prima ad essere intaccata da una combustione postuma.
Ma la cosa più interessante è che disponiamo di circa 2 metri quadrati da massaggiare, carezzare, manipolare, annaffiare, coccolare, perlustrare, titillare, leccare, ed attraverso i quali sentire, provare, percepire. Siamo fatti proprio bene.
Tags: Antonella Blanco, Didier Anzieu, Iole Troccoli, Rita Martinelli
Ecco, ora sulla tua ultima osservazione, convenendo con te, che sì, siamo fatti proprio bene, mi viene da chiedermi se, nel tempo, con l’invecchiamento, così come si perde vista o udito, anche la pelle subisce qualche alterazione nella sua percezione di quelle che tu elenchi in: massaggi, manipolazioni, annaffiamenti, coccolamenti, perlustrazioni, titillamenti, leccamenti ecc ecc. Ovvero se la pelle che ci ricopre sin dalla nascita e che poi si dilata -o cresce così come cresce il resto del corpo, ossa, organi ecc- mantenga le stesse caratteristiche di ciò che percepiamo in siffatte attività o se queste, viceversa siano frutto più di un processo mentale che altro. Come dire, più di memoria che di effettiva rispondenza agli stimoli che, coccole, sfioramenti e quant’altro sono invece molto presenti in una pelle che so, di un neonato.
Certo che, se rispetto a tutto ciò che di noi invecchia e quindi nel tempo perde la funzionalità iniziale, la pelle fosse l’unica componente del nostro corpo che mantiene inalterata la sua percezione delle cose che si sono elencate, caspita, siamo fatti, non bene, ma benissimo.