Una lezione dall’eden

José Saramago

Se non ricordo male è stato Luigi Albertini, mitico direttore del Corriere della Sera fra il 1900 e il 1925, quando anche in un giornale della borghesia c’era da opporsi in un qualche modo al fascismo, a dire che un giornale vive solo un giorno. Alla sua fonte abbiamo attinto tutti, o almeno coloro che ’sto mestiere l’han preso sul serio e vi hanno creduto, e la frase è più che vera, tant’è che dal giorno seguente se ne può far carta straccia o incartarci l’insalata. Ma vi son fanatici e patiti che non riescono ad adeguarsi e conservano, conservano, conservano. Ritaglio giornali, è vero, compulsivo quasi come il protagonista del mio racconto Amore in buca che si dava invece ai vocabolari.

Perciò ieri, con un giorno di ritardo, ho ripreso in mano la Repubblica di martedì 20 aprile e l’occhio mi è cascato sul colonnino di destra, la spalla si sarebbe detto un tempo, ancorché con tale parola non si sarebbe esattamente inteso il genere di articolo a cui mi sto riferendo, ma i quotidiani oggi non si fanno come ai tempi di Albertini e neppure come a quelli in cui ho studiato io, quando in prima ci stavano solo le notizie e queste raramente eran date dal pensiero (o dalla mancanza di pensiero) di un politico o del suo avversario.

Titolo dell’articolo a cui mi riferisco è «E Adamo disse a Eva “Andiamo a letto”», redatto dal caporedattore con licenza poetica, perché nel testo tanto l’uomo quanto la donna han la minuscola, si chiaman cioè adamo e eva, spersonalizzati, è vero, ma perciò più rappresentativi della specie umana. Autore del brano, se così lo possiamo chiamare, José Saramago, premio Nobel della letteratura e per me magico autore di Storia dell’assedio di Lisbona, dove il mondo intero può mutar d’un tratto per un solo refuso (“Ibis, redibis, non moriebis in bello” o “Ibis, redibis non, moriebis in bello” diceva la Pizia spostando una virgola e mutando il destino) e di Tutti i nomi, capolavoro maniacale al quale Pasquale Mennonna, con un eccesso di magnanimità ha fatto cenno, accostandolo appunto ad Amore in buca, durante la presentazione dell’8 aprile scorso nel giardino incantato di Libri Liberi.

Per dovere di cronaca e a scanso di equivoci, devo dire che quel mio racconto è stato scritto fra l’agosto e l’ottobre del 1992, in parte a Monticiano e in parte a Firenze, e lo splendido romanzo di Saramago è stato pubblicato nel 1997.

Ho comunque messo il link al racconto di Saramago uscito su Repubblica e invito i lettori che se lo fossero perso a leggerlo, non solo perché è scritto come ogni scrittore vorrebbe saper scrivere, ma perché dice cose illuminanti, sulle quali faremmo bene a riflettere, ad interrogarci, ancorché con quel tanto di ironia e di distacco che accompagna quel testo. Scopriremmo che siamo degli idioti presuntuosi e saccenti, che niente ancora hanno capito prima di tutto del proprio corpo e della propria chimica, né delle discendenze e delle ascendenze, e stiamo invece ad arrabattarci con le nostre – come scriveva Dostoevskij – “convinzioni e convenienze”, con i nostri mezzucci da quartierino. Sì, ascoltate il Nobel, e meditate, gente, meditate.

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One Response to “Una lezione dall’eden”

  1. Ho scoperto giovedì scorso alla libreria Lo Spazio di via dell’Ospizio, aspettando l’arrivo di Vannino Chiti per la presentazione del mio libro, che l’articolo in questione è l’incipit del nuovo romanzo di Saramago, “Caino”, pubblicato da Feltrinelli.

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