Dalla fede alla dignità
Ricevo e volentieri pubblico.
Alcune notazioni sul tentativo di dialogo
di Gilberto Briani
Chiamato in causa dal Post di Daniele sul tentativo di dialogo fra Papa Francesco e Scalfari, ho pensato di precisare meglio il mio pensiero su questo dibattito che si è allargato a dismisura sui media italiani.
Costatato che l’archetipo di Gesù Cristo sta ormai invadendo i dibattiti e la letteratura, (è appena uscito un nuovo libro di ben 572 pag. dello psichiatra Vittorino Andreoli, che naturalmente si professa non credente ma anche lui affascinato … ecc., “ Il Gesù di tutti”), mi è parso evidente il fatto che la spiritualità, purché non sia dogma o Chiesa, rimanga il valore principe dell’uomo: spiritualità, che significa legame etico con l’altro e con l’universo, un legame che è il patrimonio della coscienza sia individuale sia collettiva, purificata da ogni fraseologia pre-ordinata e inserita in un sistema di valori che rendano l’uomo libero da ogni tipo di Chiesa o sistema filosofico.
Credente o ateo, non sono più categorie che oggi possono avere una concretezza epistemologica, anzi una realtà culturale e sociologica. Secondo il mio parere, è una distinzione ormai desueta, stanca e consumata da un dibattito sterile, essenzialmente privo di energia creatrice.
Pensiamo per un attimo al senso di questo dibattito.
Affermare o negare che Dio esiste, è un valore per l’evoluzione umana? Questo è il punto.
Da millenni sull’esistenza di Dio si sono svolte tutte le vicende umane: sembra perciò che sia il punto di svolta intorno al quale tutta la storia si muove.
Ma oggi ha un senso questa lotta? Che l’uomo affermi o neghi, l’esistenza del genere umano non cambia. Dobbiamo tutti, credenti o non, lavorare per guadagnare il pane quotidiano, dobbiamo tutti compiere il nostro ciclo dell’esistenza fino alla sua fine naturale con tutto il conseguente carico di responsabilità verso noi stessi e gli altri. Perché non lasciare che sia un puro problema individuale la questio antica sull’esistenza di Dio? Organizzare intorno a questo punto la religione o una filosofia atea significa organizzare sistemi conflittuali che non apportano nessun progresso civile o sociale. Ancora oggi è molto vivo il conflitto fra marxismo e religione: quali i vantaggi evolutivi per la coscienza dell’uomo? A questa domanda la storia può solo rispondere con una serie impressionante di genocidi.
Affermare il proprio credo, qualunque esso sia, a me sembra solo una dichiarazione di guerra verso l’altra metà del cielo. Un cammino insieme, come auspicato da Papa Francesco a Scalfari, a me sembra l’ennesima forzatura, rivestita da una cordiale apertura: non sappiamo forse bene , noi tutti, che poi al fondo dei due sistemi esiste un nocciolo duro a cui nessuno può rinunciare?
Dal mio punto di vista non si tratta più di lottare per convertire gli altri membri dell’ecumene all’una o all’altra religione o filosofia che sia, ma di lottare per una progressiva spiritualizzazione dell’uomo, al fine di ridare dignità e morale a ogni essere umano.
Che cosa significa? Semplicemente per i credenti e non, rimboccarsi le maniche affinché venga restituita Dignità a ogni persona, attraverso una educazione all’etica della vita che appartiene alla coscienza di tutti. L’etica dell’ateo è uguale all’etica del credente: non uccidere, a esempio, è un principio etico che vale per ogni essere umano di qualunque cultura o razza che sia.
Immagino che, su questo piano, potremo ritrovare il senso profondo delle nostre esistenze, già così minacciate dall’imbarbarimento collettivo che il genere umano sta subendo in questa epoca sul nostro pianeta.
Tags: Eugenio Scalfari, Francesco I, Gesù Cristo, Gilberto Briani
bellissimo!
Proprio così.. non ha più senso distinguere e forzarci ma educare ad un’etica della vita che è la base di qualsiasi spiritualità una persona possa scegliere. Un’etica al rispetto dell’altro nella vita quotidiana compreso il modo in cui ci approcciamo ognuno al proprio lavoro.
grazie
sc
Molto bello !
una profonda verità .. riscoprire in questi tempi il senso della civiltà e della solidarietà attraverso quella perduta energia creatrice.
Riscoprire anche l’amore per il prossimo qualunque razza, malattia o debolezza abbia per ritrovare il senso profondo delle nostre esistenze.. proviamoci .. Erica e Paolo.
Grazie
………. ma di lottare per una progressiva spiritualizzazione dell’uomo, al fine di ridare dignità e morale a ogni essere umano.
……….rimboccarsi le maniche affinché venga restituita Dignità a ogni persona, attraverso una educazione all’etica della vita che appartiene alla coscienza di tutti. L’etica dell’ateo è uguale all’etica del credente.
Mi piace quello che Gilberto scrive; la penso anch’io così. Un cammino insieme, tra credenti e non credenti, è possibile secondo l’esigenza di tutti di spiritualizzarsi e di praticare un’etica comune. Grazie per la lettura. Piera
Il dialogo che si è sviluppato in questo blog intorno al tema del credere è approdato alla problematica della dignità, della dignità umana, questione di cui riferisce oggi Repubblica (domenica 27 ottobre 2013, pp. 44-45) con la recensione di Giorgio Vasta intitolata Breve storia della dignità al libro di Michael Rosen Dignità (Codice edizioni, pp. 162, € 11,90).
L’incipit dell’articolo è prezioso: «Partiamo da quello che potrebbe apparire un paradsso: “Laddove Giovanni Paolo II riteneva che la dignità richiedesse l’inviolabilità della vita umana, dal concepimento alla cessazione naturale di tutte le funzioni vitali, la famosa organizzazione svizzera Dignitas aiuta a porre fine alla propria esistenza tutti coloro che desiderano ‘morire con dignità’”».
Solo un promemoria, un post it per ricordarsi di leggere un libro e non sfuggire a un argomento.
[...] Pubblicato il 30 settembre 2013 nel blog http://www.danielepugliese.it. [...]