A cosa serve un padre

Ricevo e volentieri pubblico:

A cosa serve un padre

Antonella Blanco

di Antonella Blanco

A commento del “metalogo batesoniano” Dialogo sulla politica e in cerca di risposte, a interrogativi personali e ai quesiti posti qui da Gilberto Briani nello scritto Il Tao, la bellezza e il Padre, dopo aver accolto con piacere i suoi suggerimenti di lettura.

«A cosa serve un padre, in fondo? Serve a separare il bambino dalla madre e a dare un ordine al caos pulsionale del legame madre-figlio.

[…] Il Padre è un luogo logico dove il bambino può incontrare un annodamento tra la Legge e il Desiderio che possa funzionare per lui come tratto di identificazione all’immagine paterna.

[…] La funzione paterna è sia quella che opera un raffreddamento pulsionale e sia ciò che mostra l’esempio di una passione decisa, che guidando la vita del padre in senso ideale e pragmatico, come prassi quotidiana dell’applicazione del desiderio, sia da esempio al figlio. Essere applicati al proprio desiderio è il messaggio al figlio della figura del padre che resiste alla deriva di godimento presente nella società attuale. Un padre che possa trasmettere l’esempio di un annodamento tra il desiderio e la legge è la forma della prevenzione del disagio». (Umberto Zuccardi Merli, Non riesco a fermarmi, 2012).

Questione maschile, “evaporazione” della figura paterna, sono concetti intorno ai quali – in ritardo, e troppo poco – si sta finalmente cominciando a discutere.

Luigi Zoja, psicanalista junghiano (Il gesto di Ettore, 2009), sostiene che il padre, a differenza dell’identità materna, è un’invenzione culturale, una costruzione storica comparsa nella scala evolutiva solo in tempi “recenti”, nelle ultime centinaia di migliaia di anni, e proprio per questo fragile perché non consolidato come ruolo attraverso tutti i passaggi dell’evoluzione come è stato quello femminile.

Secondo Zoja dalla rivoluzione francese in poi il legame più importante fra gli esseri umani diventa quello orizzontale, tra fratelli, e la responsabilità dell’educazione che fino ad allora era ricaduta sotto l’autorità del pater familias, da quel momento in poi viene spostata invece sullo Stato; la scomparsa del padre fa parte di una lenta decadenza, fino ad arrivare all’attuale ritorno a un’identità maschile di tipo pre-paterno.

Che oggi l’autorità simbolica del padre sia in declino, per non dire irreversibilmente tramontata, è innegabile, eppure la necessità della figura paterna sta riemergendo con forza; lo spiega molto bene Massimo Recalcati che chiama “complesso di Telemaco” questa nuova forma di disagio giovanile:

«Il complesso di Telemaco è un rovesciamento del complesso di Edipo. Edipo viveva il proprio padre come un rivale, come un ostacolo sulla propria strada. Telemaco, invece aspetta che la nave di suo padre -che non ha mai conosciuto- ritorni per riportare la Legge nella sua isola dominata dai Proci che gli hanno occupato la casa e che godono impunemente e senza ritegno delle sue proprietà. Telemaco si emancipa dalla violenza parricida di Edipo; egli cerca il padre non come un rivale con il quale battersi a morte, ma come un augurio, una speranza, come la possibilità di riportare la Legge della parola sulla propria terra. Se Edipo incarna la tragedia della trasgressione della Legge, Telemaco incarna quella dell’invocazione della Legge; egli prega affinché il padre ritorni dal mare ponendo in questo ritorno la speranza che vi sia ancora una giustizia giusta per Itaca. […]La domanda di padre, come Nietzsche aveva intuito bene, nasconde sempre l’insidia di coltivare un’attesa infinita e melanconica di qualcuno che non arriverà mai. Dal mare non tornano monumenti, flotte invincibili, capi-partito, leader autoritari e carismatici, ma solo frammenti, pezzi staccati, padri fragili, vulnerabili, poeti, registi, insegnanti precari, migranti, lavoratori, semplici testimoni di come si possa trasmettere ai propri figli e alle nuove generazioni la fede nell’avvenire, il senso dell’orizzonte, una responsabilità che non rivendica alcuna proprietà.

[…] In gioco non è l’esigenza di restaurare la sovranità smarrita del padre-padrone. La domanda di padre che oggi attraversa il disagio della giovinezza non è una domanda di potere e di disciplina, ma di testimonianza. Sulla scena non ci sono più padri-padroni, ma solo la necessità di padri-testimoni. La domanda di padre non è più domanda di modelli ideali, di dogmi, di eroi leggendari e invincibili, di gerarchie immodificabili, di un’autorità meramente repressiva e disciplinare, ma di atti, di scelte, di passioni capaci di testimoniare, appunto, come si possa stare in questo mondo con desiderio e, al tempo stesso, con responsabilità. Il padre che oggi viene invocato non può più essere il padre che ha l’ultima parola sulla vita e sulla morte, sul senso del bene e del male, ma solo un padre radicalmente umanizzato, vulnerabile, incapace di dire qual è il senso ultimo della vita ma capace di mostrare, attraverso la testimonianza della propria vita, che la vita può avere un senso».

Dunque la funzione paterna dentro il nucleo familiare e quella più generale, tra diverse generazioni, all’interno della società sembra essere identica.

Guardando indietro di qualche decennio, alla ricerca del filo spezzato in cui ravvisare ciò che è avvenuto (o non avvenuto) alle generazioni successive, trovo quanto ancora poco, o non abbastanza e troppo pudicamente a mio parere, abbiano raccontato di sé le ultime generazioni le cui idee e passioni – l’applicazione al Desiderio, appunto – siano state passione politica, impegno civile in prima persona, quando non direttamente in prima linea.

Al di là dei risultati ottenuti, anzi proprio insieme a questi, quali che siano stati (sconfitte, delusioni, disillusioni, errori,…), e con tutte le inevitabili conseguenze, individuali e collettive, credo sia importante trasmettere questa eredità, intesa come testimonianza, alle nuove generazioni.

Mutuando il concetto di Donald Winnicott riferito alle madri, sono convinta sia meglio avere un Padre sufficientemente buono che non averne nessuno.

One Response to “A cosa serve un padre”

  1. [...] Il riferimento è a un testo di Antonella Blanco intitolato A cosa serve un padre pubblicato nel blog http://www.danielepugliese.it il 14 novembre 2013 di cui, per gentile concessione [...]

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