Eroi di carta

John Baskerville

Alle presentazioni di Sempre più verso Occidente, il direttore editoriale della Baskerville Maurizio Marinelli in genere spende qualche minuto a spiegare che la casa editrice porta quel nome in onore a John Baskerville, il tipografo che nel Settecento, oltre a inventare l’omonimo splendido carattere con cui è stato impresso il mio libro – a suo dire – inventò l’editoria moderna, sottraendosi alla tradizione di chi pubblicava su commissione, fino, pare, ad esser ucciso dai creditori.

Avendo frequentato le aule in cui peripatetica Umberto Eco, Maurizio narra di questo e d’ogni altra cosa in un modo tale che l’interlocutore non può non ascoltarlo, resta quasi incantato e, per catturar l’attenzione, non ha bisogno dei suoi occhialoni tondi e neri, che pur lo fanno d’attirar lo sguardo. Quando parla di Baskerville precisando che non è né il mastino di Conan Doyle né il Guglielmo protagonista de Il nome e la rosa, Maurizio trasuda e trasmette una passione – quella che per hobby gli fa fare l’editore, occupandosi, per campare, di tutt’altro – che si sente nasce in tipografia, fra odore di piombo e ammoniaca, fra colate di metallo e spessori e ruvidità della carta. Perciò mi piacerebbe un giorno portarlo nella bottega di Antonio Rigol, restauratore di libri antichi, affabulatore conviviale, mente spropositata, voce inebriante, raffinato cuoco e somellier, sicuramente altro che ora non ricordo.

Antonio Rigol

Ma c’è un altro luogo dove non mi disgarberebbe condurre Maurizio certo di fargli cosa gradita. È in quella bottega di piazza Pitti a Firenze dove si posson comprare quaderni, buste e carta da lettera, biglietti, penne e matite, album fotografici e altra cartoleria. Si chiama “Giulio Giannini & Figlio“. Qualche anno fa – era il 2006 – Monica Barbieri, la mia ex moglie, fu chiamata a fare l’editing di un bel volume dell’erede di quella famiglia di cartolai e rilegatori, stampatori e editori, consulenti di artisti e librai, insieme a Barbara Barucci, imparentatasi con quella stirpe, a cui invece fu affidato l’allestimento grafico.

Il volume tramanda i ricordi di Giulio Giannini e ricostruisce la storia di quella famiglia e di quella bottega, Pietro, Giulio, poi appunto Guido, ma anche di quel peregrinare di letterati stranieri – i Barrett-Browning, i Ross, i Trollope – e finanche di reali, dinanzi al Palazzo costruito per i Pitti e abitato dai Medici, che Bischeri non erano, da cui si accede all’incantato giardino di Boboli, dove devo aver commesso una qualche imprudenza.

Il libro, impresso in 500 copie numerate in occasione dei 150 anni della storica ditta, è un gioiellino da tenere in mano, carezzare, sfogliare, lisciare. Per chi non lo può fare, analogo gusto lo si ha vergando con una stilografica su uno dei loro quaderni. Un giorno Maurizio ti ci porto, te lo prometto.

LIBRO nonno

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One Response to “Eroi di carta”

  1. Maurizio scrive:

    … verrò, e porterò con me un Catullo e un Lucrezio stampati da John Baskerville e, mostrandoti la cura editoriale di questi libretti economici ma elegantissimi nella carta, nella stampa e nella legatura, ti dimostrerò perchè sostengo che, grazie a lui, nel settecento inglese sia nata la moderna figura dell’editore (… che se rimane piccolo per difendere la qualità viene poi rincorso dai creditori come successe a lui e come succede a tutti noi). Ciao. M.

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