Naufragio concettuale
Apprendo con raccapriccio, o quanto meno con stupore, che… sono di destra. E in questo caso anche felicemente e con orgoglio. Il ragionamento su cui si fonda tal rivelazione ha ampie dosi di ragionevolezza e autorevole è chi fornisce i riferimenti teorici per proseguire in questa considerazione.
Sul Corriere della Sera di oggi, martedì 28 gennaio 2014, a pagina 29, poche righe di Sebastiano Vassalli invitano a «seguire le cronache del processo di Grosseto come uno scontro tardivo, se non postumo, tra Destra e Sinistra; se ne trarranno spunti per utili riflessioni».
Eccomi qua ad accogliere l’invito, sperando che appunto quelle a seguire siano riflessioni e, bontà del lettore, possano esser considerate utili.
Vassalli esordisce categorico e manicheo, ma, vivaddio, chiedendo subito dopo se si possa esser sicuri di una tal affermazione. Che sarebbe: «L’eroismo è di destra e il sindacalismo è di sinistra».
Detta così, in un certo senso, la frase risuona compiuta, densa di significato e veritiera. E infatti Vassalli, riferendosi al dibattimento in corso a Grosseto per il naufragio della Costa Concordia, così la spiega: «La frase “torna a bordo, cazzo!”, è chiaramente di destra: c’è il comando, c’è la parolaccia, c’è il richiamo a un comportamento eroico». E subito dopo: «L’ex capitano Schettino, che non è un eroe, la butta invece sul sindacalismo. Dice che “i compiti di un comandante su una nave moderna sono limitati”; dice di essere stato una specie di capufficio, circondato da impiegati assenteisti e spesso incapaci», e a me vengono in mente, a poche ore di distanza dal giorno della Memoria, l’ordinario protocollo burocratico applicato da un Eichmann.
Aggiunge Vassalli che i difensori del nocchiero della morte, giunti all’arringa finale, avrebbero di che citare Brecht per il quale infelice sarebbe il popolo bisognoso d’eroi, ed aggiunge «lasciando intendere che l’eroismo produce catastrofi». No, no, come appunto nota Vassalli, una stupidaggine, se messa così la faccenda. Scrive lo scrittore novarese: «In realtà senza l’eroismo, cioè senza il volontariato, la generosità gratuita e il dono di sé di chi si sacrifica per gli altri, il mondo non andrebbe avanti; e anche le grandi istituzioni sociali come la scuola o la sanità hanno bisogno di qualche addetto eroico per bilanciare il sindacalismo dei più».
Io non la vedo così, o almeno, non esattamente così. Certo la paura è dei molti e il coraggio di pochi e gli eroi effettivamente se hanno spiccato sulla massa è per la loro solitudine, non per il loro collettivismo, ma magari spesso a favore proprio del collettivismo, in nome di esso, quindi nient’affatto di destra. A favore anche di rivendicazioni sindacali portate avanti con coraggio e con l’eroismo di qualcuno: un Guido Rossa, Margherita Clesceri – una delle 11 vittime di Portella della Ginestra – forse Sacco e Vanzetti.
Certo sta passando un’idea di sindacalismo – ho avuto occasione di scontrarmici di persona – aggiustatorio, clientelare e fiscalista, ma la parola conserva per me l’idea di mettersi insieme per non buscarne troppo, farsi rispettare, star dalla parte dei deboli, e qui io ci vedo poco di destra.
Poi, se si prende il caso specifico della sciagura del Giglio, non c’è niente di eroico nell’essere richiamati e alla fine costretti a tornare alla plancia di comando: non solo lì è il posto di un comandante, ma lo è tanto di più se si stava allegramente facendo baldoria fino a finir sugli scogli mietendo vittime.
Qui si parla di responsabilità, non di eroismo, è un’altra faccenda. Di paraculaggine, non di tradeunionismo. Di catastrofi vere: 32 morti, per l’esattezza.
Sì, ha ragione Vassalli, e non è il primo a dirlo e spero non faccia parte di quanti lo sostengono per secondi fini, per esempio per far cose di destra dicendosi di sinistra: sinistra e destra son parole limitate e difficili da usare. Ma qualcosa che recuperi i significati che in esse si incarnavano andrebbe recuperata.