Good bye Hobo

La copertina di Dangerous songs di Pete Seeger

Ovviamente doveva succedere, e se non altro mi consola, a quanto ne scrivono le cronache, che la morte sia sopraggiunta nel sonno. Aveva 94 anni Pete Seeger e ieri, quando ho sentito alla radio la notizia della sua morte, davvero ho sentito la sensazione di vuoto che arriva quando se ne va una persona cara, che sai ti mancherà, poi non sarà più come prima.

Conosco la musica di Pete Seeger da prima del 1967. Lo devo a mio padre e ai dischi che sentivamo in quello che credo fosse il Bang & Olufsen dell’epoca, un lusso da bravo intellettuale borghese e di sinistra. Credo mi fu detto che Datemi un martello di Rita Pavone era in realtà sua, ed io ne avevo una versione in francese dei Les Surf prima di sentire quella cantata da Peter, Paul & Mary. E subito dopo Pete Seeger devo aver conosciuto Joan Baez.

In questa gente la protesta, la denuncia, il coraggio di dire no (l’eroismo non è affatto una prerogativa di destra! Non diciamo bischerate!), si mescolava a una delicatissima poesia, a una giocosità da infanzia. Si senta qui Turn, turn, turn, sembra di star davanti a un maestro, a un bravo maestro.

Avrei voglia dimettere in fila tutti i titoli di tutte le sue canzoni, ma è sciocco. Invito però chi non lo conoscesse a scoprirlo. Io mi sento di aver imparato da Pete Seeger. Qualcosa appunto che mescolava la protesta alla poesia.

Io vorrei ricordare Pete Seeger con due brani che trovo straordinari e certamente non sono dei suoi più noti. Sono due adattamenti al banjo di dangerous songs, canzoni pericolose, come si intitolava un suo notevole album dove imparai a firmare le mie lettere come faceva lui: “Tenacemente vostro”, più spesso “Tenacemente tuo”, indirizzandole io più che altro a Monica.

I brani sono il leader di Mahler Die gedanken sind frei, i pensieri sono liberi, e l’Ode alla gioia di Schiller con cui si conclude la Nona di Beethoven. Ascoltateli.

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