Sulle orme del passato

Sabato prossimo parteciperò a un seminario, più esattamente alla quarta sessione di un seminario che inizia già venerdì pomeriggio al circolo Vie Nuove di Firenze. Il seminario è organizzato dall’associazione Ciclostilato in proprio in collaborazione con l’Istituto Gramsci Toscano e ne ho dato conto il 30 aprile scorso nel post intitolato Arciassociato.

La sessione nella quale intervengo porta come titolo “Dopo le elezioni del 1976: la parabola del MSF tra riflusso e nuove proposte. Il femminismo” e vi prendono parte Paola Carlucci, Ferruccio Capelli e Massimo Bellomo. Con Roberto Bianchi e Monica Galfré dell’Università di Firenze dovremmo fornire elementi in grado di aiutare uno storico a ricostruire perché intorno al 1978 il Movimento studentesco fiorentino si sciolse, in quali rivoli quell’esperienza si è riversata, quali strade abbiamo imboccato, cos’altro eventualmente dopo è germinato a partire da lì.

Nel sommario che indica i temi trattati nel “workshop”, si legge: “la crisi del MSF nelle scuole; il riflusso; il femminismo; le proposte politiche per il movimento; il Settantasette; il terrorismo. Ciò che resta a Firenze del MSF dopo il suo scioglimento: Radio Centofiori, l’esperienza del circolo Vecchio Mercato, il contributo al rinnovamento dell’Arci, del sindacato, delle istituzioni locali”.

Nei mesi passati alcuni militanti di quel movimento – fra cui oltre ai correlatori anche Franco Bortolotti, Giuseppe Guida e Giovanni Stefanelli – hanno prodotto alcuni scritti, momentaneamente circolati solo fra noi, nei quali emergono gli elementi più importanti che hanno condotto all’eclissi del Msf, della cui estinzione non sembra esserci una traccia ufficiale, un atto certo, definitivo. In sintesi questi elementi sono l’apice dell’attività terroristica rossa, il movimento del ’77, la politica dell’unità nazionale, i mancati ricambi generazionali.

Purtroppo, a quanto ne so, non sono state ancora acquisite le testimonianze di chi sopravvisse a quella liquefazione. E intendo dire di coloro che negli anni immediatamente successivi continuarono ad organizzare, o a tentar di organizzare, proteste di giovani e studenti, in ispecie studenti medi. Forse proprio le scelte che essi fecero, le prassi attivate, le successive elaborazioni teoriche, o forse solo il quadro generale dello sfascio entro il quale mi par si possa dire ancora siamo, sono la spiegazione di quella dispersione.

Agli organizzatori del seminario, più che altro agli storici incaricati di condurre quella ricostruzione, ho suggerito di prestare attenzione a un punto chiave, quello relativo alla nascita dell’Associazione degli studenti e all’intreccio che quella proposta può aver avuto con il dibattito sulla cappa antidemocratica e antilibertaria rappresentata dal “centralismo democratico”, più oltre sulla vetustà della “forma partito”, e queste due acquisizioni forse come derivati della critica alle esperienze del socialismo reale da un lato e dalla mai “sintetizzata” convergenza delle nuove soggettività e del tema privato-politico.

Sono temi ampiamente discussi all’epoca sulle pagine del settimanale dei giovani comunisti che era “Città futura”, diretta da due loschi figuri approdati alle peggiori esperienze politiche e giornalistiche, nel quale tuttavia prese le mosse, per esempio, l’oggi assai giustamente apprezzato Federico Rampini. Temi che furono proprio al centro di iniziative di rilievo avvenute a Firenze, come quella su Solidarnosc e il dissenso, messa in piedi, se non ricordo male, da Francesco Cataluccio che aveva lasciato Lc per avvicinarsi a noi e intanto muoveva i primi passi da esperto di questioni slave.

Accennerò a questi punti, credo, intervenendo a quel seminario, con la speranza di indirizzare a tener presenti questi punti di riferimento chi sta facendo la ricerca sul passato di quel gruppo di giovani al quale ho aderito.

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