I nostri Moosbrugger
«Le donne non mi hanno mai amato, fin da ragazzo», adduce a motivazione del suo operato l’uomo accusato e reo confesso di aver ucciso in cerca di un piacere fondato sulla violenza e l’umiliazione, una giovane donna che per vivere vendeva corpo, gesti, disponibilità e rinuncia al piacere. In quella frase, insomma, l’assassino tenta di dare i suoi perché, non un alibi o una scusante, ma un parametro di comprensione, un qualcosa che stia prima ed abbia il senso di una causa.
E allora, senza avvalersi di quei perché come fossero delle scusanti – che non c’è proprio niente da scusare, nulla che così, in termini morali, lasciando fare la giurisprudenza, possa valer da attenuante, quella giovane donna è morta e non c’è niente di tenue, niente di lenitivo, niente di riduttivo, niente di sminuente –, prendiamoli quei perché per quel che i perché devono essere, le spiegazioni, ciò che ci aiuta a capire.
Non dev’esser bello, ammesso sia vero, non esser mai stato amato dalle donne per un uomo, e tanto più fin da ragazzo. No, affatto bello. Anzi, triste e doloroso, ammesso sia vero, perché sorpassata una soglia non è come prima, quando si è bambini, che si può esser solo amati. Passata una soglia si ama sì perché si è amati, ma anche perché si ama, e non c’è l’uno senza l’altro, non c’è pretesa che non comporti cessione, richiesta che non comporti offerta, prendere senza dare.
Certo, l’impressione appresa inizialmente, l’imprinting, conta, influenza, condiziona, ma fermarsi lì è farsi sfuggire l’attimo, quello successivo, che giunge un attimo dopo.
Ci stiamo abituando sempre di più a servirci della psicologia non come di uno strumento per comprendere e trovare modalità di miglioramento delle proprie condizioni, di passaggio da un malessere vago, indeterminato e privo di contorni ma diffuso e imperioso ad un benessere altrettanto fantasmagorico da lasciarci inebetiti e soddisfatti, ma a servircene come lasciapassare per ogni bizza, grimaldello per scardinare le debolezze di chi ci sta di fronte e piegarlo al nostro trastullo, anziché caleidoscopio delle proprie miserie profonde.
E allora adesso che un nuovo Moosbrugger ci lancia quel lamento, «le donne non mi hanno mai amato, fin da ragazzo», anziché giustificarlo o condannarlo potremmo interrogarci sull’indifferenza con cui abbiamo guardato un compagno di classe impacciato e timido, o l’amico di un figlio restio a socializzare e farsi invitare a una festa di compleanno, o ai brufoli scherniti e beffati e ai rifiuti innalzati come barriere dietro le quali in quel modo o in altri la mostruosità possa aver preso corpo fino a umiliare orrendamente proprio il corpo, quello di una giovane donna che molto probabilmente, lei sì, «gli uomini non hanno mai amato, fin da ragazza».
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