L’uomo, tra la terra e il cielo

Vannino Chiti

Il senatore del Pd Vannino Chiti – a quel che si legge sui giornali da non pochi del suo stesso partito ribattezzato nel miglior dei casi “guastafeste”, perché da un po’ di tempo sta ripetendo che intorno al tavolo della Costituente sedette gente di un certo calibro e scrupolosa di far qualcosa che avesse un po’ di logica e potesse star in piedi per più di un decennio – ha scritto un libro (di cui gentilmente mi ha fatto dono) che, mi spiace dirlo, temo non verrà letto da molti.

Sia chiaro, non è un best seller, non ci sono dentro tutti quegli espedienti che in saggistica, compresa quella politica, non meno della narrativa, contribuiscono a rendere “glamour”, “smart” o “smoothie” quel barattolo di pelati racchiuso da una copertina “friendly” e anche un po’ “sexy” che faccia il tutto “trendy” e carico di “mood”. Ed appunto per questo già si candida a star fuori dai “top ten” dei quali ho recentemente letto – lo scorrer delle pagine sugli e-book può essere implacabile come il tabellone alla Nyse di NY – che vengono comprati e a mala pena si arriva a pagina 15, poi non si va avanti ma si dice, in salotto, di esserne in possesso.

Ma io affermo che il libro di Chiti non verrà letto da molti perché si occupa di questioni, con una logica ed un linguaggio, di cui ormai non importa più niente a nessuno, se non pochi sbalestrati convinti che Tra terra e cielo – così si intitola il libro – c’è qualcosa che sta in mezzo, ed a me vien da dire che quel qualcosa siamo noi esseri umani, i piedi impiantati appunto a terra dove finiremo per confonderci alla polvere che già alligna, e la testa protesa verso il cielo, a costo qualche volta di averla anche un po’ per aria, addirittura tra le nuvole.

Per far comprendere al mio lettore di cosa si occupi il libro di Chiti – e così, nel caso egli appartenga a quanti fremono eroticamente per le sfumature grigio rosse, dissuaderlo definitivamente da un afflato di curiosità, ma in caso contrario condurlo fra gli scaffali della Giunti per i cui tipi è stato pubblicato – riporto anche il sottotitolo che è Credenti e non credenti nella società globale – questione sulla quale mi limiterò in seguito a fare l’unico appunto che ho da fare al senatore di cui mi pregio di essere un estimatore, benché stia in un partito dal quale mi sento lontano mille miglia.

Chiti mette in relazione, mi pare, sostanzialmente quattro questioni: le novità scaturite dall’arrivo di Bergoglio al seggio pontificio; i fermenti nel mondo islamico che hanno fatto sperare in una svolta laica sul litorale meridionale del Mediterraneo; la questione dei diritti universali della persona; la scommessa di chi crede ancora in un’Europa all’altezza del suo nome.

Argomenti solidi, spessi, anche un po’ ruvidi e pesanti, a metà appunto tra la terra, dove si deve svolgere la politica di tutti i giorni, e il cielo, che non è pertinenza delle ideologie o delle religioni come qualcuno potrebbe essere indotto a credere, ma della politica che sa guardare lontano, che dice oggi un passo lo faccio qui, domani un altro là per arrivare laggiù, perché è laggiù che vorrei arrivare insieme a quelli che stanno con me e non contro quelli che non stanno con me.

Cioè appunto quanto la politica oggi, fatto salvo qualche sbalestrato, non fa. Così che il cielo proprio non esiste, e la terra è sempre più erosa e diseredati coloro che la abitano.

Chiti no, si picca di pensare che se si sta a ragionare dell’Imu o dell’articolo 18 o, peggio mi sento, dell’algebra alle urne, si deve avere un’idea di quel che avviene qualche migliaio di chilometri più in là e con una agenda in mano che conteggi gli anni oltre ai mesi: il guastafeste.

E questa è roba che deve interessar poco anche chi oggi si occupa di politica, rottamazioni, vaffanculo, “Norberto Bobbio chi?” Perciò faccio un po’ il barbagianni sfiduciato e spero di questo non me ne voglia Chiti.

Naturalmente per me, invece, ha fatto bene a scriverlo quel libro e ne condivido l’impianto, anche se, il mio unico rilievo, trovo che oggi l’evidenziatore si dovrebbe usare, più che sulle credenze religiose o meno, sulle questioni dell’economia, i meccanismi del profitto, la rivincita della rendita, la moltiplicazione delle classi sociali, l’iniqua distribuzione del reddito, l’esclusione dei più dai luoghi dove si produce la ricchezza.

C’è bisogno di marxismo, di attenzione alle strutture più che alle sovrastrutture, per usar appunto un linguaggio marxista. Ma magari questo sarà l’argomento del prossimo libro di Chiti che spero di leggere presto.

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One Response to “L’uomo, tra la terra e il cielo”

  1. Tiziana scrive:

    Analisi lucida, veritiera, attento lettore …e non è cosa da poco, capire per poter parlare con cognizione, capire anche se non si condivide, o non lo si fa sino in fondo, ma sempre con rispetto e onestà di pensiero e intento, cosa che oggi è oro trovare

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