Una tesi su Alcorn

Come solo il lettore più affezionato avrà notato, gli scritti su questo blog si sono diradati al punto da indurre ragionevolmente qualcuno molto solidale a chiedermi se per caso abbia deciso o stia per decidere di rinunciare al dominio ipotecato e interrompere la comunicazione.

Detesto le dichiarazioni d’intenti preferendo ad esse le segnalazioni di fine dei lavori o il canto, festoso o sconfitto, di chi ha compiuto l’opera, perciò non soddisferò questa curiosità che, peraltro, sono certo intrighi al massimo un manipolo di individui.

Per cui, al fine di smaltire quanto potrebbe esser rimasto come si fa coi saldi di fine stagione o per cessata attività, o di sviare dal reale intento, o infine di assecondare i preoccupati e gli ansiosi rassicurandoli che quella d’ora è solo una pausa, magari un momento di stanca o il bisogno di ricaricar le pile o la fase d’innesco della miccia prima dello scoppio come quando il vento s’arresta e poi è d’un tratto uragano, propongo il seguente testo su cui covavo da un po’ di tempo.

Per dire che se questo blog a buon motivo può esser pieno di pecche e lacune, qualche pregio ce l’ha e sono contento che in più d’una occasione abbia consentito a qualcuno di rintracciare qualcun altro digitando un nome su google che fra i primi risultati ha dato proprio le mie pagine. E si è trattato per lo più di persone che stanno eseguendo studi o intendono ricostruire, con le immagini o con le parole, pezzi della propria esistenza o dell’esistenza di qualcuno che gli è stato vicino, per esso ha significato qualcosa, merita comunque di lasciar traccia e memoria.

È stato il caso, per esempio, di Aristo Ciruzzi, o, in altro modo, di Carlo Coccioli, ma anche dei possibili legami tra mio zio Pietro Buttarelli che cantava nel Cantacronache e Ivan Della Mea. È come se avessi gettato un sasso in uno stagno e l’onda si fosse propagata anche in altri specchi d’acqua.

L’ultima contaminazione in ordine di tempo riguarda John Alcorn, un importante grafico e disegnatore del quale se ne può sapere di più consultando il sito ad egli dedicato, il quale per un po’ ha lavorato insieme a mio padre ed io ne ho dato conto nel post intitolato Vedi alla voce politica.

Quella semplice citazione è stata d’aiuto a Maria Rosa Saporito, che si è laureata in Storia e critica dell’arte all’Università di Milano con il professor Paolo Rusconi con una tesi dal titolo La grafica di John Alcorn nell’editoria periodica italiana (1971-1992) di cui la signora Saporito ha gentilmente omaggiato appunto mio padre che io mi sono limitato a mettere in contatto con lei perché potesse darle qualche informazione che lei cercava.

Alcorn ha a lungo lavorato per la Rizzoli e per il gruppo L’Espresso. Fossi un manager o un direttore editoriale di uno di quei due gruppi presterei attenzione a questi omaggi che spesso fanno grande, o solo più grande, una bella avventura.

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One Response to “Una tesi su Alcorn”

  1. Serena Gramigni scrive:

    Se ne vanno? Che spengano la luce e chiudano bene la porta!
    Tu però, per questo, non punire chi è rimasto per il piacere di leggerti. ;-)

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