Canali e canaglie

Molti anni fa, in una “Bustina di Minerva” su l’Espresso, Umberto Eco scrisse un pezzo che avevo ritagliato ma non so più dov’è, forse nella casa che ho comprato con la fatica d’una vita eppur più non m’appartiene avendo provato io un sentimento ambiguo ed avendo ceduto alla malattia (tranquilli, non è leucemia!). L’articolo parlava della crescita dei “canali” mediali. Sostanzialmente diceva che quando c’era solo Rai 1 in bianco e nero, trattandosi di un solo canale, in mezzo a qualche porcata, poteva finirci dentro, o passarci attraverso, anche ottima roba. Dovevi riempire un palinsesto di 12 ore, perché a mezzanotte compariva una splendida sigla con non ricordo più quale musica e un’antenna che svettava nel globo di una globalizzazione appena in fieri, e fino al mattino seguente, niente zapping. Ho accennato a quell’epoca televisiva in un altro blog intitolato Fare tv.

All’epoca – scriveva Eco – per la tv potevano lavorarci fior fiore di gèni, lui compreso, come Dario Fo o mio zio Pietro Buttarelli, perché c’era gran fame di contenuti e non tutti erano in grado di sfornarli. Con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, vale a dire dei canali, e il beneplacito di Craxi e Mammì alle voglie del Cavaliere, ma prima ancora con un’insana convinzione che ognuno ha diritto a dir la sua se una radio è libera veramente, s’è dovuto moltiplicare anche le cose da infilarci dentro o da passarci attraverso e quindi lo scadimento è stato inevitabile. Lui prendeva ad esempio i comici: un conto è avere 3 ore settimanali. Prendi Paolo Rossi, la Littizzetto, il meglio della banda di Zelig e il gioco è fatto. Ma se devi far ridere anche su Rai 1, Rai 2, La Sette, bla, bla, per 24h/24h, alla fine hai spremuto anche il fondo della botte e ci metti anche me che ti racconto una barzelletta e quel programma fa cagare.

Tutto ciò per dire che fra blog, facebook, messaggi di posta elettronica, carta stampata, sms e conversazioni vis a vis o telefoniche – una miriade di canali –, nelle ultime settimane ho assistito a un crescendo di lamentele sull’equità del proprio compenso, la difficoltà di giunger con esso alla fin del mese e, ancor peggio, l’impossibilità di farlo non avendo un lavoro col quale garantirsi un compenso.

L’ultima intervenuta in ordine di tempo è la signora Luisa Pece, lama sopraffina, traduttrice di rango, golosa sconfinata e probabilmente molto altro, che commentando su Facebook una foto immessa da Maurizio Marinelli, ha innescato, con tutte le divagazioni del caso, un dialogo a distanza sul reddito, l’equità retributiva, le prebende, i benefit, la pensione, le rendite, il prezzo orario, lo stipendio, i netti e i lordi, la tassazione aggiuntiva, gli oboli, i gettoni di presenza, le indennità, gli incentivi, la detassazione, l’evasione, il nero, le professionalità, le competenze, le qualifiche, l’età contributiva e quella pensionabile. Insomma con la ribattezzata Louise, ma anche con la signora Pezzini per altra via e con la Betti per altra ancora e con Saber fra una chiacchiera e l’altra, ci siam trovati a ragionar di politica e di economia politica e di politica economica, mentre la politica si sta occupando di crocefissi, abluzioni, copricapi, quote rosa, riforme istituzionali, leggi elettorali, seggi in parlamento o parlamentino, nomine, poltrone, divani, sofà, studi televisivi.

Non essendoci tanto con la testa, ho immaginato che questi conversari avvenissero anziché su un doppino telefonico, in una fumosa casa del popolo un tempo stata del fascio ed ora dell’arci che, come si evince da arcinoto o arciricco, è sempre un’esagerazione, assai utile di questi tempi per farsi sentire.

Non abbiam tirato delle conclusioni né fatto una sintesi, e neanche il fatto d’aver studiato e di ritener tuttora di proficua utilità i tre tomi del Capitale di Karl Marx, nonché i suoi Grundrisse e Per la critica dell’economia politica, per non dir di Ricardo, Smith e Keynes talvolta associato a Gramsci, dal quale si devia verso Machiavelli, Hobbes, Nietzsche e Socrate, Platone e fermiamoci qui, ci ha portato a un definitivo chiarimento.

Buona parte della conversazione è, a mio giudizio, viziata dal peana per i costi della politica, che non dico non siano un problema, ma rischiano di render qualunquista la protesta. È vero, recentemente qualcuno mi ha inviato il pdf che allego e che se è vero grida un po’ vendetta, soprattutto quando sento qualche tirapiedi dei politici, baciato dalla dea bendata della fortuna e ignorato dalla dea bendata della giustizia, dire che i giornalisti son dei venduti se scrivono – ma possono ancora farlo? – che il parlamento ha approvato una norma che incrementa i loro compensi. Ho esitato finora a renderlo pubblico proprio perché non volevo far del trito qualunquismo e perché non ho appurato alla fonte la veridicità del provvedimento. Lo pubblico cioè col beneficio dell’inventario, non dandolo per certo e accreditato. Pronto cioè a rettificare qualora qualcuno lo contesti.

Ma il problema della crescente pauperità è evidente e sotto gli occhi di tutti. Personalmente ritengo che il cuore della critica debba esser sulla finanza, su quella finzione dell’economia e del lavoro e del mondo e della vita che sono i titoli, le cedole, i dividendi, il plusvalore, gli interessi, le rendite. Roba che un tempo avremmo chiamato parassitismo e forse faremmo bene a ripristinare il vocabolo. Poi ce l’ho con il corporativismo, con quel noi ossessivo, quel lobbysmo sfrenato, mettendovi nel computo anche quello sindacale, con quell’incapacità di guardar oltre il proprio ombellico e di comprender che non è sempre meglio un uovo oggi che una gallina domani. Diceva Confucio: «Se mi dai un pesce non ho più fame, se mi insegni a pescare non avrò più fame». Ma era una santone orientale, un new age diremmo oggi, lo possiamo anche ignorare!

Per aiutarci a capire e ad andar oltre con i nostri ragionamenti, consiglio la lettura dell’articolo di Ilvo Diamanti su la Repubblica del 1 maggio.

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2 Responses to “Canali e canaglie”

  1. Rita scrive:

    Sul blog di paolo attivissimo ci sono un sacco di informazioni in merito alle varie catene che girano sul web, ci sono cuccioli golden retriver puri da adottare urgentemente perchè a rischio di soppressione, bambini che potranno essere salvati con interventi costosissimi pagati da Bill Gates che darà pochi centesimi alla famiglia per ogni mail inoltrata al riguardo, genitori che, più che comprensibilmente, darebbero l’anima al diavolo o a chiunque altro riuscisse a segnalar loro una cura per salvare il proprio bimbo in fasce affetto da una tanto terribile quanto rarissima e pressochè sconosciuta malattia mortale, ecc. ecc.
    La storia, sempre uguale e con tutte le caratteristiche delle catene/bufala (assenza di riferimenti da poter controllare come in questo caso data e numero del giornale) dei parlamentari che si sono aumentati lo stipendio, è una di queste. Di sicuro di benefit ne avranno fin troppi ma questa storiella personalmente l’ho vista girare già 3/4 volte negli ultimi 6 anni:
    Questo il link:

    http://attivissimo.blogspot.com/2008/01/antibufala-classic-gli-stipendi-dei.html

  2. Daniele Pugliese scrive:

    Ho provveduto a spubblicare la tabella di Sant’Antonio. Grazie della segnalazione.

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