Unire i ricordi de l’Unità
Vincenzo “Vicè” Vasile, illustre collega esperto in mafia, trame e misteri d’Italia vari, fine conoscitore di quella melma che collegava e collega parte della politica alla delinquenza e al malaffare, su Facebook cacchio cacchio se n’è venuto fuori con queste striminzite due righe: «questo Gramsci non lo volete nella nuova L’Unità per un “fatto politico”, o perché sarebbe il ventiseiesimo oltre la quota concordata dal Cdr?».
Per chi si fosse perso qualche puntata, la testata del prestigioso quotidiano italiano fondato il 12 febbraio 1924 da Antonio Gramsci e reiteratamente chiuso, l’ultima volta il 31 luglio scorso, è stata acquisita da Guido Veneziani, editore dei periodici Vero, Top e Stop, il quale avrebbe firmato, come si legge in questa cronaca comparsa su Il fatto quotidiano, un accordo con il sindacato con cui verrebbero riassorbiti 25 giornalisti. Di lì la battuta di Vasile.
Apriti cielo! Nel giro di poche ore s’è beccato più di 100 mi piace e un numero impressionante di commenti perché, chiamati in causa dai tag, molti di noi ex de l’Unità ci siamo messi a rammentare – un po’ come chi collezionava le figurine Panini salmodiando celo celo manca – i nomi dei colleghi che c’erano e anche di quelli che non ci sono più, di quelli approdati a più remunerative sorti, di quelli cacciati, di quelli che hanno resistito, di quelli che gli è rimasto nel cuore e si potrebbe andare avanti a lungo scimmiottando la canzone di Jannacci, oh yea!
Leggendo quegli interventi al fulmicotone, mentre un avviso acustico informava che un collega aveva aperto uno scrigno della propria memoria e ci stava illuminando su un nome che avevamo dimenticato, mi sono reso conto di quanto affetto e stima siano rimasti malgrado la diaspora e, in qualche caso, forse nemmeno pochi, i dissapori e le inimicizie.
Qualche anno fa Alberto Leiss e Letizia Paolozzi scrissero per Baldini & Castoldi una storia de l’Unità, ma lo ricordo come un libro strabico, non a caso il sottotitolo faceva concludere l’esperienza con Veltroni.
Non sarebbe invece male che i ricordi di noi ex de l’Unità, qualunque fosse il nostro ruolo, trovassero una sede, magari telematica, nella quale confluire a dar testimonianza di un’esperienza che, almeno per quanto mi riguarda, anche solo sul piano umano, ha dato moltissimo.
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Ottima idea. Ci sto
Direi che sarebbe necessario. il dopoveltroni fu altrettanto stimolante ed entusiasmante nonostante fosse considerata un figliolo handicappato. io ci sto. baci, Daniele