Il dono della modestia

Piero De Bernardi

Avevo sedici anni. Giravo con un Morini 125 che avevo comprato da mio fratello Davide, a cui mio padre lo aveva regalato. Ero innamorato perso di Cristiana come dopo lo son stato credo solo della mia ex moglie. Guendalina era una sua amica. La sua amica del cuore. Ma a noi tutti stava sulle palle. La chiamavamo la papalina. Era bigotta e sanfedista. Scontrosa e snob. E purtroppo per i suoi figli e per chi le voleva bene, l’orrida mano di un tumore se l’è portata via troppo presto. Non mi stava simpatica, ma cazzo!, così non si fa.

Il 6 febbraio di quest’anno Cristiana mi ha chiesto di accompagnarla a Roma perché alla Casa del cinema c’era la commemorazione di quello che lei ha considerato il suo babbo numero due, un po’ come io ho fatto con Giorgio Jorio. Il suo babbo numero due si chiamava Piero De Bernardi ed era, ma l’ho scoperto solo il 6 febbraio di quest’anno, il padre della vituperata Guendalina.

Piero De Bernardi è morto a Milano l’8 gennaio del 2010 dopo aver passato la maggior parte della sua vita a Roma, e spero che Prato, città dov’era nato nel 1926, un qualche tributo glielo dedichi. Perché Piero De Bernardi è stato uno dei più grandi sceneggiatori d’Italia, ma a giudicare da alcuni dei suoi film, si potrebbe dire anche del mondo. Per esempio è lui che ha scritto C’era una volta in America di Sergio Leone, zigzagando in avanti e a ritroso nel tempo mettendoci in mezzo anche una bella citazione dalla Recherce di Proust. Sua è anche la saga di Amici miei il cui prequel vien girato proprio in questi giorni.
Ho accompagnato Cristiana e siamo stati ad ascoltare i ricordi gioiosi e fulminati di un sacco di big del cinema. Non ne cito neanche uno da quanti erano. All’altra figlia di Piero, Isabella, che fa l’attrice, chiesi se fosse stato possibile avere una copia del dvd che fu proiettato quella mattina. Mi rispose con un gran sorriso sulle labbra che l’avrebbe fatto senz’altro, ma quel dischetto non è mai arrivato.
Ho scoperto ora, però, che quell’intervista è disponibile su Youtube suddivisa in due parti e me le sono andate a prelevare. Eccole:
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Benché, come si può vedere, De Bernardi – ignoro se sempre o solo in tarda età – fosse ritroso, sfuggente, evasivo, e perciò nell’intervista fosse necessario andarlo a stanare, al netto della banalità di alcune domande, vien fuori quest’uomo saggio, modesto, sarcastico, pratico, pungente, ironico. Davvero un gran bel personaggio, anzi, direi, una bella persona. Volevo solo ricordarlo, con quella fronte spaziosa e la generosa pappagorgia, in quel salone di casa dove, con Leo Benvenuti, lavoravano insieme a un mare di gente. Stanza che non ho mai visto con molte poltrone, su una delle quali – raccontò qualcuno quella mattina – veniva messo un copricapo con le orecchie d’un ciuco e chi la sparava troppo grossa veniva esiliato lì a sedersi. Per il resto risate, risate, risate e frasi perfette una dopo l’altra. Sì, per scrivere a volte basta sentire.

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