Suicidio svelato

Le cronache locali dei quotidiani ieri hanno riferito di un uomo di 76 anni scomparso di casa da una decina di giorni, ovvero sia dai primi di questo mese, stando a quanto scrivono i cronisti che ne riferiscono evidentemente su dritta di una magistrata pisana.

Leggo che i familiari, non vedendolo più, avevano sporto denuncia alle forze dell’ordine e che qualche giorno dopo l’allarme avevano ricevuto una lettera da parte dell’uomo, un ex ingegnere. Una lettera nella quale l’uomo avrebbe informato i suoi cari che al momento del ricevimento della missiva lui non ci sarebbe stato più ed in seguito avrebbero ricevuto un’urna contenente le sue ceneri.

L’uomo, insomma, avrebbe deciso di farla finita, di dire addio, di abbassare la saracinesca, di farsi da parte e congedarsi, senza dar più fastidio o senza più il fastidio di pensare di dar fastidio, e, a quanto se ne apprende, lo avrebbe fatto con gran garbo, attenzione, avendo cura che tutto fosse fatto nel migliore dei modi, senza ipoteche per chi resta, senza orrende incombenze, senza tormentose confessioni da condividere nello strazio reciproco.

Un esempio, a quanto si può leggere, di grandissima dignità, di rispetto per la vita, per se stessi e per gli altri. Che, a mio giudizio, avrebbe meritato di essere rispettato con il silenzio e la riservatezza entro i quali l’uomo ha ascoltato il suo cuore, fatto le sue scelte, compiuto le sue azioni, condotto in porto la propria esistenza.

Della quale non sappiamo nulla o poco più che nulla – l’età, l’ex professione, l’esistenza generica di familiari, malauguratamente il malaugurato luogo di residenza – e nulla vorrei sapere di più proprio per rispettarne il volere e onorarne discrezione e riserbo.

E dunque credo che della sua scelta, della sua esistenza, di ciò che ha voluto garbatamente celare per non ingombrarci con macchie di sangue, vomito sul pavimento, odore di gas, mesi e mesi di lamentose maledizioni contro un mondo nel quale non si ha più voglia di stare, sarebbe stato opportuno tacere, come deontologia del giornalismo richiederebbe quando si tratta di persone che danno il commiato non essendo Robin Williams o Raul Gardini o altro personaggio stranoto o di persone che per la propria dipartita hanno optato per forme vistose e pubblicamente visibili da una moltitudine.

E invece, forse per molcire una fonte informativa certamente altre volte utile a raccoglier notizie, s’è dato conto di un procedimento giudiziario aperto il cui stesso fascicolo par stare su incerte stampelle, come le stesse cronache evidenziano, giacché si ipotizzerebbe, mal che vada, un concorso in suicidio da parte di chi all’evenienza avesse dato una mano all’anziano a togliersi dai piedi.

Ma è proprio quello che l’uomo sembra non aver fatto, andandosene – secondo un progetto ben architettato e messo in pratica con certosina precisione, calma, costanza e solitudine – nella forma meno inquinante e ingombrante possibile, ovvero quella di rivolgersi agli specialisti che oltralpe accompagnano quanti hanno deciso di accomiatarsi per accorciare l’agonia di un verdetto inesorabile o alleviare le sofferenze di una malattia all’ultimo stadio.

Certo, il conquibus è proprio qui, perché tutti cascan come peri e nessuno si capacita di quanta bravura sia stato capace l’uomo nel celare la sua malattia, perché là in un cantone elvetico la clinica si dice accolga solo chi vuol lenire il trapasso dovuto ad una malattia, insomma è eutanasia non suicidio assistito, si precisa. Oppure il vecchio ha trovato un qualche escamotage per certificare che un malessere chiamato non ne ho più voglia sul certificato abbia altro nome e pacifichi le nostre anime a stento capaci di ammettere che la maggior parte delle volte non c’è da andare a cercare una spiegazione, un motivo, un “innesco”. Capita di esser bombe che esplodono.

E allora se quegli articoli fossero stati scritti per perorare una causa a favore di un inalienabile diritto, quello di far di se stessi quel che si crede come s’è fatto ogni giorno che si è stati in terra, e spezzare una lancia a favore di una giurisdizione che non ostacoli chi intende disporre di se medesimo come leggi avite impongono, benvenga la cronaca del poveruomo che tentò in ogni modo di evitare il clamore, altrimenti, come io credo sia andata in realtà, io mi dissocio dal mio mestiere in questo modo praticato sì che quando un cane morde un uomo fa notizia.

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