Comunità solidale

Questo il volantino che ho messo questa mattina nelle 48 cassette della posta del palazzo dove vivo:

Le cassette della posta del palazzo dove vivo

A tutti gli inquilini

Gentilissimi inquilini,

sono Daniele Pugliese, quello che, per un po’ di giorni, ha esposto sopra alle cassette della posta una busta strappata, “ringraziando” chi l’aveva aperta sottraendone il contenuto, cioè un libro che per lavoro avrei dovuto leggere. Insomma sono quello che in pubblico ha denunciato un pur modesto furto avvenuto in questo palazzo.

Ieri sera, tornando a casa, ho trovato sopra alle cassette della posta il libro: insomma chi l’aveva sottratto l’ha restituito, un po’ maltrattato, ma sano e salvo. E, come avevo sperato, forse lo ha letto. È il libro appena uscito di un autore francese intitolato In guardia! che racconta la storia del duello, quello che si vede nei film con la pistola o la sciabola o il fioretto.

Per ciò, per avermelo restituito e per averlo forse rapidamente letto, vorrei ringraziare l’inquilino, o l’inquilina naturalmente, responsabile del gesto che molti di voi hanno biasimato, giungendo addirittura – mi ha scritto una gentilissima signora che abita poco sopra di me – a vergognarsi lei stessa per quanto qualcun altro aveva fatto.

L'atrio di casa mia

E dunque, oltre all’autore “ravveduto” del furto – e certamente oggi più ricco non dei 18 euro del prezzo di copertina del libro, ma di quanto è racchiuso in quello 200 pagine scritte dopo aver studiato, letto, spulciato archivi e biblioteche, insomma in qualche maniera “lavorato” – vorrei ringraziare anche questa signora e, come lei, qualche altro inquilino, o inquilina, che si è preso la briga di scrivermi della propria solidarietà, del proprio dispiacere, o il malumore per gesti analoghi avvenuti in passato e, più in generale, per atti di maleducazione, inciviltà, mancanza di rispetto registrati in questi 8 piani collegati fra loro da una bellissima scala (provate a guardarla dal basso verso l’alto stando esattamente al centro dell’atrio) e da un ascensore che ci fa dannare tutti quanti e ne ha sempre una che non va.

Vorrei ringraziarli uno ad uno e non sono stati pochi, anche se in percentuale, ovviamente, una minoranza. In particolare vorrei ringraziare i componenti di una famiglia che hanno voluto «rassicurare chi da poco abita qui sul fatto che questo non è un condominio di “ladri”», ed anzi un palazzo dove «molte famiglie vivono tranquillamente da diversi decenni»: hanno ragione i componenti di questa famiglia che abita in cima all’edificio, almeno a giudicare dal “buongiorno” o “buonasera” o da qualche sorriso che ci scambiamo quando ci incrociamo per uscire o per entrare, per salire o per scendere, per compiere tutti quanti, inquilini nuovi e vecchi, famiglie o single o comunità di amici temporaneamente insieme per suddividere il prezzo di un affitto altrimenti insostenibile, qualche professionista che ha scelto di stare qui per lavorare. E malgrado qualche mozzicone di sigaretta per terra, o i volantini abbandonati anziché portati a casa nel proprio secchio della spazzatura, la bici lasciata nell’atrio e così via.

Io credo che quanto mi è accaduto e di cui vi ho reso partecipi esponendo quel foglio – al tempo stesso violando la norma dell’amministratore del condominio, di lui per conto nostro, proprietari ed affittuari, a non appiccicare cose o scritte o etichette anomale negli spazi comuni – come ogni cosa nella vita, debba e possa servirci a qualcosa, magari a qualcosa che ci fa stare un pochino meglio qui, nel palazzo dove abitiamo, e là fuori, nella città dove viviamo, e ancora più in là, in questo paese strano e malandato, che ospita con generosità ma spesso anche con un ingiusto disprezzo, persone che arrivano da altre parti del mondo, hanno usanze e costumi diversi, devono imparare la nostra lingua e le nostre regole, meritano la stessa solidarietà che abbiamo preteso quando ci siamo trasferiti qui da altri luoghi d’Italia o i nostri nonni sono andati all’estero a cercare lavoro.

I commenti al piccolo episodio che quasi una decina di persone mi hanno lasciato sono stati l’avvio di un “dialogo”, di una “conversazione”, di un “parlarsi” salutari, cioè benefici. Un dialogo che appunto può esserci servito a qualcosa, credo anche a far vergognare il ladro, o la ladra, e a indurlo a restituire il maltolto, spero appunto dopo averlo letto. Ed ora questa apertura ci ha aiutato a comprendere, come giustamente ha notato la famiglia che ho citato, che «questo non è un condominio di “ladri”», ed anzi un palazzo dove «molte famiglie vivono tranquillamente», giunte da poco o residenti da tanto, arrivate da lontano o nate nei paraggi, con nonni, nipoti, figli e zii o anche solo la solitudine di cenare e guardare la tv tutte le sere senza altri componenti il nucleo familiare e lontano, anche lontanissimo, da chi si ama e si vorrebbe accanto.

Il libro che, come ho spiegato, ora mi è stato restituito, racconta di come fino al 1918 – esattamente 98 anni fa, ma con qualche strascico addirittura nel decennio 1960-70 – per un torto subito come potrebbe essere stato il furto di una busta o un’offesa in ascensore o la tovaglia scossa al balcone quando la finestra è aperta, ci si sia battuti spada alla mano fino a procurare la morte, non in un paese “barbaro e incivile”, ma a due passi da qui, in Francia, un paese giustamente considerato fra i più civili al mondo perché è lì che nel 1789 – sì 1789 – è stata elaborata la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (inizia sostenendo che «Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti» e poco dopo aggiunge: «La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri: così, l’esercizio dei diritti naturali di ciascun uomo ha come limiti solo quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Tali limiti possono essere determinati solo dalla Legge») e nel 1948 è stata firmata dai rappresentanti di 193 Stati su un totale di 205 esistenti nel mondo la Dichiarazione universale dei diritti umani (inizia affermando: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza»).

Sono due testi che non sono in contraddizione con i testi sacri e rispettabilissimi di qualunque religione o delle norme interiori che gli individui privi di fede si danno nel loro comportamento quotidiano.

Dunque, rispetto a qualche giorno fa, quando mi è stato rubato un libro, tutti quanti forse abbiamo qualcosa di più, qualcosa di meglio. Conserviamolo insieme. Grazie. E se volete leggere quel libro o qualcun altro, ve lo presto volentieri: è l’unica ricchezza che possiedo in casa. Lasciatemi in tal caso un messaggio nella cassetta della posta.

Daniele Pugliese

Firenze, 7 marzo 2016

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2 Responses to “Comunità solidale”

  1. tiziana scrive:

    …la capacità di scrivere, un’arte.

  2. Yo no estoy convencido con lo aqui reflejado, pienso sinceramente que hay muchos factores que no han podido ser considerados en cuenta. Pero valoro mucho vuestra opinion, es un buen articulo.
    Saludos

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