I ritratti di Fiamma

Fiamma Ciotti: ritratto di Piero Farulli

Fino al 15 settembre alla Biblioteca di Fiesole in via Sermei 1 è possibile vedere i volti di una ventina forse trenta cittadini dell’antico centro etrusco e poi romano, vivi o morti, che la nipote di una delle due persone essenziali nella mia vita, Fiamma Ciotti, ha ritratto tratteggiando con la matita guardandoli in faccia o sbirciandoli su una foto magari sbiadita, l’unica rimasta di un personaggio che ha fatto la storia di quel paese, non quella epica che rimane negli Annali e nei libri, ma nel ricordo di chi lì ha a lungo vissuto anche quando il mondo era più in bianco e nero o meno colorato da artefatti e posticci.

Sono stato al semplice e amichevole vernissage dove ho avuto la fortuna di incontrare persone che conoscevo ed altre che non avevo mai visto, ma per la maggior parte con cui ho avuto qualcosa da scambiare, fossero ricordi, pensieri o risate. In particolare ho rivisto Luca Farulli che è il marito di Fiamma ed una delle più lucide menti che io conosca, frequentatore, come e molto più di me, di quell’area che coniuga filosofia e politica di cui oggi s’è persa quasi ogni traccia ed il risultato è drammaticamente sotto gli occhi di tutti, anche se nessuno ha voglia di guardare con i proprio occhi preferendo quelli della tv e dei social network. Luca Farulli e sua figlia Rebecca, la figlia che, credo o almeno mi sono fatto quest’opinione, ogni genitore sognerebbe di avere.

E poi altri ancora di cui non riporto qui nome e cognome anche se sarebbe doveroso farlo perché nella maggior parte dei casi si tratta di persone che qualcosa a questo mondo hanno lasciato in eredità, e qui dico di un’eredità positiva a questo mondo negativo.

Non conosco invece i nomi dei personaggi ritratti, se non quello di Piero Farulli, il geniale, tenace, infaticabile e divertentissimo fondatore della Scuola di musica di Fiesole che purtroppo non c’è più e che aveva giurato di prendermi come allievo per insegnarmi qualcosa delle note e di come si stuzzica uno strumento il giorno che fossi giunto alla pensione, cioè ora, e che dietro alla porta del suo studio aveva affisso in cornice la mia intervista a Eugenio Garin in cui il grande filosofo diceva la sua sulla annunciata morte del Partito comunista italiano.

Non conosco quei personaggi ma dico che merita andarli a vedere e soprattutto che merita raccogliere l’invito di Fiamma ai cittadini fiesolani di rendersi disponibili a farsi ritrarre o a darle, solo in prestito, foto di avi defunti ma che hanno segnato la vita del villaggio e restano impressi nella memoria di chi lo ha vissuto in anni lontani.

Conosco Fiamma da quando lei era una bambina ed io un ragazzetto, l’ho incontrata per la prima volta in una casa alle Rocchette a un passo da dove Italo Calvino componeva i suoi ultimi libri ed io, preso dalla mia ritrosia ideologica ma onesta, non raccolsi l’invito di mia madre ad andare ad incontrare il suo amico scrittore conosciuto ai tempi in cui lei faceva la segretaria di redazione del giornale in cui io avrei poi lavorato per la maggior parte della mia vita professionale: quasi 25 anni.

Quando poi entrambi più grandicelli ci siamo rincontrati, pare, secondo i ricordi di Fiamma, io le abbia detto, dopo aver visto qualche suo disegno, di continuare a dipingerlo, di farlo, farlo e ancora farlo. E lei lo ha fatto ed ecco ora la sua bella mostra che io invito ad andare a vedere. Più avanti lei mi ha restituito il prezioso consiglio, mangiando un panino sotto al loggiato di piazza Santissima Annunziata, dicendomi, in una fase assai complicata della mia vita, che io, certo di dipendere da mille cose, non avevo bisogno di niente, e se lì per lì l’ho guardata come si guarda un folle o un marziano, poi ho capito la lezione e non so come esserle grato di quel basilare suggerimento che credo di aver degnamente messo in pratica.

Ecco i quadri di Fiamma sono un po’ come quel suggerimento: non hanno bisogno di niente, tutt’al più solo di una didascalia sotto che dica chi è il personaggio.

Fiamma mi ha promesso di venire un giorno con me a trovare sua zia Goia Ciotti Jorio, che io adoro ed onoro per molto di più dei suoi oltre 90 lucidissimi anni e del suo esser stata la moglie dell’insostituibile Giorgio, anche per ritrarla e per riprendersi il ritratto che lei fece di Nino, il figlio di Gioia che io a lungo ho cercato di coccolare. Lo faremo presto e magari vediamo se ne viene fuori anche un ritratto di un piemontese trapiantato a Firenze che non ha più bisogno di niente.

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One Response to “I ritratti di Fiamma”

  1. [...] Fiamma Antoni Ciotti Farulli ha un’antica passione per il disegno e solo da poco l’ha resa pubblica con una mostra dei suoi lavori nei quali ritrae persone che vivono o hanno vissuto a Fiesole, il paese di origini etrusche che sovrasta Firenze: ne ho scritto in un articolo nel mio blog intitolato I ritratti di Fiamma. [...]

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