Sul “Sole 24h” le apnee notturne
Un mio articolo sul sito del Sole 24 Ore sanità:
MEDICINA E RICERCA
Lifting contro le apnee all’ospedale Humanitas San Pio X di Milano
di Daniele Pugliese
Undici milioni di italiani – il 50% uomini tra 40 e 60 anni, e il 23% donne, soprattutto dopo la menopausa – secondo le stime dell’ospedale Humanitas San Pio X di Milano, russano , sono cioè affetti da roncopatia, malattia cronica evolutiva, spesso presente anche nei bambini, causata da obesità, malformazioni cranio-facciali e delle vie respiratorie (oro-faringee), aggravata da fumo e alcol. Se associata ad apnee ostruttive notturne (Osas), cioè un’interruzione transitoria della respirazione durante il sonno causata dall’ostruzione temporanea delle vie aeree superiori che collassano su stesse, la roncopatia può aumentare, anche del doppio, il rischio di incidenti, oltre a quelli di ipertensione, infarto cardiaco e ictus.
E a chi soffre di apnee ostruttive, dal gennaio di quest’anno, non viene rilasciata o rinnovata la patente in virtù di un nuovo decreto ministeriale. Questo perché, come dimostrano vari studi internazionali, le Osas portano a una riduzione di concentrazione aumentando il rischio di incidenti anche fatali a causa della sonnolenza.
Chi soffre di questo disturbo dovrà quindi dimostrare di essere in terapia con un sistema domiciliare di ventilazione notturna assistita (Cpap) oppure di essersi sottoposto a chirurgia, nei casi più gravi, che oggi, grazie a un innovativo approccio chirurgico disponibile per ora solo all’Humanitas San Pio X a Milano, dove si effettua un “lifting” della faringe, il quale tonifica la muscolatura oro-faringea collassata nell’apnea tanto da impedire la respirazione.
Ogni anno la sindrome da apnea ostruttiva – secondo lo studio guidato dal neurologo Sergio Garbarino, consulente ministeriale per la stesura del decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 22 dicembre 2015 – provoca 17.300 incidenti stradali, più di 250 morti e 12.200 feriti, con costi socio-sanitari calcolati, in Italia, in un miliardo e mezzo di euro, a causa di colpi di sonno, deficit di attenzione e vigilanza, conseguenza di una patologia ancora poco diagnosticata e soprattutto sottostimata da chi ne soffre.
Il “lifting” della faringe effettuato all’Humanitas San Pio X – spiega Fabrizio Salamanca, otorinolaringoiatra, responsabile del Centro Diagnosi e Cura della Roncopatia dell’ospedale milanese – «è una innovativa tecnica chirurgica, detta barbed snore surgery, che, con l’uso di speciali fili barbed (barbuti) usati anche in chirurgia plastica per il lifting facciale e del sopracciglio, permette di sostenere e tonificare i distretti delle prime vie aeree rispettando l’integrità delle strutture anatomiche coinvolte, in particolare di quelle muscolari, aumentandone la tensione».
La “barbed snore surgery” è la più innovativa modalità di intervento chirurgico contro la roncopatia al quale si ricorre dopo un iter diagnostico che passa per la polisonnografia, la registrazione notturna della qualità respiratoria del sonno, e arriva alla Sleep Endoscopy, un esame in grado di rilevare, grazie all’induzione farmacologica del sonno, la causa anatomica dell’apnea ostruttiva e del russamento, e quindi di intervenire direttamente sul problema oppure pianificare un intervento sartoriale, cioè tagliato su misura per le caratteristiche anatomiche del paziente.
«All’intervento chirurgico – spiega ancora il dottor Salamanca – deve ricorrere circa il 50% dei pazienti affetti da disturbi respiratori nel sonno, russamento e apnee, per i quali la perdita di peso, il cambiamento degli stili di vita, il ricorso ad apparecchi ortodontici che sostengono la mandibola durante il sonno per evitarne la caduta indietro ma possono creare ostruzione, o, infine, l’applicazione di una maschera al naso del paziente per la ventilazione assistita, la Cpap (Continous Positive Air Pressure), purtroppo difficile da tollerare, tanto che viene abbandonata pur essendo il gold standard nella terapia contro la roncopatia».
«Il “lifting” della faringe – spiega Mario Mantovani, otorinolaringoiatra consulente del progetto – è nato presso la Fondazione Ca’ Granda Irccs Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e poi sviluppato in Humanitas. Consente di evitare la formazione di cicatrici prodotte dalla tradizionale roncochirurgia che tenta di risolvere le apnee allargando il tubo oro-faringeo demolendo tessuto e strutture per fare più spazio al suo interno, finendo però per causare esse stesse ostruzione delle vie respiratorie oltre a conseguenze disfunzionali anche gravi, come passaggio di liquidi o cibo dalla bocca al naso. In questi casi anche la ventilazione assistita perde efficacia a causa del maggior passaggio di aria tra naso e faringe, e il trattamento delle apnee ostruttive notturne diventava molto difficile. Grazie all’evoluzione delle conoscenze fisio-patologiche della roncopatia, e all’esperienza maturata effettuando le tecniche chirurgiche della palatoschisi nel bambino e nella chirurgia plastica, invece, è stato possibile sviluppare una nuova tecnica volta a mettere in tensione le pareti del tubo oro-faringeo agendo sul principale motivo del collasso, ovvero la perdita di tono muscolare. Ancorando con speciali fili di sutura il palato molle e le pareti muscolari faringee a specifiche strutture rigide poste attorno ad essi è possibile creare una tensostruttura cicatriziale (fibrosi) “personalizzabile” sufficiente a garantire tenuta e stabilità delle prime vie aeree durante la respirazione nel sonno. Nei pazienti con roncopatia ostruttiva lieve, fino a 15 apnee, è anche possibile effettuare la chirurgia barbed contestualmente alla Sleep Endoscopy».
20 giugno 2016
Tags: Il Sole 24 Ore