Interviste impossibili

Edoardo Sanguineti

Avevo promesso di scrivere qualcosa di più su quel che mi legava a Edoardo Sanguineti che maledettamente ci ha lasciati. Avevo 20 anni, forse 21. Dirigevo già un giornale. Si chiamava Concentramentorenove, allusione alla scritta che concludeva i volantini con cui si chiamavano gli studenti medi e universitari a partecipare a un corteo, dandosi appuntamento, appunto alle 9, in piazza San Marco a Firenze. Era il periodico dei circoli universitari comunisti – distinzione netta dalla sezione universitaria del Pci – ed usciva come poteva e quando poteva. Ne uscirono 5 numeri e non farebbe male un giovane studente che volesse laurearsi in storia del giornalismo o in teoria e tecnica delle comunicazioni di massa a farci su una tesi, cosa che ho proposto al professor Carlo Sorrentino.

Karl Marx

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Il Porto di Genova
Karl MarxBe’, fra un esame di storia della filosofia, un proiettile di Autonomia operaia, un’assemblea in una casa del popolo, mi venne in mente di chiedere a Edoardo Sanguineti di scrivere una “intervista impossibile” a Karl Marx. L’intervista impossibile è un genere giornalistico-letterario molto gradevole e meno stupido di quel che potrebbe sembrare. Il Dialogo fra un folletto e uno gnomo che fa parte delle Operette morali di Giacomo Leopardi è qualcosa di molto analogo a un’intervista impossibile. Anche i dialoghi fra Gregory Bateson e sua figlia contenuti in Verso un’ecologia della mente – tra cui spicca l’imperdibile Perché le cose finiscono in disordine? – sono assimilabili a questo filone.

Con una intervista impossibile alla signora Italia scritta alla fine degli anni ‘70 o all’inizio degli ‘80 vinsi il Premio letterario Romena. Romano Battaglia mi consegnò, nel castello casentinese citato da Dante, il gruzzolo, che all’epoca mi faceva un porco comodo e mi fece respirare, oltre alla pergamena che m’insigniva e io mi sentivo solo uno stupidotto che aveva tanto da imparare.

Insomma, impaginando Concentramentorenove e suggestionato da qualcosa che all’epoca fu pubblicato forse su Paese Sera o non ricordo dove altrove, mi venne in mente che per riorientare una generazione, la mia, che si stava perdendo nelle onde del riflusso essendosi persa il flusso, per dar le ali o le perle ai porci, bisognava sparare in alto, non ad altezza uomo come facevano quei pazzi e andare a interrogare il padre dei padri, un genitore di dimensioni stratosferiche, nientepopodimenoche il filosofo di Trevi, direi una fonte Capitale. E chi meglio di quello squinternato eretico allineatissimo inguardabile Edoardo Sanguineti avrebbe potuto farlo meglio?

Chiesi allora aiuto a Aristo Ciruzzi, ingiustamente accusato d’esser stato uno dei primi brigatisti rossi, solo perché spesso andava a Mosca o a Cuba e bazzicava casa Feltrinelli, e facendo fuori lui avrebbero fatto fuori in un colpo solo anche l’erede di Togliatti e insomma si sarebbe potuto dire che il Pci era le Brigate Rosse, bingo! Chiesi aiuto ad Aristo, scarabocchiatore di case avviluppate sulle colline che guardano il mare a Genova e dal mare vengono viste. Lui, oltre a farmi mangiare le trenette al pesto in un localino che ritroverei a naso dietro i contorcimenti di via Prè, mi portò a casa di Sanguineti e un cavallo a dondolo di legno mi accolse e una miriade di libri e libri e libri. E mi accolse anche un no, un secco rifiuto, una decisa rinuncia. Un pugno di mosche in mano. Aveva i suoi motivi e me li disse con tale gentilezza data l’introduzione che non potei non accoglierli. Ma mi promise che si sarebbe sdebitato in futuro ed un paio di volte, avendolo chiamato quando lavoravo a l’Unità, mi ha risposto, mandandomi suoi pezzi scritti su foglietti piccoli che ancora conservo.

Alcune settimane fa gli avevo inviato una copia di Sempre più verso Occidente, rammentandogli l’antico legame, il debito già saldato e sfacciatamente chiedendogli se si fosse sentito, una volta letto e giudicato presentabile, di presentare il libro a Genova, dove è ambientato uno dei racconti della raccolta, o dove altrimenti avesse voluto lui. Secondo le poste il libro è arrivato. Ma purtroppo Edoardo non potrà leggerlo. Mi inchino dinanzi al poeta e alla sua intelligenza e alla sua tenacia.

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