AI 2.13. Paolo Manzelli: La scoperta dell’acqua calda

Paolo Manzelli

Appropriazione indebita

II. La stirpe di Prometeo

2.13. Paolo Manzelli:
La scoperta dell’acqua calda

«Hanno scoperto l’acqua calda!». Animato, polemico, veemente, Paolo Manzelli, docente di chimica all’Università di Firenze, insiste, con la stessa ostinazione con cui da anni organizza convegni per un comitato che si propone di dar vita ad una nuova educazione scientifica. Questa volta però tanta agitazione è per mostrare le carte che dimostrerebbero che la «memoria dell’acqua» fu scoperta molti anni fa e che, se finora non se ne era parlato, è perché c’è una sorta di complotto nel mondo della scienza. «Di ciò che non rende in termini di soldi non si parla – dice sicuro – e chi avrebbe osato schierarsi contro l’industria farmaceutica senza temere di non vincere un concorso o di perdere il posto?».

Manzelli non se la prende con Jacques Benveniste, il ricercatore francese a cui appunto viene attribuita la «rivoluzionaria» e contestata scoperta che ha già sollevato un vespaio di polemiche. Ma con i medici che, assistendo sgomenti all’onda lunga dell’insuccesso della farmacologia tradizionale, ripiegano malvolenti sull’omeopatia, la disciplina bandita che, appunto, ha sempre ipotizzato che una sostanza diluita milioni di volte avrebbe lasciato alla fine, comunque, una traccia di sé. E se la prende con quegli scienziati che, alla morte dei padri, hanno abbandonato la strada tracciata.

Nella fattispecie il padre è Giorgio Piccardi, docente di chimica all’Università di Genova dal 1938, e dal 1948 al 1965 direttore dell’Istituto di chimica-fisica dell’ateneo fiorentino. Di Piccardi Manzelli fu allievo e quando sui giornali sono comparsi i titoli che parlavano dell’inquietante scoperta è andato a rispulciarsi gli scritti del maestro. Tira fuori fotocopie di una rivista la cui carta ormai dev’essere ingiallita. La data è ottobre 1937. «Mediante numerose esperienze – scriveva Piccardi – condotte con dispositivi diversi, ho potuto accertare che l’acqua (sia naturale, sia distillata) può modificarsi in modo semipermanente, per effetto di una costrizione di natura elettrica».

Che c’entra questo, professor Manzelli? Cos’ha a che fare con la memoria dell’acqua? Lo sanno anche i bambini che un campo elettromagnetico può creare delle modificazioni nell’acqua.

«Già, ma quello che conta sono quelle tre parole: “In modo semipermanente”».

Tira fuori un’altra fotocopia. Mi fa leggere: «Giorgio Piccardi. “Sulla struttura dell’acqua e sull’influsso di campi elettromagnetici di bassa frequenza”. Estratto da “La ricerca scientifica”, anno 29, n. 6, giugno 1959». È la descrizione di un esperimento. Due campioni di acqua identici collocati a distanze diverse da un generatore di campo elettromagnetico e sottoposti all’azione del campo per un minuto. «L’acqua che ha subito da vicino l’azione del generatore mostra una tensione superficiale inferiore a quella dell’acqua che l’ha subita da lontano», concludeva il professor Piccardi. E per lungo tempo: «La tensione superficiale dell’acqua che ha subito l’azione del campo resta inferiore per lungo tempo a quella dell’acqua lontana… dopo 24 ore non ha ancora ripreso il valore originario. La modificazione subita dall’acqua non è dunque momentanea ma bensì semipermanente».

«Piccardi ha usato parole diverse – dice Manzelli – ma in pratica ha detto che dopo 24 ore l’acqua si ricordava di quello che le era successo».

Professor Manzelli, io avevo capito che la memoria dell’acqua significa che se una molecola viene a contatto con certe sostanze, se ne porta dietro una traccia indelebile. È qui il cardine della medicina omeopatica. Mi pare che quello che scriveva Piccardi non sia esattamente la stessa cosa.

Infatti. Non è la stessa cosa. Quella era un’anticipazione con gli strumenti e le conoscenze che c’erano allora. Benveniste ha solo proseguito su quella scia. Ma in entrambi i casi si dà una bella botta alla fisica di Newton in favore di quella di Leibnitz.

Che c’entrano Newton e Leibnitz?

Il primo è il sostenitore di una fisica meccanicistica: materia e energia che interagiscono tra di loro. Anzi, materia e basta, corpi e oggetti che producono forze, energia, per il solo fatto di essere vicini tra loro. Il secondo è invece un animista. Per lui la materia era solo un condensato di energia. Quella tensione superficiale che permane nell’acqua è la prova che quello stato della materia c’è solo in virtù dell’energia prodotta dal campo magnetico.

Confesso, mi sto perdendo.

Noi abbiamo un’immagine statica della molecola dell’acqua. Due idrogeni e un ossigeno. Li disegnamo con tre pallini e due bacchetti che li tengono uniti. Ma non è così. Quel ponte d’idrogeno con il tempo si modifica. Il bicchiere d’acqua che buttiamo nel mare non è più lo stesso dopo che ha attraversato l’oceano. Ma l’onda elettromagnetica con cui lo abbiamo investito sì, la traccia rimane. È quello che ha scoperto Piccardi.

[«Hanno proprio scoperto l’acqua calda»], 5 agosto 1988

Paolo Manzelli dal 1970 è professore ordinario di chimica fisica all’Università di Firenze. Esperto di programmazione neurolinguistica, fondatore e presidente dell’associazione telematica EGO-CreaNet (Espansione globale degli osservatori sulla creatività), è presidente di First Channel Network. Ha seguito numerosi progetti di ricerca internazionali sul futuro creativo, la ricerca educativa, la diffusione delle conoscenze. È autore di numerosi saggi.

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