Lezione di intervista 4: i consigli del guru
Se indiscutibilmente Socrate, come emerge dall’intervista immaginaria fatta dai ragazzi della terza A della Alessandro Volta che ho pubblicato nella Lezione di intervista 3, è un personaggio “prezioso” da intervistare, ed averlo fatto, oltre al dovuto ringraziamento contenuto nel finale, costituisce certamente un onore, non mi è difficile riprendere il discorso riportando il titolo della slide successiva impiegata nel corso dell’incontro a Inveruno: “L’intervistato prezioso”.
• Un’intervista dovrebbe appunto aiutare a sapere qualcosa di più, a conoscere meglio, ascoltando qualcuno che, su un determinato argomento, si suppone ne sappia di più di chi leggerà o ascolterà le sue risposte a delle domande.
• Chi fa le domande, dunque, deve sapere molto bene cosa chiedere alla persona che intervisterà.
Per rafforzare questi due concetti, quello della “straordinarietà” di chi risponde alle domande, e quello della necessità di tentare di essere “straordinari” per un po’ almeno quanto lui, avevo introdotto una slide intitolata “Una persona speciale”, contenente – preceduta dalle splendide note dell’Aria sulla quarta corda dalla Suite n° 3 in re maggiore BWV 1068 di Bach che facevano da sigla alla trasmissione SuperQuark – quanto Leonardo Morsut, l’ex pallavolista padovano di serie A che ha rinunciato agli onori della carriera sportiva per buttarsi a capofitto nella ricerca nel campo dell’embriologia, raccontava a Piero Angela.
Eccola:
Dunque ribadivo che è basilare sapere cosa chiedere:
• Si fanno interviste per far sapere quanto è bravo, preparato, capace ma anche quanto è cattivo, impreparato, incapace l’intervistato. Soprattutto le interviste politiche spesso tendono a mettere in cattiva luce il personaggio a cui vengono fatte le domande.
• In entrambi i casi, sia per mettere in buona che in cattiva luce l’intervistato, o anche solo per riportarne fedelmente il pensiero, è indispensabile sapere molto bene cosa chiedere, per aiutarlo a spiegarsi o per metterlo in difficoltà.
• Se l’intervistatore è molto informato, sa bene cosa chiedere, non ha bisogno di aggredire l’intervistato.
• Soprattutto si deve avere attenzione a chi leggerà sul giornale, ascolterà in radio, vedrà in tv o farà tutto questo su internet: è lui, il pubblico, che deve capire se chi sta rispondendo alle domande è bravo o meno.
Certamente, più delle mie, le parole di un indiscusso guru della tecnica giornalistica – autore di quella che viene considerata la Bibbia del cronista, Il giornalista quasi perfetto, edito da Laterza, ovvero sia David Randall (1951), di cui fornivo una breve biografia tratta dall’edizione britannica di Wikipedia – avrebbero illustrato in cosa consista un’intervista:
• «Intervistare qualcuno per scrivere un articolo di giornale richiede un’abilità particolare. A volte l’intervista può sembrare una normale conversazione, ma non lo è (…) Fare domande per un giornale ha un solo scopo: raccogliere informazioni, soprattutto dettagli, e non – come pensano molti reporter – qualche frase da “poter citare”. Le interviste, di persona o al telefono, non hanno un copione prefissato e dovreste sempre essere preparati a ricevere una risposta inattesa, a intuirne le implicazioni e a porre le domande che ne conseguono. Spesso sono faccende lunghe e noiose, soprattutto se siete costretti a insistere su una domanda per la quale volete assolutamente una risposta o su qualcosa che volete capire. Non sono opportunità per dire al personaggio che state intervistando quello che pensate di lui, fare sfoggio delle vostre conoscenze o coinvolgerlo in un acceso dibattito.
• Molte interviste si svolgono in modo semplice e diretto, ma in un paio di casi particolari possono sorgere dei problemi: quando dovete intervistare qualcuno che si sente a disagio ed è riluttante a parlare, oppure qualcuno che è decisamente evasivo o addirittura ostile. (…)».
Pur non condividendo ogni virgola del pensiero di Randall, nella presentazione avevo anche introdotto la fotografia di due pagine del suo libro, la 110 e la 111, così che eventualmente chi fosse intenzionato a saperne di più avrebbe potuto leggersi quel testo.