Lezione di intervista 6: dal generale al particolare
Mentre parlavo ai ragazzi e già raccoglievo le loro prime domande, rapidamente, quasi con solo colpo d’occhio prontamente colto, ho invitato la mia fedele regista in sala, Irene Misusan, a far saltare la diapositiva seguente che ci avrebbe fatto perdere troppo tempo, rischiando di non farci rientrare nell’orario stabilito.
Avendo però qui spazio la illustro. Si intitolava “Sul filo del rasoio” e mostrava, almeno fino al minuto 1:37, un video, questo:
In esso il bravissimo Enzo Biagi intervistava in carcere il boss della Mafia Luciano Liggio
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Prima di riportare quanto sulla slide era scritto ed avrei motivato ai ragazzi, è opportuno spieghi perché mi ero servito di quel titolo per introdurre il filmato.
Far parlare un dichiarato delinquente, nella fattispecie un uomo votato a violare la legge e a far valere quella della sopraffazione – come del resto ci si è chiesto mille volte dinanzi alla opportunità o meno di dar voce ai terroristi – può costituire uno straordinario strumento messo in mano al nemico, dargli l’opportunità di mandare messaggi cifrati a chi lui vuole possa decrittarli, memento mori compresi, di rifarsi una verginità che è ormai perduta, di condizionare procedimenti giudiziali o vere e proprie fasi di una guerra in corso, e tuttavia – ammessa l’onestà dell’intervistatore e la sua preparazione, com’era nel caso di Biagi – può non solo contribuire comunque alla comprensione della realtà ed alla conoscenza dei fatti, ma anche, aggiungendovi riflessione e giudizio, invitare alla condanna morale e alla presa di posizione, a schierarsi insomma, e tuttavia, magari, anche a comprendere che il marcio non è mai tutto da una parte e le persone, per quanto perfide e biasimevoli siano, restano persone, da giudicare, anche da condannare, ma mai da abbandonare o, per la legge del taglione, sottoporre a una pena uguale o maggiore dei delitti da esse commessi.
Ed ecco quanto avevo appuntato sulla diapositiva per condurre i ragazzi in altri territori del pianeta intervista.
• Avete appena visto un’intervista di Enzo Biagi, sicuramente uno dei più bravi giornalisti italiani a un personaggio eccezionale, un padrino della mafia, Luciano Liggio.
• Il valore di un’intervista è dato dall’eccezionalità dell’intervistato: Oriana Fallaci, una dei pochi giornalisti che sono riuscite ad intervistare l’Ayatollah Khomeini. Recentemente Scalfari ha intervistato il Papà.
• Anche uno che non è un personaggio, uno famoso, ma ha qualcosa di particolare da raccontare è un’ottima persona da intervistare: magari un artigiano che conserva il segreto di un antico mestiere o una nonna che ha memoria di una ricetta.
• Io ho avuto la fortuna di intervistare Quine, Thom, Rubinstein, Garin ma soprattutto Haskell.
Introducevo così i ragazzi alla mia esperienza personale, quella che, appunto con molta fortuna, mi ha consentito prima di fare quel mestiere e, poi, di incontrare personaggi tanto eccezionali, le cui testimonianze ho raccolto nel volume, finora mai pubblicato, se non in un esemplare unico, intitolato Appropriazione indebita, del quale proprio in questo blog ho iniziato la divulgazione.
Per spiegare chi fossero quei personaggi, che quasi certamente essi non avevano nemmeno mai sentito nominare, avevo trascritto in una slide cinque striminzite biografie:
• Eugenio Garin (Rieti 1909 – Firenze 2004) è stato un filosofo, storico della filosofia italiano.
• Willard Van Orman Quine (Akron 1908 – Boston 2000) è stato un filosofo e logico statunitense. Ha ricoperto la cattedra di filosofia della Harvard University dal 1956 al 2000. Chiamato da taluni “il filosofo del filosofo”, è considerato il modello quintessenziale del filosofo analitico.
• Nicolaj Rubinstein (Berlino 1911 – Londra 2002), Storico all’università di Londra (dal 1954); si occupò soprattutto della società fiorentina del Quattrocento: Ha curato il censimento delle lettere di Lorenzo de’ Medici.
• René Thom (Montbéliard 1923 – Bures-sur-Yvette 2002) è stato un matematico e filosofo francese. Insignito della Medaglia Fields (l’Oscar della matematica) nel 1958. È noto in particolare per la teoria delle catastrofi con la quale ha cercato di applicare la matematica ai fenomeni naturali. In particolare, la teoria studia i modelli matematici di fenomeni discontinui causati dalla continua variazione dei parametri da cui dipendono.
• Francis Haskell (Londra 1928 – Oxford 2000). Storico inglese dell’arte, ha studiato i vari aspetti del rapporto tra arte e società e in particolare la funzione della committenza, del collezionismo e della esposizione delle opere d’arte in rapporto alla storia del gusto e ai suoi mutamenti nel tempo. Ha insegnato all’Università di Oxford, della quale è stato professore emerito dal 1995.
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