Lezione di intervista 9: buoni consigli, cattivi esempi
Saltata dunque la lettura di una buona intervista fatta per la carta stampata, potevo presentare ai ragazzi che seguivano il corso di giornalismo alla scuola media di Inveruno una buona intervista fatta per la televisione, nella quale, a differenza di quella che si è vista fra Giletti e Berlusconi, tanto l’intervistato quanto l’intervistatore cooperano per far comprendere a chi li ascolta cos’hanno da dire, senza che il secondo si sottragga a quel che il primo ha da chiedergli, ma anche senza che ci sia arroganza, sopraffazione e maleducazione da parte di chi conduce il gioco.
Avevo intitolato la slide “Due persone serie”, non riferendomi solo alle indiscutibili doti che ciascuno dei due ha avuto nel proprio ambito – Enrico Berlinguer nella politica e Giovanni Minoli nel campo della televisione (è stato lui il primo, con la trasmissione Mixer, a dare maggior ritmo, quasi incalzante, alle parole e alle immagini in tv) – ma per la specifica condotta che entrambi tengono in quella intervista.
Minoli fa domande anche scomode e personali, forzando la nota ritrosia del segretario del Partito comunista italiano, ma anche quest’ultimo non recalcitra, non si schermisce ed è – per chi come me ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona, ma forse per tutti coloro che lo hanno ascoltato e potuto notare le espressioni del suo volto – capace di sorrisi, affabile, a tratti come preso da un candido imbarazzo, malgrado fosse un uomo che apparentemente sembrava imperscrutabile, severo e addirittura noioso.
Ecco qui l’intervista di Minoli a Berlinguer, della quale ai ragazzi ho proposto credo i primi 3 minuti:
Quanta differenza con l’arroganza con cui Lucia Annunziata tempesta l’insopportabile Silvio Berlusconi – dimenticando che oltre ad essere un inquisito, il leader del centro-destra e un abile conoscitore del mezzo televisivo, all’epoca era anche il Presidente del consiglio, un’importante carica istituzionale prevista dalla Costituzione, alla quale, comunque, anche nella legittima polemica, va portato un rispetto maggiore di quello che ogni intervistato merita – che gli ripete «Lei deve rispondere», «Lei deve rispondere», «Lei deve rispondere»:
Come se farlo, se rispondere, sia un obbligo, senza alcuna consapevolezza di quanto Gregory Bateson, Paul Watzlawick e gli altri studiosi della scuola di Palo Alto ci hanno insegnato riguardo la significatività di una non risposta, di un silenzio.
Ancor più volgare – ma non è difficile trovare di peggio – gli insulti che volano tra Mentana e Ferrara nei primi 40 secondi di questo talk show:
Che proprio il silenzio possa essere la miglior risposta, lo mostra l’indimenticabile e, a mio giudizio, mitica inscalfibile freddezza e determinazione di un uomo che non era certo simpatico e tanto meno uno stinco di santo, il banchiere Enrico Cuccia all’epoca indiscusso despota di Mediobanca, data in replica all’intervista petulante, insistente, quasi offensiva, non concordata e che non si vuol concedere, pretesa da uno dei primi inviati di Striscia la notizia, l’istrionico, bizzarro ed irriverente Stefano Salvi. Eccola:
Potevo ora presentare ai ragazzi della scuola di Inveruno quella che io ritengo un’intervista a regola d’arte, dove l’intervistatore non ha bisogno di alzare il tono della voce, riesce anzi ad essere sorridente e cortese, ma le domande che fa sono corroborate da appunti dai quali escono numeri, cifre, fatti, citazioni inconfutabili. Il risultato non è tanto quello di mettere in imbarazzo l’intervistato, o farlo arrabbiare e mettersi sulle difensive, quanto quello di far emergere le discrepanze, le contraddizioni, le incongruenze. E tuttavia l’intervistato mostra competenza e capacità di adattarsi alle impreviste precisazioni, ai puntuali contrappunti.
È un’intervista al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan fatta da Riccardo Iacona, che io ho avuto occasione di definire non un “bravo giornalista”, come sosteneva una che ha in disprezzo i giornalisti, ma “un giornalista”, così come lo si dovrebbe essere una volta scelto questo mestiere: competenti, preparati, decisi, coraggiosi.
Eccola:
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