La Res Publica
Ho fatto cose belle e piacevoli, oggi, ed anche non stupide, né disimpegnate. Mi hanno procurato piacere e questo mi basta. Ma mi dispiace di non aver onorato la festa della Repubblica, quel 2 di giugno che per i più è solo l’occasione di un ponte fra una domenica e un’altra festività. Mio fratello Andrea, in veste istituzionale, l’ha omaggiata in alta uniforne. Gliene sono grato, almeno lui. A noi che non siamo muri di pietra, rammento che per quanto desueta è la rimembranza d’un giorno del 1946 in cui i nostri vecchi decisero di abbandonare il monarca e conti, vassalli e valvassori, dando vita a una Repubblica che poco dopo avrebbe avuto a suo fondamento d’esser fondata sul lavoro, sul diritto cioè, e sul dovere, di rimboccarsi le maniche.
Ci scordiamo – presi da un telefilm e da una telenovela pur mirabili visioni –, che abbiamo una storia e anche un po’ di sostanza neanche velinamente velata. S’è fatto il referendum per la Repubblica e quello per il divorzio e quello per l’aborto e quello contro il nucleare e quello contro la caccia e quello contro le leggi liberticide di Kosssiga e non è detto che abbiamo sempre votato al meglio, ma abbiano votato e detto la nostra, cioè espresso il volere popolare.
Abbiamo sprecato tempo e fiato della nostra vita, per questo, e ce ne va dato atto, o almeno va riconosciuto, senza pretender compensi o remunerazioni. Solo riconoscere che eravamo lì, c’eravamo. E perciò ci siamo. E non ci faremo scalzare.
Quel giorno abbiamo deciso o han deciso per noi d’essere laici, di rispettare l’altro e pretender rispetto per noi stessi, di darci degli obiettivi e provare a speraci, e molte altre cose. Mi scuso di non aver onorato la data. Ma il mio cuore era lì. fissato sulla Costuituzione.
Ho approvato il perdono dei monarchi, purché rinunciassero immediatamente ai fucili sui transatlantici, al recupero del malloppo e alla propaganda del sangue blu che non esiste se non per poesia. Loro son tornati, invece, per aizzare e cantar canzoni che non sono loro. Vergogna, oi aristoi! E se continuate così, fuori dall’Italia!
Io oggi vorrei onorare una cosa pubblica, la Res Publica, Cosa nostra, abbastanza nostra da non essere abbastanza loro, di Cosa Nostra. Né della Curia o della Loggia. Solo nostra, di noi cittadini, Costituzionalmente costituiti.
W la Repubblica, W la libertà, W lo Stato Italiano capace di fondersi nell’Ue o nelle Nazioni Unite o nella rinuncia agli Stati.
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E’ in buona sostanza ciò che ho cercato di spiegare a mia figlia durante il privilegio di una colazione rilassata grazie ad un giorno festivo con caduta infrasettimanale, sono messaggi di cuore che non possono cadere nel vuoto.
Alla sua età (8anni) mi fu regalata la mia prima copia della costituzione se riesco a recuperarla forse è il momento di un passaggio di testimone.